Nato il 9 dicembre 1717 a Stendal nell’Altmark, figlio di un maestro calzolaio, è tra i più grandi studiosi della cultura classica nonchè teorico e padre della moderna disciplina della storia dell’arte.
Ricopre cariche importanti ed è inserito nei circuiti più raffinati e colti dell’epoca: assume nel 1758 la carica di bibliotecario e stretto collaboratore del cardinale Alessandro Albani a Roma, nell’omonima villa; nel 1761 diventa membro dell’Accademia di San Luca a Roma, dell’Accademia Etrusca di Cortona e della Society of Antiquaries a Londra; nel 1763 è nominato prefetto delle Antichità di Roma e nel maggio dello stesso anno Scriptor linguae teutonicae alla Biblioteca Vaticana. Nel 1765 iniziano le trattative per la sua assunzione a Berlino come bibliotecario di Federico il Grande. Queste negoziazioni non avranno però esito positivo.
Dopo averlo vagheggiato tanto, nel 1768 si prepara a tornare in Germania. Alla volta di Ratisbona, decide improvvisamente di sospendere il viaggio in terra tedesca per fare ritorno a Roma. Arrivato a Trieste viene assassinato e muore dopo una lunga agonia, non senza aver prima dettato le proprie volontà che fanno del Cardinale Albani l’erede universale di tutti i suoi averi, incluse le carte manoscritte e i libri rimasti a Roma.
Il cuore pulsante della rassegna, a cura di Stefano Ferrari, vice presidente dell’Accademia Roveretana degli Agiati e uno dei massimi esperti di Winckelmann, e di Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo di Chiasso, è l’opera da cui essa prende il titolo, l’ultima pubblicata da Winckelmann e datata 1767. Sebbene non particolarmente conosciuto, Monumenti antichi inediti è una pietra miliare nella produzione dello studioso poiché, per la prima volta in maniera così rilevante, l’autore accompagna le descrizioni dei “monumenti” con le immagini grafiche degli stessi, commissionate da Winckelmann a talentuosi artisti dell’epoca.
I “Monumenti antichi inediti” (1767) descritti da Winckelmann sono “oggetti dell’antico”, ovvero bassorilievi, opere d’arte, suppellettili, vasi, gemme che catturano la sua attenzione durante i suoi meticolosi studi delle antichità che ha occasione di ammirare nelle collezioni della sua cerchia – prima fra tutte, quella del Cardinale Albani a cui dedica il volume -, ma anche nel corso di numerosi viaggi che intraprende a Roma e dintorni, Firenze, Napoli, Portici, Pompei quasi sconosciuta all’epoca, Caserta e Paestum.
La mostra riunisce quindi le prime due edizioni italiane dell’opera – l’editio princeps del 1767 in due volumi e quella successiva, napoletana del 1820 – oltre ai due manoscritti preparatori, conservati dalla Biblioteca universitaria di medicina di Montpellier, e a tutte le 208 tavole incise appartenenti alla collezione del m.a.x. museo, raffiguranti bassorilievi, opere d’arte e suppellettili ammirati da Winckelmann durante i suoi viaggi. A questi preziosi documenti si aggiungono 20 matrici in rame, 14 prove di stampa – incisioni all’acquaforte ritoccate a bulino – e tre reperti archeologici provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli: una gemma che ritrae Zeus che fulmina i giganti, un rilievo in marmo bianco con Paride e Afrodite e un lacerto di una pittura rinvenuta a Pompei nella casa di Cipius Pamphilus con il cavallo di Troia.
Un’altra sezione sarà consacrata alla fortuna critica dell’ultimo testo di Winckelmann, attraverso una ricca selezione di incisioni e volumi a tema. I “Monumenti antichi inediti” s’inseriscono in effetti in una lunga tradizione di raccolte di antichità illustrate che hanno il loro avvio con il Rinascimento. Ma se Winckelmann manifesta, all’inizio della sua carriera, una certa riserva nei confronti dei cosiddetti “musei di carta”, con i “Monumenti antichi inediti” si assiste a una completa riabilitazione di questo genere editoriale e l’avvio di un nuovo metodo di studio, in cui narrazione e illustrazione godono di un rapporto del tutto paritario.
Sebbene la morte prematura abbia impedito a Winckelmann di completare lo sviluppo dei “Monumenti antichi inediti”, i suoi principali continuatori, da Seroux d’Agincourt (1730-1814) a Leopoldo Cicognara (1767-1834) a Luigi Rossini (1790-1857) a Giovanni Volpato (1735-1803) considerano i “Monumenti” l’unico modello possibile di storia dell’arte, che combina appunto testo e immagini.
I “MONUMENTI ANTICHI INEDITI”
STORIA DI UN’OPERA ILLUSTRATA
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