{"id":11511,"date":"2006-08-04T16:41:23","date_gmt":"2006-08-04T16:41:23","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-04-02T10:08:46","modified_gmt":"2007-04-02T10:08:46","slug":"a-biumo-dopo-le-pietre-le-fondamenta-dell-arte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/a-biumo-dopo-le-pietre-le-fondamenta-dell-arte\/","title":{"rendered":"A Biumo, dopo le pietre… le fondamenta dell’arte"},"content":{"rendered":"
Dopo le pietre, le fondamenta. Dopo lo sciamano nella foresta, il buon mercante prudente<\/strong> che fa cultura. <\/strong>Sul colle di Biumo sono ancora visibili le naturali realizzazioni dell'inglese Richard Long<\/strong>, pietre o legni, frutto di solitarie e “sapienziali” camminate solitarie; e già intanto si annuncia per ottobre l'apertura di una mostra che rilancia l'arte italiana nelle grammatiche di inizio secolo, i suoi "programmi", le sue fondamenta, per l'appunto. <\/p>\n Claudia Gian Ferrari<\/strong>, erede di una celebre galleria milanese<\/strong>, eletta da poco "regina degli archivi degli artisti", dona recentemente al Fai – la trattativa è avviata dal 1994 – la collezione famigliare d'arte storica del '900. Un'autentica lectio magistralis di storia dell'arte che circumnaviga quanto di meglio è stato pensato e prodotto nei primi decenni del secolo nel nostro paese da artisti di cui basti citare alcuni nomi: Balla, Sironi, De Chirico, Carrà, Morandi, Marini, Campigli, Funi, De Pisis, Severini, Wildt. <\/span> <\/strong>Il Conte Panza e il Fai colgono al volo l'occasione<\/strong> e dopo Dan Flavin, Lawrence Carroll, la parentesi sul Futurismo, e Richard Long, nelle scuderie sul colle di Biumo ritorna la buona arte italiana d'anteguerra. Ritorna, soprattutto, la cultura della prudenza e della lungimiranza del buon mercante, la cultura accorta dell'appassionato, la sensibilità da compagno di strada dell'artista, le prodezze e l'acume, così come talvolta quella pulsione incontrollabile che esistono nel mondo dei conoscitori dell'arte come in qualsiasi altra disciplina. <\/p>\n In attesa che la villa milanese si renda definitivamente disponibile, <\/strong>quella varesina si presta alla momentanea ospitalità. Unendo così in un suggestivo mixage un plurimo incrocio di destini: quello del conte che è stato un collezionista d'antan che ha sfidato a suo modo il suo tempo togliendosi qualche sfizio. <\/p>\n Quello di Ettore Gian Ferrari<\/strong>, gallerista a Milano dal 1936 e di sua figlia Claudia che ne ha raccolta l'eredità e che di quel collezionismo accorto non speculativo ne hanno fatto ragione e sentimento, cultura umanistica e imprenditoriale. <\/p>\n “Collezioni Collezionismi Collezionisti”,<\/strong> non a caso è il nome del triennale progetto coltivato dal Fondo per l'Ambiente Italiano. Impegnativo, non episodico. Saranno una quarantina le opere <\/strong>che verranno esposte nelle scuderie ridisegnate all'inizio del 2000 da Gae Aulenti. Tra queste la Famiglia del Pescatore<\/em> di Mario Sironi, una rarissima Compenetrazione iridescente <\/em>di Giacomo Balla, la celebre Amante morta<\/em> di Arturo Martini, insieme ad altre opere che rientrano da sempre stabilmente nel catalogo delle ricerche dei Gian Ferrari. <\/p>\n La mostra sarà accompagnata da un catalogo scientifico delle opere edito da Skira<\/strong> con un saggio di Giuseppe Panza di Biumo, un contributo di Antonello Negri e un’intervista di Francesca Bonazzoli a Claudia Gian Ferrari. <\/p>\n Dopo le pietre, le fondamenta. Dopo lo sciamano nella foresta, il buon mercante prudente che fa cultura. L'anima di Villa Panza, già di suo scissa tra civiltà settecentesca e le aniconiche immagine della contemporaneità, anche ora nelle mani rassicuranti del Fai, ondeggia tra diversi opposti. Sul colle di Biumo sono ancora visibili le naturali realizzazioni […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":11512,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[15,51],"tags":[],"yoast_head":"\n
L'anima di Villa Panza, già di suo scissa tra civiltà settecentesca e le aniconiche immagine della contemporaneità, anche ora nelle mani rassicuranti del Fai, ondeggia tra diversi opposti. <\/p>\n
Beneficiaria del gesto munifico è la altrettanto sontusa Villa Necchi Campiglio<\/strong>, alto borghese residenza in via Mozart, quartiere residenziale di Milano, firmata dall'architetto Pietro Portaluppi, i cui lavori di recupero termineranno solo a fine 2007. <\/p>\n
In embrambi i casi con una uguale confluenza verso l'approdo colto e intelligente del Fai. <\/p>\n
Raccontare la storia dell'arte attraverso le vicende delle grandi raccolte, ma ancor meglio attraverso le voci di chi quelle raccolte che le ha messe insieme, le ha cercate e le ha cresciute, con gusto, passione, ironie e intelligenze. <\/p>\n