{"id":11622,"date":"2006-10-18T12:18:16","date_gmt":"2006-10-18T12:18:16","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-04-03T05:45:12","modified_gmt":"2007-04-03T05:45:12","slug":"antonia-campi-finch-ho-vita-ho-ceramica","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/antonia-campi-finch-ho-vita-ho-ceramica\/","title":{"rendered":"Antonia Campi, “finch\u00e9 ho vita ho ceramica”"},"content":{"rendered":"
Antonia Campi, classe 1921, è un monumento vivente della ceramica del '900<\/strong>. Di ceppo valtellinese, si muove con passo lento e pondera ogni sguardo, diffida delle celebrazioni in genere ma si è prestata a presenziare alle iniziative di Laveno in onore dei 150 anni di produzione e invenzione ceramica sul Lago Maggiore.<\/p>\n Lo scorso 23 settembre, colei che ha diretto dal lato artistico negli anni '50 la Società Caramica Italiana<\/strong>, dedicandosi quindi al design ceramico e firmando pezzi e collezioni di grande originalità, esibiti in importanti musei del mondo, è stata insignita (era ora) della cittadinanza onoraria di Laveno ed a lei è toccato di togliere il telo a “Mosaico150”, il “muro” di piastrelle artistiche (245 in tutto, ciascuna 25×25 cm), installato a Cerro di Laveno, poco distante dal Museo civico dedicato alla ceramica.<\/p>\n Il Sindaco di Laveno Ercole Ielmini ha fatto da presentatore dell'evento, ricordando con emozione e rammarico Albino Reggiori<\/strong>, non abbastanza sostenuto negli anni in cui diresse con passione la Civica raccolta di Terraglia, che si fregia oggi anche dell'improbabile nome acquisito di “Museo Internazionale del Design Ceramico”.<\/p>\n Se tale prosopopea intendeva promuovere l'opera e la figura di Antonia Campi – discretamente rappresentata nelle collezioni di Palazzo Perabò<\/strong> – il carattere schivo e l'innata sobrietà dell'artista parrebbero contraddire e farsi beffe di tanta vanità. Di ben altro, c'è bisogno, per far conoscere e funzionare e amare un museo.<\/p>\n Antonia Campi ha dovuto dunque “subire”, da grande “orsa” paziente, pronta comunque alla zampata, il disvelamento del muro<\/strong>, ricevendo in omaggio l'esemplare numero 150 – tanto per cambiare – del Catalogo Paglia, repertorio di modelli della Società Ceramica Italiana riedito quest'anno, un volume pregevole sotto tutti i punti di vista.<\/p>\n In cambio, e a segnare con il suo linguaggio l'anniversario, la Campi ha realizzato un pezzo appositamente concepito per il Centocinquantesimo<\/strong>, indovinate in quanti esemplari? <\/p>\n Nel cortile e nelle sale di Palazzo Perabò è quindi proseguita la serata di festa<\/strong> e di esequie – in qualche modo – per la ceramica lavenese, tra lumi di candele, vini e pasta e fagioli generosamente offerti ai molti presenti.<\/p>\n Nel centro della nobile corte, attorno a un tavolino di amici, troneggiava con il suo peso artistico<\/strong> tutt'altro che femminile o decorativo – anzi quasi virile- lei, Antonia Campi, cui abbiamo posto alcune domande.<\/p>\n Signora Campi, lei si sente più scultrice o più ceramista? La ceramica, riuscirà mai a liberarsi della “piastrella”?<\/strong> "Lei allude al muro or ora inaugurato…ma – e non lo dico per il mio lavoro – la ceramica italiana del '900 è stata una cosa enorme e per niente valorizzata. Abbiamo avuto, in Italia, dei ceramisti grandissimi…si spendono milioni di Euro per l'arte contemporanea, e si ignora il lavoro serio fatto dai ceramisti, che scontano il fatto di non avere un vero mercato, cosicché anche la critica non se ne cura, attratta da altri interessi".<\/p>\n C'è qualcosa che sogna ancora di realizzare, in ceramica?<\/strong> "Certo. Tutto quello a cui sto lavorando: finché ho vita ho ceramica. Quando muoio, muoio". <\/p>\n Che cosa si prova, ad essere in un museo? Come artista, e artista donna, qual'è stata la più grande “resistenza” che ha dovuto affrontare?<\/strong> C'è da crederle: Antonia Campi appare soddisfatta, in modo parco, naturalmente<\/strong>, con il vino sorseggiato che un po' la sorprende e con lo sguardo che scruta intorno, perennemente concentrato.<\/p>\n Sotto quella scorza dalla dura tempra intuisci il magma della vita interiore<\/strong> e le auguri di campare altri 150 anni, dandoci ancora lezioni di stile e di applicazione, senza inutili decori.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Antonia Campi, classe 1921, è un monumento vivente della ceramica del '900. Di ceppo valtellinese, si muove con passo lento e pondera ogni sguardo, diffida delle celebrazioni in genere ma si è prestata a presenziare alle iniziative di Laveno in onore dei 150 anni di produzione e invenzione ceramica sul Lago Maggiore. Lo scorso 23 […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":11623,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[65,230,39,40,14],"tags":[],"yoast_head":"\n
<\/strong>"Scultrice. Ho studiato a Brera, nel corso di scultura di Messina, il quale ci diceva: la scultura è fatta di piani. Negli anni, non l'ho mai dimenticato". <\/p>\n
"<\/strong>Ho sempre amato moltissimo i musei, e mi ci trovo bene, soprattutto se non c'è troppa gente. Questo museo, ad esempio, è bello e necessario, va sostenuto in tutti i modi possibili". <\/p>\n
"Nessuna. Sono stata più apprezzata di quanto potessi sperare, compresa questa giornata". <\/p>\n