{"id":13275,"date":"2007-10-29T06:59:36","date_gmt":"2007-10-29T06:59:36","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-11-05T10:24:48","modified_gmt":"2007-11-05T10:24:48","slug":"dal-museion-all-ecomuseo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/dal-museion-all-ecomuseo\/","title":{"rendered":"Dal museion all\u2019ecomuseo"},"content":{"rendered":"
Daverio: biblioteca comunale<\/strong> – Spetta a Franco Martino<\/strong>, presidente della commissione biblioteca, fare gli onori di casa, introducendo gli architetti Matteo Sacchetti<\/strong>, consigliere dell'Ordine degli architetti di Varese e docente al Politecnico di Milano, Simona Motta<\/strong> e Cristina Colombo<\/strong>, relatori del primo dei cinque incontri dedicati alla comprensione del museo, dal titolo "Storia del museo. Dal museo in casa d'altri al museo fuori dal museo"<\/strong>.<\/p>\n L'evoluzione del termine <\/strong>– Sacchetti<\/strong> muove dalle diverse definizioni date a questo vocabolo nel corso degli anni, perché le parole rivelano il rapporto che la storia e la cultura hanno avuto con l'istituzione museale. Emerge che dalla dinamica condizione culturale e museale greca, rivelata dal termine museion<\/em>, ovvero luogo sacro alle muse, figlie di Zeus e protettrici delle arti e delle scienze, patronate da Apollo, si passa alla statica visione dell'Enciclopedia Treccani<\/strong> che nel 1934 definiva il museo come contenitore di una collezione di opere antiche, sino a giungere alla nuovamente dinamica definizione che ne dà la attualissima enciclopedia on line Wikipedia: "Il museo è un'istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell'umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto".<\/p>\n Da Villa Alberti a Le Corbusier <\/strong>– Dagli edifici sette e ottocenteschi, progettati come contenitori destinati ad ospitare oggetti antichi – ne sono un chiaro esempio il primo museo della storia, Villa Albani<\/strong> a Roma (1746), opera del Marchionni, e l'Altes Museum<\/strong> di Berlino, realizzato da Schinckel<\/strong>, che per primo creò un allestimento all'interno di un museo – Sacchetti prende in visione l'idea del museo a crescita illimitata di Le Corbusier<\/strong>. Il suo progetto, benché non prese mai forma, dissacrò la monumentalità e la chiusura dei musei dell'Ottocento, impostando un percorso lungo una pianta a forma di spirale quadrata, destinata ad accrescersi nel tempo. Il Museo Guggenheim<\/strong> di New York, realizzato da F.L. Wright<\/strong>, è palesemente ispirato al modello di le Corbusier. <\/p>\n Da Mies van der Rohe alla Land art<\/strong> – Temendo la staticità e la mancanza di libertà di scelta del percorso nel visitatore, Mies fece costruire a Berlino la Neue Nationalgalerie<\/strong> "…perché un museo non deve essere un cimitero", dichiarava l'architetto. In questa splendida realtà museale, sottolinea Sacchetti, i visitatori degli anni sessanta erano liberi di vagare da un'opera all'altra della collezione permanente, e di partecipare per la prima volta in un museo a mostre temporanee. Non solo, la struttura a vetri del piano inferiore mette in comunicazione il dentro e il fuori, e gli oggetti artistici sconfinano il museo, per essere collocati nel giardino circostante. Lo sconfinamento giunge a compimento con la pop art e poi con la land art. La pop art di Oldenburg<\/strong> lascia il museo tradizionale per collocarsi in quello naturale: il suo "filo inserito nell'ago" a piazza Cadorna a Milano si impone in un nuovo museo, che è il tessuto urbano. Walter De Maria<\/strong>, artista land art, con le sue spirali trasforma la natura in contenuto e contenitore, cioè in opera e museo.<\/p>\n Arretratezze ed innovazioni<\/strong> – "Analizzare la storia del museo senza guardare al contemporaneo background culturale è come tentare di fare architettura senza tener conto della rete di interconnessione che esiste tra un edificio e tutto ciò che vi sta dentro e attorno", sostiene Sacchetti. Per questo ad ogni immagine di musei l'architetto ha affiancato quelle di grandi personaggi o invenzioni della storia, per rilevare quanto la progettazione museale fosse arretrata o innovativa rispetto alla cultura contemporanea. Quando Schinckel imponeva alla cultura museale l'idea dell'allestimento, le stazioni ferroviarie di Stockton e Darlington non esistevano ancora, rivelando così, quanto la vivacità del dibattito culturale museale fosse in anticipo su quello dei mezzi di trasporto. "Art at work" <\/strong>– Lo sconfinamento delle opere d'arte dai luoghi tradizionali di conservazione è da intendersi anche come collocazione delle stesse in spazi chiusi che non siano musei. Ce lo spiega Simona Motta, riportando l'esempio della BSI (Banca svizzera italiana) con sede a Lugano in Via Canova 6. Ristrutturata dall'architetto Camponovo che ha imposto linee semplicissime a un edificio ottocentesco, è ora spazio museale, oltre che sede bancaria. Gli artisti L. Gillick<\/strong>, J. Armleder<\/strong>, R. Barry<\/strong> e D. Buren<\/strong> sono stati selezionati per creare opere che tenessero in considerazione le funzioni della banca, la clientela, i passanti, la città di Lugano, caratterizzandosi quindi come site specific<\/em>, mettendo in atto una vera rete di interconnessione e soprattutto stravolgendo il tradizionale rapporto contenuto-contenitore. Le opere comunicano con chi entra nella banca, con chi ne è fuori e con il lago e la città di Lugano.<\/p>\n La rete di interconnessione <\/strong>– Lo sconfinamento dell'arte nell'ambiente, che ha fatto nascere la definizione di museo diffuso, specie in Italia, è così palese oggi che è impensabile progettare spazi museali, senza tenere conto di tutte le componenti di un ambiente e delle loro relazioni, per questo, dichiara Sacchetti, "l'architetto deve conoscere un po' di tutto, oltre al suo lavoro". Per capire meglio cosa si intenda per museo moderno e per sconfinamento del museo fuori da se stesso non si potranno perdere i prossimi incontri che si terranno presso la Biblioteca di Daverio rispettivamente i giorni 16 e 30 novembre<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" I relatori Daverio: biblioteca comunale – Spetta a Franco Martino, presidente della commissione biblioteca, fare gli onori di casa, introducendo gli architetti Matteo Sacchetti, consigliere dell'Ordine degli architetti di Varese e docente al Politecnico di Milano, Simona Motta e Cristina Colombo, relatori del primo dei cinque incontri dedicati alla comprensione del museo, dal titolo "Storia […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":13276,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[59,48],"tags":[],"yoast_head":"\n
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