{"id":12992,"date":"2007-09-26T05:38:00","date_gmt":"2007-09-26T05:38:00","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-10-05T07:48:37","modified_gmt":"2007-10-05T07:48:37","slug":"alberti-e-il-sacro","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/alberti-e-il-sacro\/","title":{"rendered":"Alberti e il sacro"},"content":{"rendered":"
Quasi una ricorrenza <\/strong>– Una nuova mostra per il decano della pittura varesina. Aldo Alberti<\/strong>, prossimo ai novantacinque, li compirà alla fine di novembre, ritorna con una nuova personale all'interno del Battistero<\/strong> della Chiesa Parrocchiale di Sant'Edoardo<\/strong>. <\/p>\n Il confronto necessario<\/strong> – Una mostra a tema, naturalmente a carattere religioso. Un tema nei confronti del quale il grande vecchio, a dispetto della sua sanguigna terrestrità e carnalità con cui da sempre ha costruito la sua pittura, ha avuto il rispetto che si deve ad un tema ineludibile, etico ancor prima che iconografico, un redde rationem<\/em> della coscienza, più che un misurarsi con un far grande sul genere pittorico della tradizione. Concentricità<\/strong> – Saranno proprio l'Adultera<\/em><\/strong> e la Deposizione,<\/em><\/strong> tra gli altri, ad essere riproposti in mostra, unitamente ad una decina di olii importanti di collezionisti privati bustocchi e ad una quindicina di foglia, a pastello ed acquerello, pratica altrettanto utilizzata dall'artista in vista dell'opera definitiva. Il tutto ruoterà intorno ad un Cristo<\/em><\/strong>, donato a Pasqua dallo stesso Alberti alla Parrocchia di Sant'Edoardo. Un'opera monumentale del 1993 – cm 220 per 160 – Così da creare una sorta di percorso concentrico tra passato e futuro, attraverso i decenni, nei luoghi del sacro visitati da Aldo. <\/p>\n Tensione esistenziale <\/strong>– Da allora e fino alle sue ultime opere che serbano ancora una innata impostazione monumentale anche quando sposta la sua attenzione dal sacro allo studio di interni, dal chiuso dell'atelier e dalla sua modella, alla vastità del paesaggio, rimane la sua cifra, quella della "memoria della solitudine e di una tensione esistenziale intimamente sofferta", come ebbe a scrivere di lui, alcuni anni fa, Silvana Aldeni<\/strong>. La sofferenza di un artista che ha conosciuto il lato poetico, il lato ludico, ma anche quello osceno della vita, quello della guerra e della povertà, e di quello ne ha serbato a lungo il ricordo. Trasferendoli con sovrana naturalezza nell'iconografia cristologia.
La frequenza del sacro <\/strong>– Ne fanno fede le cruciali Crocefissioni<\/em> dove l'Alberti<\/strong> è poeta di immediatezza espressiva, a tratti di scabrosa urgenza; ne fanno fede altri passaggi, anche negli anni lontani, a cavallo tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, quando sull'onda della Nuova Figurazione, il pittore di Busto si esponeva a trattare soggetti tipici della letteratura evangelica, l'adultera<\/em>, la deposizione<\/em> ed altri episodi della vita di Cristo, con un linguaggio volutamente quasi paratattico, antico e pieno di un dolente rispetto per la vita e la storia dell'arte. <\/p>\n