{"id":11406,"date":"2006-05-30T11:47:33","date_gmt":"2006-05-30T11:47:33","guid":{"rendered":""},"modified":"2021-12-27T12:56:54","modified_gmt":"2021-12-27T11:56:54","slug":"il-colore-ritrovato","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-colore-ritrovato\/","title":{"rendered":"Il colore ritrovato"},"content":{"rendered":"
Se c\u2019\u00e8 un pittore di cui Varese va gelosa, questo \u00e8 Innocente Salvini.<\/strong> Sar\u00e0 l\u2019innocenza della sua vita trascorsa al mulino di famiglia, in quel di Trevisago, sar\u00e0 l\u2019ironia e l\u2019arguzia della sua figura asciutta, schiva e immacolata, non promiscua con le soffitte maledette o i laboratori arcigni dell\u2019arte. Soprattutto il Novecento, ha partorito molti mostri, anche di valore, nati da luoghi e da animi corrotti. Al mulino no, dipingere in un mulino \u00e8 cimento lento e paziente e produttivo.<\/p>\n Salvini Innocente \u00e8 anche un caso della pittura italiana del \u2018900<\/strong>: ha continuato a dipingere sino a novant\u2019anni, cos\u00ec come a pregare, a sentir messa, a lavarsi le mani. Di lui, la critica militante non si \u00e8 curata, non sapendolo etichettare a dovere, cos\u00ec come il mercato. Eppure, dipinti del pittore-mugnaio si trovano in tante dimore di Varese e circondario, sino a Milano, ma la gelosia \u00e8 tale che nessuno dei collezionisti ha voluto essere segnalato nella mostra di Salvini aperta al Castello di Masnago. Salvini \u00e8 un patrimonio di Varese, Varese non ama la ribalta e se lo tiene nascosto il suo pittore senza scuola, senza movimento, senza ismi di sorta, ma con quei colori che nessuno se li dimentica.<\/p>\n Innocente ha potuto lavorare in pace, non disturbato, cos\u00ec come tanti altri artisti non indigeni ma ritiratisi nelle Prealpi<\/strong> per questa peculiare avarizia nei rapporti umani, che a un artista fa anche piacere, anzi spesso la insegue. La mostra di Masnago \u00e8 dunque un risarcimento, un ravvedimento? E\u2019 una sorpresa trovare ottanta opere dell\u2019artista al di l\u00e0 del mulino – nel frattempo divenuto Museo Salvini.<\/p>\n Gli \u00e8 che tutta l\u2019opera e la poetica del pittore ha origine e significato in quel luogo<\/strong>, dove egli ha potuto ritrarre i famigliari, gli animali, il paesaggio circostante, il focolare, trasfigurati in rapporti di colore audaci ma \u201cgiusti\u201d e armonizzati. La luce naturale, i suoi contrasti e la perenne insidia dell\u2019ombra vengono tradotti dal pittore in termini di masse colorate. Si costituisce una visione della realt\u00e0 che muove dall\u2019esperienza sensibile – il mondo quotidiano dell\u2019artista – ma piegata all\u2019espressivit\u00e0 dei valori cromatici in gioco e del gesto pittorico. L\u2019effetto \u00e8 solenne, religioso, da parabola evangelica.<\/p>\n Tanto \u201cpovero\u201d e dimesso \u00e8 il soggetto, quanto ricca e sostanziosa, nella sintesi dei valori luministici,<\/strong> la pittura. Salvini \u00e8 pittore nella pi\u00f9 riposta fibra, padrone del disegno e della composizione, fedele ai suoi soggetti e ai suoi mezzi nella confidenza degli anni. Pittura come confidenza e delirio di colore, invenzione di rapporti che restituiscono la natura, il vero, a una segreta armonia. Salvini dipinge come prega, prega e ringrazia dipingendo.<\/p>\n La scena ripetuta de Il taglio della polenta<\/em>, con tutta la famiglia del mulino riunita attorno al desco<\/strong>, richiama senza sforzo L\u2019Ultima Cena<\/em>, cos\u00ec come il fratello Giuseppe sovente ritratto a guardia dei maiali fa pensare al Figliol prodigo.<\/p>\n Quella di Salvini \u00e8 un\u2019arte intrisa di fede, di luce non solo naturale.<\/strong> E\u2019 anche il canto austero, sacro, di una civilt\u00e0 cristiana legata alla terra, ai mestieri, alle stagioni e alle generazioni: la madre perennemente chiusa nello scialle potrebbe appartenere al Medio Evo, il colore invece esplora accostamenti arditi, che nella pittura di Salvini trovano un senso e un equilibrio.<\/p>\n Altro aspetto che stupisce \u00e8 la dimensione delle tele, spesso toccano i due metri di altezza <\/strong>e le figure vi grandeggiano, rivelate da stupendi effetti di controluce. Superando il tradizionale percorso per decadi, che fanno di Salvini come un vino (che arriver\u00e0 a novant\u2019anni), la mostra varesina propone la scansione cronologica all\u2019interno di nuclei tematici ora tipologici (autoritratti, paesaggi) ora salviniani doc (il mulino, i focolari).<\/p>\n Il curatore, Flavio Arensi, ha chiarito che si tratta di una mostra – e di un relativo catalogo – volti a raccontare Innocente Salvini<\/strong>, a farlo conoscere a un pubblico pi\u00f9 vasto di quello ancor troppo ridotto (collezionisti, studiosi e intenditori ) che gi\u00e0 lo conosce e lo ama, gelosamente. Questa gelosia, per nobile o interessata che sia, ha da finire. La pittura originalissima di Salvini merita di varcare il suo mulino di origine, la citt\u00e0 di Varese, la Lombardia. Pur appartenendo senza ombra di dubbio a queste realt\u00e0, il fenomeno-Salvini, a tutt\u2019oggi non ancora del tutto chiarito e comprensibile nella sua genesi artistica, dovrebbe varcare i confini nei quali prima il pittore stesso e poi il suo collezionismo l\u2019hanno relegato.<\/p>\n Se \u00e8 vero che si sono avute segnalazioni di quadri dall\u2019estero – Germania, Inghilterra, Spagna <\/strong>– e se una mostra importante su Salvini mancava a Varese dal 1969, la speranza e l\u2019augurio \u00e8 che la riscoperta dell\u2019artista esca finalmente dall\u2019ambito locale. Al Castello, per quasi cinque mesi, \u00e8 una testimonianza che non finir\u00e0 di sorprendere. Alcuni paesaggi dell\u2019ultimo periodo – quelli con le macine appoggiate al muro – per intensit\u00e0 ed economia di linguaggio ricordano altre fasi estreme, disadorne e assolute, di grandi pittori del passato, giunti all\u2019essenziale. Da segnalare anche la donazione imprevista alle collezioni del Castello di Masnago di una grande tela del 1934, di cui torneremo a parlare. Un solo appunto: non si poteva scegliere un\u2019immagine pi\u00f9 evidente e attraente per il poster della mostra?<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Se c\u2019\u00e8 un pittore di cui Varese va gelosa, questo \u00e8 Innocente Salvini. Sar\u00e0 l\u2019innocenza della sua vita trascorsa al mulino di famiglia, in quel di Trevisago, sar\u00e0 l\u2019ironia e l\u2019arguzia della sua figura asciutta, schiva e immacolata, non promiscua con le soffitte maledette o i laboratori arcigni dell\u2019arte. Soprattutto il Novecento, ha partorito molti […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":11407,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[64,15,51],"tags":[],"yoast_head":"\n