{"id":12908,"date":"2007-09-13T10:57:27","date_gmt":"2007-09-13T10:57:27","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-09-14T11:24:15","modified_gmt":"2007-09-14T11:24:15","slug":"l-omaggio-del-critico-la-sua-arte-viva-e-non-decorativa","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/l-omaggio-del-critico-la-sua-arte-viva-e-non-decorativa\/","title":{"rendered":"L’omaggio del critico: “La sua arte \u00e8 viva e non decorativa”"},"content":{"rendered":"
L'erede<\/strong> – Ha tracciato la linea portante della critica d'arte italiana Vittorio Sgarbi<\/strong>:il padre nobile Roberto Longhi<\/strong>, i discepoli tormentati Francesco Arcangeli <\/strong>e in parte Giovanni Testori<\/strong>, e poi l'erede ultimo, lui stesso, ca va sans dire<\/em>. La lectio magistralis, la conferenza, la presentazione, come vogliamo chiamarla? – dedicata a Vittorio Tavernari<\/strong> si è risolta al solito in un one man show<\/em>. Il condensato consueto di egotismo e generosità comunicativa, autoreferenzialità e superba cultura. Un piacere, comunque, raramente annoiante. Tra parentesi <\/strong>– Tavernari<\/strong>. Ne ha parlato, anche di lui. Ma dopo aver aperto nell'ordine digressioni sull'universo femminile, il suo ruolo dittatoriale nella commissione toponomastica milanese, la riforma della scuola e della magistratura (con l'assessore Pintus in prima fila complice quasi involontario), i suoi maestri, il Guttuso<\/strong> stampellato dal Partito Comunista, l'Annigoni<\/strong> dimenticato dai manuali di storia dell'arte, gli "analfabeti" alla Bonito Oliva<\/strong>, gli inutili assessori alla cultura e via dicendo. Il fluido<\/strong> – Tavernari<\/strong>. Ne ha parlato, si diceva, anche di lui. Dopo aver letto compulsivamente i Taccuini<\/em><\/strong>, il bel volumetto allegato alla mostra allestita in galleria Ghiggini e che porta la sua firma e freneticamente ha preso appunti. La cifra dell'uomo e del critico è questa. La sua inarrivabile fluidità nel cogliere alla fine di cerchi concentrici il cuore della questione, la necessità dell'intervento. "Amo Tavernari, perchè lo ha amato il mio maestro Arcangeli<\/strong> – dice – ma soprattutto perché in grado di coniugare l'arte con il corpo dell'arte, la materia dell'arte e non solo con l'idea". <\/p>\n L'omaggio del critico<\/strong> – La sua battaglia per il disegno, per la disciplina fabrile, la matericità dell'opera, e non solo per il concetto; per il realismo quotidiano e non, politico e non, spirituale e non, passa anche dal suo omonimo scultore, " cui ho fatto l'omaggio migliore che un critico possa fare, acquistando due opere del suo periodo alto, intense, liriche, spirituali".
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Languori<\/strong> – Il pubblico – mai vista Villa Recalcati così gremita – in ascolto senza battere ciglio. Interamente dalla sua parte. Sgarbi ha chiamato la città ha risposto. Un parterre de roi che ha riunito la nobiltà della cultura, a gran parte degli artisti varesini, ad un discreto pubblico femminile spesso sorpreso in sguardi languidamente rapiti, in alcuni casi, ricambiati dall'oratore. <\/p>\n
Il regalo al critico<\/strong> – La famiglia Tavernari presente al completo dona all'assessore una tempera dello scultore, come ringraziamento della presenza, del testo, delle parole finali. L'arte non è artificio, non deve stare dietro una paratia stagna. Dovrebbe unire, non dividere gli uomini. "Non sono d'accordo con certe forme estetizzanti, perchè precludono la libertà di pensiero e la possibilità di vivere e poi riducono tutto a formulazioni sterili", scriveva Tavernari nel 1973. Sgarbi non le cita, il 'suo' Tavernari può essere racchiuso dentro queste due frasi.