{"id":11802,"date":"2007-01-11T06:42:16","date_gmt":"2007-01-11T06:42:16","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-04-03T08:50:26","modified_gmt":"2007-04-03T08:50:26","slug":"scampini-in-odor-di-biennale","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/scampini-in-odor-di-biennale\/","title":{"rendered":"Scampini in odor di Biennale"},"content":{"rendered":"
Aria di laguna per lo scultore Pietro Scampini<\/strong> . Il vulcanico artista di Castronno, da tempo in stretto colloquio con la sperimentazione e la condivisione di esperienze multiculturali, è stato preselezionato per far parte del progetto legato al Padiglione Africano, una delle novità proposte nella prossima edizione della Biennale di Venezia, curata dallo statunitense Robert Storr. <\/p>\n Tutto nasce dalla concentrata collaborazione, cominciata nel 2004, tra Scampini e un gruppo di donne Ndebele<\/strong>, della tribù del Mpumalanga, Sud Africa, celebri, per antichissima tradizione, per l'abilità con cui dipingono a tinte piatte e con colori vivaci i propri villaggi, le proprie vesti, il proprio modo di essere. In una singolare e personalissima interpretazione di globalizzazione lo scultore varesino le ha scelte per un progetto suggestivo. <\/p>\n Le ha portate nel suo studio, le ha ospitate per diverse settimane<\/strong>, le ha sottoposte ad un lavoro: affrontare con i loro colori e la loro tradizione espressiva la propria scultura fatta di linguaggio plastico astratto, tridimensionale. Un linguaggio per loro nuovo, inedito, non privo di difficoltà. <\/p>\n Il risultato divenne, nel 2005, una suggestiva mostra allestita a Milano<\/strong> presso il Refettorio delle Stelline di Milano, ampiamente visitata da pubblico e autorità, sudafricane in prima fila, e un volume documentario con saggi di Marco Meneguzzo, Sergio De Carli e Gisa Legatti. <\/p>\n <\/p>\n Di quell'incontro, di quella maturità acquisita, di quella umanità arricchita, il nuovo frutto<\/strong> è il progetto che Scampini ha inviato nelle scorse settimane a Venezia. Alla 52° edizione della grande kermesse artistica, intitolata quest'anno Genio Perpetuo, il curatore Storr, ha voluto inserire come parte integrante della mostra uno specificio Padiglione Africano<\/strong>.<\/p>\n Il suo fine è quello di presentare una mostra che panoramizzi il contemporaneo nel continente africano<\/strong> e, a discrezione dei curatori, nella diaspora africana. Tutto lascia intendere, dall'entusiasmo sin qui dimostrato dagli ambienti veneziani, che il progetto a suo tempo intitolato da Scampini "La forma incontra il colore"<\/strong>, possa rientrare negli interessi e nelle dinamiche pensate dagli esigenti curatori in laguna. "Il linguaggio dell'arte è universale – giustamente osserva l'autore degli enigmi<\/em> e degli intrecci<\/em> – le opere non sono state realizzate tecnicamente da artisti africani, ma da donne la cui espressività è naturaliter artistica". <\/p>\n Per ora, scaramanticamente, lo scultore si limita a dire di essere stato preselezionato.<\/strong> E, utilizzando una metafora calcistica sottolinea: "E' come per i mondiali di calcio: Sono stato scelto fra i ventidue, non so ancora se giocherò la finale". La selezione definitiva dei progetti presentati a novembre avverrà nel giro di pochissimi giorni. Per Scampini potrebbe davvero essere un'altra esperienza indimenticabile. Aria di laguna per lo scultore Pietro Scampini . Il vulcanico artista di Castronno, da tempo in stretto colloquio con la sperimentazione e la condivisione di esperienze multiculturali, è stato preselezionato per far parte del progetto legato al Padiglione Africano, una delle novità proposte nella prossima edizione della Biennale di Venezia, curata dallo statunitense Robert […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":11803,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[65,17,51],"tags":[],"yoast_head":"\n
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