Milano -Suona di ironica attualità il titolo “Empty Promises” riferito alla personale di Axel Lieber, per la seconda volta presente alla maab gallery.
Lascia intendere l’idea di vuoto presente non solo in più settori sociali, ma anche in quei personaggi politici che pur di accaparrarsi qualche voto in più, propongono soluzioni che fanno dell’inattuabilità il loro punto cardine.
Il vuoto di Lieber si manifesta nell’installazione posta al centro della prima sala della galleria, quale diretto rimando alle impalcature usate per i manifesti pubblicitari, pervasa da oggetti d’uso comune come tappi multicolorI di distinte dimensioni e occhielli metallici lì sospesi al termine della loro pratica funzione.
A definire l’impossibilità di un nuovo uso alimentare concorrono una serie di pantofole di differenti calzate da utenza famigliare, inutilizzabili in pratica in quanto scavate in forme di pane.
Nelle opere di Axel Lieber (Düsseldorf 1960) la dicotomia tra il pieno e il vuoto assume la forma di scatole, anch’esse lontane dal loro reale utilizzo, divenute tra le mani dell’artista, lillipuziane architetture abitative.
L’assenza dell’individuo è data da una felpa sorretta da fili come in un teatro di burattini, con un paio di scarpe vuote posate a terra a dire di un involucro privo del suo abitante.
Immaginifiche costellazioni composte, anche in questo caso, da una serie di bottoni collocati sulla pagina 17 di un noto fumetto, annerita da un buio notturno, danno vita a percorrenze spaziali di improbabili quanto ingegnosi arcipelaghi celesti.
Axel Lieber, “Empty Promises”, Milano maab gallery, Via Nerino 3. Fino al 10 maggio. Orari: da martedì a venerdì 10.30-18
Mauro Bianchini