{"id":12765,"date":"2007-08-23T04:06:46","date_gmt":"2007-08-23T04:06:46","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-08-24T07:03:47","modified_gmt":"2007-08-24T07:03:47","slug":"la-scomparsa-di-rosetta-di-ruggiero","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-scomparsa-di-rosetta-di-ruggiero\/","title":{"rendered":"La scomparsa di Rosetta Di Ruggiero"},"content":{"rendered":"
La lunga malattia <\/strong>– Sperava di riprendersi almeno un poco per tornare a lavorare, lavorare nel suo studio zeppo di fogli, tavolette, tele, colori, pennelli e bulini. Invece, nemmeno una settimana dopo avermi salutato con questo auspicio, Rosetta Di Ruggiero<\/strong> si é spenta a Siena, vinta ancor giovane da un incurabile male. A salutarla per l'ultima volta nell'antica chiesa di Rosia, il borgo nella campagna senese dove viveva, erano in tanti, venuti da Firenze e da Siena, le ultime tappe dei suoi lunghi anni d'insegnamento; non hanno fatto in tempo, nei giorni disattenti delle vacanze, i molti, moltissimi allievi del Liceo Artistico di Busto Arsizio<\/strong> dove Rosetta Di Ruggiero dal 1973 al 1986 si confrontava ogni giorno con la non facile materia di Discipline Plastiche. <\/p>\n I suoi doni <\/strong>– L'aveva insegnata con competenza e passione, non solo con l'intelletto ma anche col cuore. Possedeva la gran dote di parlare dei problemi più complessi nel modo più piano e persuasivo così che i giovani non faticavano a seguirla e ad entusiasmarsi fin negli ardui percorsi dell'arte d'oggi. Visitare certe mostre con lei era come vedersi dispiegato un mondo che solo fino a pochi attimi prima appariva inestricabile. Generazione post alluvione <\/strong>– Artista nata, con tutto il genio e le irruenze proprie degli artisti, Rosetta Di Ruggiero<\/strong>, perennemente alla ricerca del modo più giusto e autentico per esprimersi, non si tirò mai indietro di fronte alle prove che scelse di approfondire. Diplomata all'Istituto d'Arte di Firenze<\/strong>, qui, negli anni appena successivi alla drammatica alluvione del 1966, aveva fatto grande esperienza di restauro di quadri e sculture. Molte chiese del Milanese<\/strong> e del Varesotto<\/strong> serbano le prove di questo suo impegno vissuto con coinvolgente partecipazione anche presso lo "Studio R"<\/strong>, rimasto per qualche anno a Busto un apprezzabile riferimento culturale.<\/p>\n L'evocazione dell'infanzia<\/strong> – Nemmeno il restauro poteva però bastare a Rosetta. Sentiva, forte, l'esigenza di essere libera e sciolta nella sua inesauribile capacità di fare. Così, per qualche tempo, rivelando un'abilità manuale straordinaria, si diede a comporre arazzi di stoffa, rappresentando le antiche ville sul Ticino o sui Navigli o la pergola d'una casa in riva al mare in un tripudio di colori, mentre un giocattolo, buttato lì come per caso, avvertiva che non si era davanti ad una veduta, ma in un mondo carico di valori evocativi dove un'infanzia felice ritornava con tutta la nostalgia delle cose trascorse. <\/p>\n La grafica<\/strong> – Con questi lavori le arrise il successo ma Rosetta Di Ruggiero non si accontentò e prese ad applicarsi, tenace, all'incisione, anche in questo campo ottenendo lusinghiere soddisfazioni. Fu con Il venditore di barche di Port Lligat<\/em><\/strong> che nel 1987 risultò vincitrice del Primo Premio per la Grafica<\/strong> indetto dalla rivista "Arte"<\/strong>, mentre con L'altra natura<\/strong><\/em> venne segnalata al concorso "Turris"<\/strong> indetto dal FAI a Torba <\/strong>nel 1989. Altri riconoscimenti vi furono in seguito, ma ho voluto accennare solo a quelli ottenuti in Lombardia, quando ancora non voleva staccarsi da questa terra dove per lei c'erano stati tanti giorni belli, ma anche momenti di mortificazione.<\/p>\n Gli insegnamenti <\/strong>– Poi andò avanti con altre soluzioni di cui mi ragguagliava, sempre con appassionato e convinto entusiasmo, nelle lunghe telefonate o negli incontri d'estate a Rosia. Qui, sulle scale e nelle stanze di casa, teneva appese le ultime prove delle sue ricerche di cui andava molto fiera: erano grandi tele occupate interamente da sedie e poltrone ben riconoscibili perché erano quelle dove magari si stava seduti. Immote e deserte, pur con evidenti le impronte di corpi appena levatisi, stavano a testimoniare le cose, la vita, il destino stesso di noi uomini: erano un'altra sua "lezione". Ed anche per questa lezione, tacita ma forse per questo più incisiva e toccante, dopo il cammino su questa terra non sempre piano, riposa in pace Rosetta.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Rosetta Di Ruggiero La lunga malattia – Sperava di riprendersi almeno un poco per tornare a lavorare, lavorare nel suo studio zeppo di fogli, tavolette, tele, colori, pennelli e bulini. Invece, nemmeno una settimana dopo avermi salutato con questo auspicio, Rosetta Di Ruggiero si é spenta a Siena, vinta ancor giovane da un incurabile male. […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":12766,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[37,15],"tags":[],"yoast_head":"\n
<\/strong><\/p>\n