{"id":12194,"date":"2007-04-30T09:09:22","date_gmt":"2007-04-30T09:09:22","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-05-29T04:05:36","modified_gmt":"2007-05-29T04:05:36","slug":"varlin-l-alternativa-alla-pittura-del-novecento","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/varlin-l-alternativa-alla-pittura-del-novecento\/","title":{"rendered":"Varlin, l’alternativa alla pittura del Novecento"},"content":{"rendered":"
Legnano – "Una casa in campagna. Una babysitter, naturalmente un bambino, una lavatrice, il Premio Città di Zurigo<\/strong>, una lavastoglie, una moglie in pelliccia di ocelot, una Fiat, unghie sempre pulite e pantaloni con la riga. Come dice la mia cara sorella gemella Erna: 'Adesso sei completamente imborghesito. Più in basso di così non puoi scendere'". <\/p>\n Così Varlin, in un passo autobiografico. Varlin, al secolo Willy Leopold Guggenheim, nato al principio del secolo, il 16 marzo del 1900<\/strong>, famiglia dell'alta borghesia ebraica, presto destinata alle ristrettezze economiche, uno di quei folli geni che ha cantato l'horror vacui, l'ironia e la stoltezza, in una altissima profondità di pittura, pur scegliendo, circondato dall'affetto e dalla stima delle migliori menti europee, la provincia del mondo Sarà Varlin e non solo Jean Rustin, altro acuto cantore dei diseredati, a battezzare Sale <\/strong>(Spazi d'arte Legnano) voluti dall'amministrazione e coordinati da Flavio Arensi che firmerà la mostra – una cinquantina le opere esibite – in collaborazione con la figlia di Varlin, Patrizia, e il contributo in catalogo di quanti oltre al pioniere Giovanni Testori, contribuirono a certificarne la grandezza di anarchico, appartatato, "ritirato, incantinato", pittore, grande proprio in quanto tale: Roberto Tassi, Vittorio Sgarbi, Stefano Crespi.<\/p>\n La mostra dallo splendido titolo L'ironia, la cenere, il niente<\/em>, prende l'abbrivio proprio dallo sdoganamento che dell'opera e della figura di Varlin ne fece Giovanni Testori,<\/strong> intimo amico nell'apparatato rifugio ticinese di Bondo, nel 1976, quando una antologica alla Rotonda della Besana di Milano, lo presentava per la prima volta al pubblico italiano: L'ironia, la cenere, il niente era il titolo del saggio, il primo di una serie, che il critico allora dedicò all'artista. <\/p>\n Dopo quella occasione, altre se ne ripresentarono; la mostra voluta da Sgarbi a Parma, nel 1985<\/strong>, per restare in territorio di lingua italiana, l'importante retrospettiva del 1992 a Lugano curata da Rudy Chiappini e quella a Palazzo Reale, di Roberto Tassi. Nel frattempo però Varlin eragià deceduto, proprio all'indomani della mostra milanese del 1976. <\/p>\n Questa di Legnano, che recupera alcune struggenti vedute veneziane e francesi, i suoi primi dipinti e gli ultimi realizzati poco prima di morire<\/strong>, nell'atelier di Bondo, dove l'"associazione dei danneggiati" – fra cui Frisch, Dürrenmatt, Cartier Bresson, Testori – era sempre più spesso di casa e di cui rimangono esemplari magnifici di ritratti nella maniera varliniana, cade dunque nel trentennale della morte dell'artista. <\/p>\n Che ha dovuto attendere di superare i cinquant'anni per vedersi aprire le porte di un museo<\/strong>, che ha visto dissipare il patrimonio di famiglia, non per colpa sua; che ha percorso, con i suoi modelli da strada, il carretto funebre, l'ombrello, la sedia, il letto sfatto, il cimitero, le insegne dei negozi, le sue mucche in omaggio a Segantini, i corsi della pittura degli ultimi cento anni con una umiltà spudorata e senza snobismi di sorta. <\/p>\n Alternativo, ne diede così le stimmate della grandezza Testori, alla pittura del Novecento<\/strong> per aver compreso, in maniera, ironica e drammatica al tempo l'inabitabilità dello spazio, l'impossibilità di coordinate e certezze; che sulle sue tele si spalancano, di fatto, in abissi di prospettive e di materia, di segni. <\/p>\n Paragonabile e alternativo per grandezza a Bacon, a Giacometti. Senza la mitologia della città, senza la mitologia<\/strong> della bohème, senza essere un maledetto a tutti i costi. Disposto a molta solitudine, lontano, nella provincia, nella provincia della inquietudine. Con la paura di perdere di vista il senso o il non senso delle cose, per avere raggiunto, a 66 anni, un figlio, una lavatrice, la piega dei pantaloni. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Corridoio a Bondo, coll. priv. Legnano – "Una casa in campagna. Una babysitter, naturalmente un bambino, una lavatrice, il Premio Città di Zurigo, una lavastoglie, una moglie in pelliccia di ocelot, una Fiat, unghie sempre pulite e pantaloni con la riga. Come dice la mia cara sorella gemella Erna: 'Adesso sei completamente imborghesito. Più in […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":12195,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[45,64,15],"tags":[],"yoast_head":"\n
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