{"id":13862,"date":"2007-12-22T09:43:48","date_gmt":"2007-12-22T09:43:48","guid":{"rendered":""},"modified":"2007-12-22T14:19:15","modified_gmt":"2007-12-22T14:19:15","slug":"design-arte-un-dovere-difendere-la-nostra-creativit","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/design-arte-un-dovere-difendere-la-nostra-creativit\/","title":{"rendered":"Design \u00e8 arte: “un dovere difendere la nostra creativit\u00e0”"},"content":{"rendered":"
Glocale<\/strong> – E' tutta una questione di eccellenza e di glocal. La mostra "Arte e design. Design è arte", <\/strong>prima scelta espositiva per la futura <\/strong>per la futura Gam, si gioca tutta in una scommessa. Su cui ha investito la città di Gallarate e su cui ama giocare l'approccio antropologico di Philippe Daverio<\/strong>. Gallarate come luogo per sua natura di provincia ma non provinciale. Piccolo ma proiettato verso il mondo. In grado di captare segnali del e dal mondo. Glocal<\/strong>, appunto. Un possibile punto di eccellenza di una vasta metropoli che può contare già oggi, a dispetto del ritardo di consapevolezza delle amministrazioni, su un bacino di utenza di una decina di milioni di persone. Salotti bianchi e anni di piombo<\/strong> – La mostra per ora è solo sulla carta. E da questa si evince che muoverà, attraverso diverse sezioni scandite per periodizzazioni lungo il secolo scorso, a partire dalla stagione futurista fino al Razionalismo anni trenta, concentrandosi tuttavia dall'immediato dopoguerra sul dibattito realismo-astrattismo intorno ai nuclei forti e germinanti della grande stagione del design italiano: il Mac<\/strong>, la 'palestra' che è stata la Triennale<\/strong>, la rivista Casabella<\/strong>. Poi a salire verso la secchezza netta dell'arte di Fontana<\/strong>, Manzoni<\/strong>, Novelli<\/strong> così assimilabili ai salotti bianchi, algidi e raffinati degli anni sessanta. Gli anni di piombo, poi, socialmente intesi e artisticamente riflessi nei cementi di Uncini<\/strong>, ad esempio; le ultime decadi, infine, del design pop, del postmoderno e del transmoderno. Un vasto spettro che consentirà nei monumentali spazi di Via De Magri di far convivere i maestri della creatività espressiva, artigianale e industriale degli ultimi settanta, ottant'anni. <\/p>\n Lo sforzo educativo <\/strong>– "E' uno sforzo di educazione che questo museo sta cercando di portare a termine nei confronti della classe politica e dell'intera comunità", commenta l'assessore Raimondo Fassa.<\/strong> "Una scelta che favorisce il dialogo con le forze di produzione del territorio. Non è un caso – ribadisce Daverio – che in questo porzione di mondo ci siano eccellenze come Aermacchi<\/strong>, Saporiti<\/strong>, Missoni<\/strong>, Panza<\/strong>". Solo i nomi più eclatanti che sottendono un tessuto vivo che "deve interagire non da mecenate ma nel proprio interesse ad una crescita culturale". Da qui l'appello ai grandi gruppi privati così come ai politici regionali: "Il nostro museo è un servizio che Gallarate sta rendendo non solo a se stessa ma all'intero nord ovest di Italia. Che non sia lasciato solo".<\/p>\n Proiettarsi verso Venezia<\/strong> – Daverio dichiara un obiettivo prudenziale: creare inizialmente un pubblico da 25 mila, 30 mila persone. "Pareggiare il numero di abitanti, come dato di partenza". Strategicamente il bersaglio è più elevato. "Il dovere etico di difendere la creatività italiana". L'ambizione di chi vuole aver successo, come il critico, e ama increspare la superficie delle cose si manifesta nella scelta strategica di posticipare ulteriormente l'apertura del nuovo museo, non prima della primavera 2009. Per dialogare con il Salone del Mobile<\/strong> ma soprattutto, se è il caso, far sentire un po' di fiato sul collo alla Biennale di Venezia<\/strong>. Gallarate vuole dire la sua ed anche Venezia diventa a questo punto un possibile interlocutore. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Glocale – E' tutta una questione di eccellenza e di glocal. La mostra "Arte e design. Design è arte", prima scelta espositiva per la futura per la futura Gam, si gioca tutta in una scommessa. Su cui ha investito la città di Gallarate e su cui ama giocare l'approccio antropologico di Philippe Daverio. Gallarate come […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":13863,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[38,59],"tags":[],"yoast_head":"\n
Estetica delle espressioni, estetica dell'abitato<\/strong> – Mostra furba e trasversale, frutto di un frenetico lavorio svolto nell'ultimo mese, ma focalizzata effettivamente "in un incontro nel mio studio in poco più di tre ore" racconta un fluviale Daverio. L'humus era già sufficientemente pronto a raccogliere i semi gettati dal consulente. "L'inaugurazione del nostro spazio dedicato al design, nel 1993 – sottolinea Emma Zanella <\/strong>– dice che è nella natura stessa di questo museo attraversare i confini, i legami, le contiguità e le ambiguità esistenti dal dopoguerra ad oggi tra l'arte propriamente detta e la produzione industriale". Il design in senso lato. Forniture design<\/em>, mobili, dunque, ma anche fashion, così come i gioielli della meccanica. L'estetica delle espressioni artistiche che vanno di pari passo con l'estetica dell'abitato e con l'evoluzione dei costumi sociali. <\/p>\n