{"id":12300,"date":"2007-05-21T07:28:36","date_gmt":"2007-05-21T07:28:36","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-05-29T03:19:05","modified_gmt":"2007-05-29T03:19:05","slug":"il-rito-delle-arti-alle-fornaci-ibis","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-rito-delle-arti-alle-fornaci-ibis\/","title":{"rendered":"Il “rito” delle arti alle Fornaci Ibis"},"content":{"rendered":"
Non evento, neppure happening o performance, ma "rito", quello andato in scena sabato 19 maggio alle Fornaci Ibis di Cunardo<\/strong>. Almeno, un rituale che univa poesia, teatro e creazioni d'arte, doveva essere nelle intenzioni degli organizzatori – i fratelli Robustelli per l'associazione CUN ART – e degli artisti partecipanti. Una pomice e un'ossidiana uscivano dalle tasche del poeta mentre con gesti ieratici interagiva<\/strong> con la figura femminile nerovestita. La scenografia, ridotta al minimo, ma caratterizzata da una serie di sculture in ceramica di Stefano Medaglia, cui si devono anche i due "volumi" appesi dietro agli attori, con i segni e le parole collegati alle pietre "sacre". Oltre a Stefano Medaglia, fratello di Maurizio, i "fiancheggiatori" del poeta sono Enrico Della Torre, maestro dell'astrattismo lirico<\/strong>, e Guido Botta, figlio di Mario Botta. Tutti e tre, in tempi diversi, hanno lavorato alle Fornaci, con i risultati che si vedono in mostra, dove si trovano anche i libri d'artista e le tavole di una trilogia davero ricca di materiali. <\/p>\n Enrico Della Torre erano 40 anni che non tornava alle Fornaci, per i testi di <\/strong>In linea d'aria<\/strong> <\/em>ha realizzato quattro incisioni dal felice nitore formale, che confermano l'armonia segreta della sua arte essenziale e meditata. <\/p>\n Guido Botta, che frequenta i territori dell'architettura, si è detto contento di aver potuto sperimentare<\/strong>, a Cunardo, la bellezza impagabile del gesto fisico, tanto sulla carta che nella creta. I suoi multipli in ceramica, in rigoroso bianco-nero, sono oggetti dal design un po' freddo e mentale. <\/p>\n Nulla a che vedere con le forme colorate e gestuali, in qualche caso totemiche<\/strong>, realizzate da Stefano Medaglia, che pur nei "Volumina" si è servito di tecniche digitali. <\/p>\n Nel luogo della creta, è risuonato il canto delle pietre, che ha dato origine al segno creativo<\/strong> di tre autori così diversi e così contenti di questa occasione di lavoro e di incontro-confronto. Soltanto in un luogo-laboratorio storico, di forme e di cultura, come le Fornaci Ibis di Cunardo, regno dei fratelli Robustelli, si poteva ideare e realizzare un cortocircuito, piuttosto riuscito, fra tradizione e ricerca contemporanea. <\/p>\n L'evento – anzi il "rito" – è stato unico, non si replica, anche se erano in azione<\/strong> gli allievi del Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive (CISA) Pio Bordoni di Lugano, che hanno documentato – a mo' di lezione sul campo – l'avvenimento. Coordinati da Adriano Schrade, produrranno un audiovisivo sul pomeriggio di Cunardo, incentrato sul momento del "rito". <\/p>\n Siccome al "rito", in genere, si abbina il convivio, non è mancata la degustazione di formaggi<\/strong> affinati entro la creta e bagnati da un vino invecchiato… entro anfore. Come a dire, alle Ibis se non c'è creta – parola sanscrita che contiene la radice del "fare" come "creare" – non c'è gusto, non si è di casa. <\/p>\n Se non ci fossero le Fornaci di Cunardo<\/strong>, nel nostro territorio, bisognerebbe crearle. Ma per questo artistico "rito" – scusate – le virgolette sono di rito.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Un'immagine del "rito" Non evento, neppure happening o performance, ma "rito", quello andato in scena sabato 19 maggio alle Fornaci Ibis di Cunardo. Almeno, un rituale che univa poesia, teatro e creazioni d'arte, doveva essere nelle intenzioni degli organizzatori – i fratelli Robustelli per l'associazione CUN ART – e degli artisti partecipanti. Sotto la rustica […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":12301,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[64,53,51],"tags":[],"yoast_head":"\n
Sotto la rustica maestosa capriata delle fornaci, davanti a un nutrito pubblico, Maurizio Medaglia, assistito<\/strong> dall'attrice Francesca Contini, ha interpretato una "lettura ritualizzata" di suoi versi dedicati a due delle pietre più antiche e cariche di senso del Mediterraneo: la pomice e l'ossidiana. <\/p>\n
Il "rito", articolato in tre nuclei tematici e cadenzato come si conviene, ha fatto da introduzione alla sala espositiva delle Fornaci <\/strong>ov'è la mostra "TRILOGIA", generata dalla parola poetica. Nel senso che i componimenti di Maurizio Medaglia sono stati pubblicati in tre distinte cartelle stampate da Pierluigi Puliti per lo "Sciamano Editore" di Milano, con opere grafiche di tre artisti, cui l'esposizione è dedicata. <\/p>\n