{"id":12117,"date":"2007-04-04T12:13:35","date_gmt":"2007-04-04T12:13:35","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-04-05T04:16:16","modified_gmt":"2007-04-05T04:16:16","slug":"lo-scultore-e-le-sua-carte-segrete","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/lo-scultore-e-le-sua-carte-segrete\/","title":{"rendered":"Lo scultore e le sua carte segrete"},"content":{"rendered":"
"Questo è stato un grande artista e forse in molti non lo hanno capito, anche in questa città"<\/strong>, era il commento convinto e rammaricato di un appassionato d'arte varesino, frequentatore d'artisti, davanti alle Carte<\/em> di Vittorio Tavernari<\/strong>, in mostra a Villa San Martino di Barasso, per le cure dell'amico Luigi Piatti. <\/p>\n Si potrebbe discutere sul fatto di essere stato compreso appieno nel corso dei suoi anni creativi.<\/strong> Certamente Tavernari non era artista per tutte le stagioni, legato al gusto, schiavo delle mode. Chi l'ha conosciuto da più vicino ne ricorda, anche nella personalità, tratti a volte bruschi, angolature forte, non malleabili. <\/p>\n Come la materia di cui è fatta la sua scultura, come il lavorio di cui sono segnati i suoi legni o i suoi cementi<\/strong> all'apogeo della sua ispirazione tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, come sono fratti i disegni che, nell'arco di un cinquantennio, squadernano in questa mostra, il versante ancora meno noto, ma cruciale del suo periodare da scultore di nerbo. <\/p>\n Non è la prima volta che di Tavernari viene messo in luce questo aspetto:<\/strong> cominciò Ragghianti<\/strong> nel 1981 a sottolinearlo con una mostra double face, scultura e grafica a Lucca, nel 1981. Dieci anni dopo, postuma, toccò a Rolando Bellini<\/strong> ritornare sull'argomento ordinandone una mostra a Lugano. Da allora dovette diventare categorica la necessità di porre la lente su entrambi i piani del lavoro, fino all'antologica per il decennale della morte, nel 1997, quando vennero allestite contemporaneamente due distinte mostre: l'antologica di sculture al Castello di Masnago, una sorta di antologica di disegni e tempere, tutte provenienti dall'archivio di famiglia, in Sala Veratti a Varese. <\/p>\n Questa di Barasso, che segue altre mostre ancora, ha il pregio di squarciare il velo sulle carte nascoste<\/strong>, quelle acquistate, l'artista ancora in vita probabilmente, dai collezionisti più assidui. Ed il livello che ne consegue è di palpabile densità. Di emozionante vicinanza al cuore della sua vicenda d'artista, ai temi più cari, agli esiti più alti.<\/p>\n Con un nucleo centrale, che da solo vale la mostra:<\/strong> la serie degli Studi per Calvario su basamento<\/strong><\/em> a penna e acquerello di china collocati tra gli anni '62-65; il Crocifisso<\/strong><\/em>, tempera del 1967, le altre due tempere di Donne che si svestono<\/strong><\/em>, dello stesso giro di anni. Essenzialità e potenza che forse nemmeno la scultura riesce a conseguire.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Ginetto Piatti con il genero di Vittorio Tavernari "Questo è stato un grande artista e forse in molti non lo hanno capito, anche in questa città", era il commento convinto e rammaricato di un appassionato d'arte varesino, frequentatore d'artisti, davanti alle Carte di Vittorio Tavernari, in mostra a Villa San Martino di Barasso, per le […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":12118,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[64,17,51],"tags":[],"yoast_head":"\n