{"id":13917,"date":"2008-01-10T03:48:22","date_gmt":"2008-01-10T03:48:22","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-01-11T07:46:32","modified_gmt":"2008-01-11T07:46:32","slug":"su-questa-pietra-l-opera-della-fede","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/su-questa-pietra-l-opera-della-fede\/","title":{"rendered":"Su questa pietra. L\u2019opera della fede"},"content":{"rendered":"
Arte e Chiesa<\/strong> – Il tema della mostra in corso alla Torre<\/strong> Colombera<\/strong> affronta il rapporto tra questi due punti. "Una relazione che non può prescindere dal fatto che il primo creatore è Dio e che l'artista ne imita il gesto", affermava Giovanni Paolo II<\/strong> nella lettera agli artisti. L'artista, cioè, cosciente della sua dipendenza dal Creatore, riconosce nella Chiesa il punto originario della sua contemporaneità e il luogo dove incontrare Cristo.<\/p>\n La Scuola Beato Angelico <\/strong>– Interprete del rapporto arte fede, arte-chiesa fu Monsignor Giuseppe Polvara<\/strong> che, nel 1921, fondò la scuola superiore di arte cristiana "Beato<\/strong> Angelico<\/strong>" a Milano con l'intento di riportare l'arte alle sue fonti ispiratrici, di formare scolasticamente ed accademicamente artisti, artigiani ed architetti di chiese. <\/p>\n Dalla materia a Dio<\/strong> – Il tema dell'esposizione viene spiegato proprio attraverso esempi artistici provenienti dalla secolare scuola d'arte sacra milanese, che propone ai suoi studenti un percorso molto simile a quello svolto dall'artista medievale che, illuminato da Dio, conosce il reale, lavora la materia e, partecipando del mistero divino della creazione, Gliela restituisce sotto forma artistica.<\/p>\n I tre stadi <\/strong>– L'allestimento espositivo sfrutta la struttura verticale della Torre Colombera<\/strong>, in virtù del percorso che la mostra intende far fare al visitatore: una sorta di ascesi spirituale attraverso le opere dislocate lungo i tre piani dell'edificio, "per annunciare la salvezza con il linguaggio della bellezza" sottolinea Maria Vigorelli<\/strong>, curatrice della rassegna assieme all'artista Pietro Albetti<\/strong>. <\/p>\n Il laboratorio<\/strong> – Si parte dal pian terreno, dove un tornio e altri strumenti da lavoro, provenienti dai laboratori della Scuola Beato Angelico<\/strong>, testimoniano la conoscenza del reale, che avviene nel processo creativo, e dell'artista-artigiano che, illuminato, si mette all'opera. La presenza in questa sala di alcune immagini e di testi di artisti del Novecento convertiti al cristianesimo, come Arturo Martini, William Congdon, Henri Matisse, Antoni Gaudì, rivela che anche in tempi moderni il rapporto tra creatività e Creatore è stato vissuto a pieno. <\/p>\n Secondo piano: arte e culto<\/strong> – Il secondo step della mostra illustra la relazione tra arte e liturgia, tra arte e culto, mediante bozzetti in terracotta, realizzati dalla scuola milanese per gli altari di alcune chiese novecentesche, e opere liturgiche, create anche dal Collegio Rotondi di Gorla Maggiore<\/strong>, tra le quali vi sono casule, calici, ostensori o crocette, come quella smaltata realizzata per il Cardinal Martini. "La liturgia, come del resto la Rivelazione cristiana, ha un intrinseco legame con la bellezza: è veritatis splendor (…) la bellezza della liturgia è parte del mistero pasquale (…) non è un fattore decorativo": le parole tratte dal Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI in visione nella sala spiegano perfettamente il senso della seconda tappa del percorso. <\/p>\n A contatto con Dio<\/strong> – "L'iter ascetico" prosegue nell'ultima stanza, quella più in alto, dove silenziosamente, avvolti da una luce soffusa, emergono i bozzetti in legno e polistirolo di alcune sculture realizzate per il Duomo di Milano, e dove campeggiano, illuminate da una luce diretta, due tele di Pietro Albetti<\/strong>, nelle quali sono rappresentati alcuni particolari della Grande Fabbrica milanese, un edificio artistico che, slanciandosi verso il cielo, sembra voler legare la vita degli uomini a Dio. Un legame che però rimane privato fra artista e Dio, come specificano le parole di Eugenio Corti<\/strong> nel romanzo "Il cavallo rosso", quando scrive "Dovunque sulle guglie gotiche c'erano statue (…) Pensò ai maestri scalpellini che le avevano scolpite; uomini sconosciuti, i quali (…) avevano speso la vita intera, soprattutto nel Medioevo (…) a scolpire con pazienza e spesso con arte mirabile le statue delle cattedrali, anche quando sapevano che una volta issate al loro posto, nessuno avrebbe potuto ammirarle, nessuno, tranne Dio".<\/p>\n Su questa pietra. L'opera della fede<\/strong> Tela con particolari Duomo di Milano, Pietro Albetti Arte e Chiesa – Il tema della mostra in corso alla Torre Colombera affronta il rapporto tra questi due punti. "Una relazione che non può prescindere dal fatto che il primo creatore è Dio e che l'artista ne imita il gesto", affermava Giovanni Paolo II nella lettera […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":13918,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[64,15,50],"tags":[],"yoast_head":"\n
Torre Colombera, via Lombardia 1
Gorla Maggiore (VA)
Durata: 5-27 gennaio 2008-01-09
Orario: giov. e sab. 16:30-19:00
\t dom. e festivi 10:00-12:00; 16:00-19:00<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"