{"id":11596,"date":"2006-09-19T12:23:59","date_gmt":"2006-09-19T12:23:59","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-04-03T04:54:07","modified_gmt":"2007-04-03T04:54:07","slug":"la-scapigliatura-emigra-in-svizzera","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-scapigliatura-emigra-in-svizzera\/","title":{"rendered":"La Scapigliatura emigra in Svizzera"},"content":{"rendered":"
Rancate – Scapigliatura vuol dire, essenzialmente e dispiegatamente, Milano<\/strong>. Milano di razza e umore meneghino, vitale anche nella miseria, artisticamente generosa e laboriosa. Agli artisti cosiddetti “scapigliati”, scatenati in tutte le arti, si deve un rinnovamento culturale con molti limiti e molti meriti, tra il 1860 e il 1880. <\/p>\n “Nemo profeta in patria”, a livello espositivo la Scapigliatura trova rifugio in Svizzera<\/strong>, a Rancate, presso la Pinacoteca Cantonale “Giovanni Zust”, per fare il punto sugli studi e rivedere un buon numero di opere dei pittori Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, dello scultore Giuseppe Grandi, unanimemente considerati le vette del movimento. Che movimento vero e proprio non fu, ma fece parlare di sé e rinnovò – questo è l'assunto scientifico dell'esposizione (e del relativo catalogo) – il linguaggio figurativo, perlomeno lombardo. <\/p>\n Tranquillo Cremona, scomparso quarantunenne, avvelenato dai suoi stessi colori, nella mostra ticinese la fa da padrone<\/strong>. Sua l'immagine suggestiva scelta a emblema della rassegna (I due cugini<\/em> ,1870, concesso dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma), che si fregia invece di un titolo (Il segno della Scapigliatura)<\/em>netto e perentorio, a dispetto del “sogno” che tanti quadri scapigliati paiono inseguire. <\/p>\n L'altro prodigio pittorico è sicuramente Daniele Ranzoni, ben rappresentato anche grazie a un prestito varesino<\/strong>: la sala “scapigliata” del castello di Masnago sarà orfana sino a dicembre del dipinto Ritratto di Margherita Villa<\/em>, pervenuto a Varese nei primi anni '90 tramite il lascito di Luigi Villa. Si tratta di un'opera splendida del sensibilissimo pittore, a ben osservare assai diverso dal Cremona, pur nella comune ricerca di effetti luministici e di fuggevoli sentimenti. <\/p>\n Giuseppe Grandi, lo scultore nativo di Ganna e autore del celebre Monumento alle Cinque Giornate <\/em>in Milano, è presente a Rancate con sculture sorprendenti<\/strong>, che ne confermano l'originalissimo linguaggio. Il bronzo Kaled al mattino del conflitto di Lara<\/em>, dalla GAM di Milano, sta in piedi ma è tutto disassato e si propone in termini di linguaggio plastico sconcertante, a dispetto del tema letterario. <\/p>\n Una sezione dedicata alla tecnica dell'acquerello vorrebbe, con qualche fatica, accreditarlo a mezzo privilegiato della Scapigliatura,<\/strong> mentre si rivela una produzione tanto estemporanea quanto minore. Perché il lavorio sulla tela, sulla materia pittorica, degli Scapigliati, sta celato nel risultato ma è insistito e ricercato, svolto in studio, in condizioni esistenziali e professionali spesso precarie. <\/p>\n La mostra e soprattutto le congrue schede del catalogo hanno il merito di restituire il tessuto<\/strong> sociale e psicologico sottostante la Scapigliatura, la complicità nuova con i committenti, la comunanza di gusto, passioni, atteggiamento. <\/p>\n Se si giustifica la sezione di apertura<\/strong>, che affronta l'origine, accademica alla fin fine, della Scapigliatura, la sala superiore di Rancate ospita una pletora di dipinti milanesi e ticinesi riuniti quale “diffusione” della maniera scapigliata, ma ne sono spesso la stentata ripresa, anche perché il clima milanese, di cultura e di amicizia, si era concluso. E fa specie ritrovare Previati, Segantini, Gola, tra gli improbabili epigoni. <\/p>\n Discorso diverso e più pertinente per la scultura,<\/strong> che anche in mostra ritrova una linea da Grandi a Medardo Rosso attraverso Troubetzkoy ed Eugenio Pellini. <\/p>\n Forse la Scapigliatura lasciò più il segno nella scultura, la quale del resto ricercò effetti pittorici<\/strong>, rompendo la forma chiusa della statuaria. Ma se pensiamo al coevo Impressionismo, Parigi, che pure gli Scapigliati conoscevano e frequentavano, perché Milano in qualche modo si aggiornava, resta molto, molto lontana.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Rancate – Scapigliatura vuol dire, essenzialmente e dispiegatamente, Milano. Milano di razza e umore meneghino, vitale anche nella miseria, artisticamente generosa e laboriosa. Agli artisti cosiddetti “scapigliati”, scatenati in tutte le arti, si deve un rinnovamento culturale con molti limiti e molti meriti, tra il 1860 e il 1880. “Nemo profeta in patria”, a livello […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":11597,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[41,59,15],"tags":[],"yoast_head":"\n