{"id":11611,"date":"2006-10-10T17:21:20","date_gmt":"2006-10-10T17:21:20","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-06-08T12:30:38","modified_gmt":"2007-06-08T12:30:38","slug":"una-raccolta-di-scultura-contemporanea-senza-tavernari-no-grazie","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/una-raccolta-di-scultura-contemporanea-senza-tavernari-no-grazie\/","title":{"rendered":"“Una raccolta di scultura contemporanea senza Tavernari? No, grazie”"},"content":{"rendered":"
Saremo tacciati di disfattismo però…Mentre a Varese da tempo si persevera con fastidiosi tira e molla sul costituendo museo Tavernari<\/strong> (per non dire di altre faticose, a dir poco, trattative, museo Bertoni, museo Guttuso, eccetera, eccetera, eccetera) a Matera, a metà mese si va ad inaugurare il Musma, il Museo della scultura contemporanea. <\/p>\n <\/p>\n Dice, che c'entra con Varese? C'entra. Marginalmente, magari, ma c'entra.<\/strong> Intanto come dimostrazione di felicità culturale di una città che, dimessa nell'immaginario consueto, sta vivendo un orgoglioso risveglio e non dettato solo dall'indotto portato dal kolossal The Passion<\/em> di Mel Gibson. <\/p>\n E in seconda analisi perché succede che in vista di quell'appuntamento (14 ottobre) un ottimo curatore<\/strong>, massimamente esperto di scultura del '900 come Giuseppe Appella, sia salito direttamente a Varese per scegliersi due opere proprio del nostro Vittorio Tavernar<\/strong>i. Senza le quali – e non è una esagerazione ma così è scritto nella lettera ufficiale di richiesta – “non si può pensare una collezione di scultura contemporanea”. <\/p>\n E basta scorrere i nomi del lungo elenco di scultori per lo più scomparsi<\/strong>, ma con non rade eccezioni tra i viventi – Arnaldo Pomodoro, Nunzio, Uncini, Mattiacci, Legnaghi, tra gli altri – per rendersi conto, che tra il tufo di Matera andrà a svolgersi uno dei completi resoconti della avventura plastica del secolo scorso, nazionale e internazionale: Cascella, Consagra, Fazzini, Leoncillo, Melotti, Aleschinsky, Andre, Archipenko, Arp, Bill, Cavaliere, Cèsar, Chillida, Fontana, Kounellis, Lewit, Manzù, Marini, Martini, Mastroianni, Moore, Picasso, Richier, Medardo Rosso, Scarpitta, Viani, Wildt, Wotruba e via dicendo solo dei più illustri. <\/p>\n Le due opere scelte da Appella direttamente nell'archivio Tavernari<\/strong> sono due gessi degli anni Cinquanta, due torsi femminili poi entrambi poi fusi in bronzo e ora collocati in collezioni private; scelte, e i collezionisti di Tavernari lo sanno bene, perchè da anni le opere delle scultore, sono pressochè scomparse; ormai tutte chiuse nei forzieri delle collezionisti o di pochi privilegiati galleristi. <\/p>\n Che dire? Che altri due pezzi di storia del grande Vittorio Tavernari prendono, forse fortunatamente, la via di un approdo museale sicuro<\/strong>, certo, in qualche modo garantito da un progetto serio: anche in questo caso bastano i nomi a fare da fidejussione: oltre ad Appella, il comitato scientifico è composto da Pier Giovanni Castagnoli, direttore del Museo Civico d'arte moderna di Torino, da Fabrizio D'Amico, docente presso l'Università di Pisa, penna principe per le pagine dell'arte di Repubblica<\/em> e responsabile dei Quaderni di Scultura Contemporanea<\/em>; e ancora Michele D'Elia, già direttore dell'Istituto Centrale del Restauro e Direttore scientifico della Fondazione Zetema, di cui il Musma è una sorta di gemmazione e Rosalba Zuccaro, dell'Università La Sapienza di Roma. E come ciliegina sulla torta, il logo del museo è di Mario Cresci, tra i migliori fotografi italiani e assiduo frequentatore di Matera fin dagli anni Sessanta-Settanta, dai tempi delle sue indagini sulla realtà sociale di Tricarico. <\/p>\n Torniamo a Varese. Qui cosa succede? I punti fermi sono pochi<\/strong>. Al Castello di Masnago, dalla sua apertura c'è una sala con alcuni pezzi di Tavernari. A Barasso, comune dove il maestro ha avuto studio negli ultimi anni della sua vita, alcune sculture monumentali del ciclo degli Amanti<\/em>, giacciono in comodato per lopiù invisibili al grande pubblico. <\/p>\n Da tempo è in atto una trattativa con Villa Recalcati <\/strong>per suggellare la possibilità che uno spazio idoneo del Chiostro di Voltorre possa venir dedicato ad ospitare in via permanente un piccolo ma decoroso museo dello scultore. <\/p>\n Una ipotesi che sembrava essersi instradata finalmente lungo un percorso di fattibilità<\/strong> con i buoni propositi di Enzo Lucenz e con una ufficiale proposta di donazione di alcune opere da parte della famiglia. La scomparsa improvvisa del direttore artistico del Chiostro a luglio e la sin qui mancanza di chiarezza sui piani e sulla struttura operativa di Voltorre manifestata dai piani alti della Provincia ha suggerito un nuovo stop alla trattativa. <\/p>\n Non si improvvisa un museo, per quanto piccolo<\/strong>, da un giorno all'altro, non si inventa una struttura senza le garanzie di durata e senza un progetto a lunga scadenza. Modalità che a Varese, almeno nelle dinamiche culturali sembrano la prassi costante. Finché mancano queste condizioni, crediamo, Vittorio Tavernari può ancora attendere.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Palazzo Pomarici, sede del Musma Saremo tacciati di disfattismo però…Mentre a Varese da tempo si persevera con fastidiosi tira e molla sul costituendo museo Tavernari (per non dire di altre faticose, a dir poco, trattative, museo Bertoni, museo Guttuso, eccetera, eccetera, eccetera) a Matera, a metà mese si va ad inaugurare il Musma, il Museo […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":11612,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[65,17,51],"tags":[],"yoast_head":"\n