{"id":14212,"date":"2008-02-12T05:55:52","date_gmt":"2008-02-12T05:55:52","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-02-15T06:59:41","modified_gmt":"2008-02-15T06:59:41","slug":"alessandro-uboldi-una-sequenza-lunga-come-la-vita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/alessandro-uboldi-una-sequenza-lunga-come-la-vita\/","title":{"rendered":"Alessandro Uboldi, una sequenza lunga come la vita"},"content":{"rendered":"
\"InIn studio<\/span><\/div>\n

Il collezionista di film – O passado e o presente<\/em><\/strong>; La via maestra<\/em><\/strong>; Shadows<\/em><\/strong>; L'incanto della foresta<\/strong><\/em>. Sul tavolo di Alessandro Uboldi<\/strong> non solo migliaia di scatti fotografici, istantanee rubate all'immaginario filmico e televisivo, ma soprattutto due bibbie per cinefili, il Mereghetti<\/strong> e il Farinotti<\/strong>. Due tomi, anche se non aggiornati all'ultima edizione, che raccolgono migliaia di titoli disponibili alle corde emotive dell'artista. E' lì che pesca i titoli, per corrispondenza amorosa, per contiguità di senso, più spesso per pure assonanze tra la parola e l'immagine, al suo ininterrotto ciclo di lavori che dura ormai da tanti anni.

La grammatica del cinema <\/strong>– Uboldi e l'immagine in movimento hanno una liason<\/em> che dura da sempre. Il lavoro nasce così: non tanto da una fissazione per una immagine in particolare ma per l'universo delle immagini. In altri tempi erano scene madri e non dell'universo cinematografico: Ombre rosse<\/strong><\/em>, Le sang d'un poéte<\/strong><\/em>, o Escamotage d'une dame chez Robert Houdin<\/strong><\/em>, film del 1896, a dire la sua ansia di esplorare fino ai primordi l'immagine in movimento. La fissava quella immagine, vi giocava anche, per poi utilizzare della grammatica  cinematografica gli stessi strumenti: esemplare l'opera presente al Castello di Masnago, Le voyage dans la lune<\/em><\/strong>, un olio su direttamente applicato ad uno schermo cinematrografico. <\/p>\n

Metti in circolo le idee<\/strong> – "Pur avendo amato da sempre il cinema, non ho mai pensato a dedicarmici in maniera professionale. Sono mancate le occasioni, tranne in un breve periodo in gioventù, seguendo progetti sperimentali", racconta Uboldi, uno dei quattro artisti che espongono a Villa Morotti. Ma nel cinema è sempre rimasto invischiato, attratto dalla vastità non solo del repertorio iconografico, ma anche dalla "messa in circolo di idee, sollecitazioni, di rimandi continui a qualcosa di altro".

<\/strong><\/p>\n

\"L'artista\"L'artista<\/span><\/div>\n

Il continuum di ironia<\/strong> – Una frase è scritta proprio davanti ai suoi occhi: "Parafrasando De Chirico, bisogna fotografare quello che non si vede". Tutta la sua produzione ruota intorno a questo nodo: lo spostamento semantico, unito allo sfasamento della percezione visiva. Hanno questo senso gli ultimissimi lavori che andranno a Villa Morotti. Fotografie scattate dal vero o dallo schermo, a situazioni, persone, cose. Le immagini vengono poi incorniciate e didascalizzate con un titolo di un film. Così il degrado estetico dei treni in stazione a Varese prende il titolo di Treni strettamente sorvegliati<\/strong><\/em>, film di Jirí Menzel degli anni sessanta; un'altra immagine prende la didascalia di Falso movimento<\/strong><\/em> di Wim Wenders, e così via in un gioco continuo di ironia, corto circuito, sempre in omaggio alla settima arte. <\/p>\n

Vanno e vengono <\/strong>– "Da due o tre anni mi sento pieno di idee, fecondo; ed è un bene perché occorre sempre essere in evoluzione", confida Uboldi, che vede in Duchamp<\/strong> una figura di riferimento, "lui è davvero il padre dell'arte concettuale", ma che si imparenta, alla lontana, anche con Warhol<\/strong> per l'utilizzo che il creatore della Factory fece dell'immagine fotografica e per la sua dedizione al cinema. Ma mentre Warhol fissava icone mediatiche, Uboldi cerca nel caos, nella aleatorietà delle immagini. E sono quelle che gli cadono sotto gli occhi guardando la televisione: immagini casuali, sfuocate, evocative. Li fissa direttamente dallo schermo catodico, con una vecchia macchina fotografica. Ingrandisce e plastifica. A volte interviene con il colore, più spesso nelle immagini compare, come una firma, il riflesso di una lampada. Non è la pulizia formale che gli interessa, ma lo scorrere della vita. I titoli, quelli vengono, ma come nella vita, possono anche passare: anche loro soggetti al caso e alle circostanze, alle vibrazioni del momento. Basta aprire il Meneghetti e oplà, scatta una nuova consonanza. O passado e o presente<\/strong><\/em>.<\/p>\n

Ambrosini, La Rosa, Scamarcia, Uboldi<\/strong>
Villa Morotti Arredamenti
P.zza Montegrappa, 9 – 21020 Daverio (Va)
Inaugurazione sabato 16 febbraio 2008 ore 16
orari: feriali 10\/12.30 – Domenica 15.30\/19 – Lunedì chiuso
info: Tel e fax 0332\/947123
www.morottiarredamenti.it
info @ morottilantino.it<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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