Busto A. – “Pensavo alla tela bianca come uno spazio nel quale avrebbero trovato collocazione i vissuti e i frammenti del mio pensiero”… Così Tonia Ciavarella spiega il titolo della personale Volevo essere una pagina bianca allestita, fino al 25 novembre, allo Spazio Arte Carlo Farioli.
Bianco come l’inizio della vita e sorgente di trasformazione. Bianco come un intimo confidente al quale affidare moti interiori e sentimenti che l’artista libera attraverso il segno. Non c’e struttura narrativa, nelle opere di Ciavarella. Nel suo linguaggio le linee, eseguite a carboncino, matita e inchiostro si piegano e si muovono sempre morbidamente, quasi accarezzando la tela anche là dove la materia si fa spessa o ruvida, liberandosi armoniosamente. Non è mai un gesto nervoso, anche quando si ferma, gira su se stesso, annodandosi per poi spezzarsi, interrompersi e frantumarsi. Segni come parole in cui le lettere si dilatano trasformandosi in elementi informi che vanno a comporre un alfabeto indecifrabile. Parole da intendere nel loro valore pre-verbale che rimanda allo scarabocchio. Grovigli che raccolgono moti interiori ed emozioni che poi si sciolgono sulla tela diventando sostanza delle indagini dell’artista. Ricerche accompagnate spesso dall’uso di altri materiali come la carta, stoffe, fili e foglie d’oro e di rame. Con questi elementi entra in scena la luce, il colore e soprattutto la parte simbolica e spirituale della composizione, che danno forma alle voci “verbo” e “gesto”, che qui perdono significato diventando solo il significante.
Lo stesso per i libri d’artista dove l’artista elabora la medesima ricerca sempre lavorando sul colore acromatico, come espressione di interiorità e valore esistenziale.
Linee che si curvano, ondeggiano, salgono e riscendono. Attraversano la tela, nel silenzioso bianco si incontrano e si avvolgono e come in una danza, interpretano le note di una musica emozionale che pian piano, prende ritmo e sfumature.
“Uso colori che mi ricordano il Sud, a cui sono affezionata come il rosso, l’ arancio, le tonalità della terra, ma anche toni che rievocano i “miei” cieli e il mare pugliesi. Tavolozza che ho ritrovato e accentuato visitando l’ Africa dove ho scoperto un interessante legame nelle tinte della savana con gli orizzonti della campagna del Salento”.
Per Tonia Ciavarella la pittura è ossessione, ossessione come necessità esistenziale di pulsione verso la vita, emozione e bisogno di lasciar traccia di ciò che sente nelle profondità più intime e segrete.
La mostra, allestita nella sede di via S. Pellico, 15, è curata da Manuela Ciriacono. Rimarrà in calendario sino al 25 novembre. Orari al pubblico: da giovedì a sabato 16.30-19; domenica 10.30-12/16.30-19. Informazioni T. 388 4957878.