{"id":11496,"date":"2006-07-24T10:48:18","date_gmt":"2006-07-24T10:48:18","guid":{"rendered":""},"modified":"2021-12-27T12:58:53","modified_gmt":"2021-12-27T11:58:53","slug":"a-banchetto-sulle-pietre","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/a-banchetto-sulle-pietre\/","title":{"rendered":"A banchetto sulle pietre"},"content":{"rendered":"
Il banchetto \u00e8 lauto, degli eventi legati al 400\u00b0 anniversario della Fabbrica del Rosario. <\/strong>Ovvero, pi\u00f9 comunemente, del Sacro Monte di Varese (o meglio: sopra Varese), sorta di opera d’arte e di propaganda totale nata nel XVII secolo, germogliata dalla cattolica fede dei padri in terra confinante con gli eretici (i Protestanti), agguerriti al di l\u00e0 delle Alpi.<\/p>\n Se l’edificazione mirabile del percorso dur\u00f2 molti decenni a completarsi, non \u00e8 da stupirsi che la sua celebrazione prenda un arco di almeno tre anni,<\/strong> per concludersi nel 2007. Il menu di quest’anno \u00e8 assai ricco, secondo la legge che l’appetito vien mangiando, se si guarda ai 33 eventi dello scorso anno, delibati da oltre 12.000 fruitori. Il 33 ricorre nuovamente, involontariamente, nel programma. Questo \u00e8 stato ufficialmente presentato il 14 luglio nel Salone Estense, alla presenza del Sindaco di Varese e degli altri partner istituzionali, dallo chef per eccellenza di tutto il magnifico progetto: Paolo Zanzi, titolare di un rinomato studio grafico in citt\u00e0.<\/p>\n L’ideatore e direttore artistico della rinascita spettacolare del Sacro Monte ha anticipato le prelibatezze culturali riservate ai pellegrini nuovi e antichi <\/strong>attirati da tale insperata abbondanza e variet\u00e0, nel segno della qualit\u00e0. Cos\u00ec, nel solco del primo anno che tanto soddisfacente \u00e8 stato, si avranno da qui all’autunno teatro di marca sacra, musica elevata, percorsi didattici nel borgo che non si erano mai visti. Insomma, ci aspettano esperienze elette, raffinate, ricercate.<\/p>\n Anche i nomi delle diverse pietanze si distinguono: \u201cI titoli delle pietre, la devozione della storia\u201dsi riferisce al nuovo percorso didattico<\/strong> che nel cuore del Borgo medioevale proporr\u00e0 le figure, sino ad oggi misteriose, dei maestri lapicidi Domenico e Lanfranco da Ligurno, autori di pezzi di scultura romanica appartenenti a un’epoca e a un’anima che rifiutava il concetto di autore.<\/p>\n Ma dopo gli ispirati interventi dei politici, degli amministratori, degli artisti coinvolti<\/strong> a diverso titolo nel calendario culturale davvero straordinario, attento a rispettare il carattere eminentemente religioso del Sacro Monte, una domanda sorge spontanea, da convitato pietrificato, nella terra lombarda cos\u00ec pratica ed economa: chi paga?<\/p>\n La cultura di alto livello, cos\u00ec come tutta codesta si pregusta, costa<\/strong>. Ma n\u00e9 nel rendiconto entusiasta della passata stagione, n\u00e9 di quella gi\u00e0 avviata e che avr\u00e0 di qui al primo autunno i piatti pi\u00f9 forti, si sono detti (ma sicuramente si saranno fatti) i conti. E allora?<\/p>\n A costo di guastare il banchetto, abbiamo osato domandare, da commensali lieti ma accorti,<\/strong> i costi della fine tavolata. Forse alla persona sbagliata, al Zanzi Art Director, che non si \u00e8 tirato indietro e alla fine, approssimando perch\u00e9 a memoria, ha fatto per il triennio di manifestazioni sacromontine la cifra di 350.000 Euro. Sono pochi? Sono tanti? E come ripartiti? Dove reperiti?<\/p>\n Alla tavola per valorizzare il Sacro Monte siedono in tanti:<\/strong> la Regione Lombardia, il Comune e la Provincia di Varese, la Fondazione Paolo VI, il Parco del Campo dei Fiori, la Parrocchia di Santa Maria del Monte, l’Associazione Amici del Sacro Monte, ma i mecenati pi\u00f9 consistenti sarebbero la Regione e il Comune, con un 30% ciascuno e sfruttando la politica condivisa dell’identit\u00e0 territoriale, mentre la fondazione appunto costituita \u201cper il Sacro Monte di Varese\u201d provvederebbe al rimanente 40%, come la pi\u00f9 interessata, per tutti i motivi, allo splendore della Fabbrica del Rosario.<\/p>\n Tra le quote cos\u00ec espresse, si intuisce che alcuni partner si sono seduti a banchetto alla chetichella, <\/strong>mentre sottende tutta la triennale abbuffata culturale una strategia di politica culturale dettata dalla Regione e tutta da chiarire nelle sue mire.<\/p>\n Il Sacro Monte \u00e8 un gioiello inestimabile delle Prealpi varesine, entrato in compagnia dei suoi simili a far parte dei beni riconosciuti dall’UNESCO,<\/strong> curiosa leva per consolidare la coscienza di un patrimonio culturale. Per fortuna, Monsignor Pasquale Macchi, scomparso l’anno scorso, ha provveduto per tempo e con animo indefesso a conservare il viale delle cappelle, tesoro innanzitutto della Chiesa cattolica e dei fedeli, in anni in cui le pubbliche amministrazioni non erano cos\u00ec sensibili.<\/p>\n La memoria del prelato illuminato non pu\u00f2 cos\u00ec non segnare i festeggiamenti del Quattrocentenario, ma a fronte della \u201cFabbrica degli eventi\u201d, gi\u00e0 consumata e da consumarsi, altri appetiti (alcuni antichi) si affacciano, che chiedono una risposta:<\/strong> che destino avr\u00e0 il Museo Pogliaghi? E la cripta del Santuario, da decenni invisibile? La funicolare, cos\u00ec com’\u00e8 stata riattata, funziona? Alla Prima Cappella, antipasto delicatissimo del Sacro Monte, era il caso di ristrutturare nel modo che \u00e8 sotto gli occhi di tutti uno stabile goffo e presuntuoso, davvero indigesto?<\/p>\n Gli eventi, per quanto prelibati, passano. Gli interventi, si spera ponderati, restano.<\/strong> E’ vero che gli uni possono aprire la pista agli altri, d’accordo che l’eccellenza del luogo merita questo e altro. Ma l’immagine del territorio, su cui tanto s’investe, poco ha a che vedere con il calpestio delle pietre (senza titoli, senza nomi), tanto popolare fra i Varesini, ancora meno con la meditazione dei Misteri.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Il banchetto \u00e8 lauto, degli eventi legati al 400\u00b0 anniversario della Fabbrica del Rosario. 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