{"id":11427,"date":"2006-06-04T14:47:01","date_gmt":"2006-06-04T14:47:01","guid":{"rendered":""},"modified":"2021-12-27T12:53:20","modified_gmt":"2021-12-27T11:53:20","slug":"le-modelle-delle-scandalo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/le-modelle-delle-scandalo\/","title":{"rendered":"Le modelle delle scandalo"},"content":{"rendered":"
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Sono passati sei anni da quando Gian Paolo Tomasi fece molto rumore svelando, non l’unico in verit\u00e0, ma con grande chiasso mediatico<\/strong>, l’inganno della fotografia. Si era ad una svolta d’epoca. Al passaggio al digitale. Qualcuno lo masticava gi\u00e0. Tomasi era da tempo in prima fila. Fin dalla met\u00e0 degli anni Ottanta lo sperimentava e brevettava il phototransfer, tecnica che permette l’elaborazione del digitale sul materiale stampata.<\/p>\n

Lavorando con Penn o Avedon ed altri mostri sacri dell’obiettivo aveva contributo a creare l’immagine della donna oggetto del desiderio<\/strong>, desiderio e oggetto di merce e di identificazione di massa inversamente proporzionale al grado di vicinanza al normale canone di bellezza comune.<\/p>\n

Perfette. Intonse. Senza difetti. Senza cellulite. Senza orecchie a sventola.<\/strong> Con le tette piccole. Con le tette grosse. Tutte su misura dell’occhio, del pubblicitario, del mercato. Tomasi fa un passo in l\u00e0. Dopo anni di esperienza in trincea, sviluppa la sua idea in proprio.<\/p>\n

Dal suo archivio estrae decine di particolari di donna gi\u00e0 fotografate.<\/strong> Li assembla. Potrebbero risultarne dei corpi quasi mostruosi. Lui interviene con il digitale. Modifica, lima, ritocca. L’insieme diviene mirabile, perfetto, non esistente in natura. Eppure di queste donne, lui fornisce storie, hobbies, misure. E li pubblica sulle pagine di GQ.<\/p>\n

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Scoppia a suo modo uno scandalo.<\/p>\n

I pubblicitari chiedono per sapere dove trovare simili figure<\/strong> da utilizzare per le loro merci. Il direttore del giornale \u00e8 costretto a presentarsi in tv a dichiarare che \u00e8 tutto finto. Qual \u00e8 la morale?<\/p>\n

Il pubblico per anni ha creduto, ha fatto finta di credere, ad un tipo di iconografia, di bellezza, lanciata dai media, palesemente falsato<\/strong>. E c’\u00e8 un tale margine in questo gioco da portarlo fino all’estreme conseguenze. Fino a creare davvero cose che non esistono. Sperando che davvero non vi si creda pi\u00f9.<\/p>\n

Oggi, per il fotografo ormai assurto ad artista ad tutti gli effetti riconosciuto da istituzioni museali e gallerie<\/strong>, le modelle virtuali sono divenute, materie d\u2019arte. Per lui, attivit\u00e0 professionale a Milano e per il mondo, buen retiro a Lisanza, sul lago Maggiore, piccolo comune tra Sesto Calende e Angera, adesso si \u00e8 aperta questa mostra Personalmente ibrido<\/em> a Roma, per le cure di Micol di Veroli, inserita, nel calendario di A bit of Art<\/em> \u2013 rassegna di arte contemporanea, visitabile fino al primo di luglio.<\/p>\n

Ma Tomasi\u00a0 non \u00e8 famoso solo per le donne da sogno o da incubo<\/strong>, per la Bellucci-San Sebastiano o per le Ilary Blasi ritratte come Odalische<\/em> alla Ingres. La sua \u00e8 una carriera di altro profilo artigianale, nel saper fare manuale e solo poi nel trasformarsi in licenza inventiva.<\/p>\n

Tomasi muove dal laboratorio fotografico, dal brevetto innovativo del phototransfer <\/strong>sorta di contaminazione tra pittura e fotografia digitale. Da l\u00ec la strada \u00e8 in discesa per la sua affermazione autonoma nel campo dell\u2019arte.<\/p>\n

Ma prima c\u2019\u00e8 il contatto con il miglior milieu<\/em> della fotografia mondiale: da Giacomelli, a Gastel, da Salgado a Clergue, da Penn a Leibovitz.<\/strong> Quindi, le mostre; i capricci veneziani; o quelli strepitosi sulle rovine romane, o ancora i non meno ambigui e affascinanti dell\u2019ultima generazioni immaginati per la recente mostra bergamasca; e mostre alla Ca de Fra\u2019, da allora sua galleria di riferimento, fino agli ultimi contratti firmati con Specchio, inserto de La Stampa di Torino, Panorama, e Eni per la campagna pubblicitaria nazionale.<\/p>\n

Sarebbe interessante, per dire, che anche una citt\u00e0 come Varese, un po\u2019 ferma nella iconografia che ha di s\u00e9<\/strong> provasse a spingersi nella fantasia di questo artista e vedersi nel rifrangersi del suo phototransfer. Solo per vedere l\u2019effetto che fa. Una sua incredibile visione triplicata di Castel Sant\u2019Angelo di Roma recentemente esposta a Miart \u00e8 stata acquisita dal Presidente del Museo di Israele di Gerusalemme. Non abbiamo niente a che vedere con la prigione dei papi e con il Tevere, ma vai a vedere con la fantasia\u2026<\/p>\n

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Gian Paolo Tomasi \u2013 Personalmente Ibrido<\/strong>
\na cura di Micol do Veroli
\ninaugurazione 30 maggio 2006 ore 18.00
\nperiodo: 30 maggio \u2013 1 luglio 2006
\nAbitart Hotel \u2013 via Matteucci\u00a0 20 Roma
\n06 – 4543191<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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