{"id":14310,"date":"2008-02-22T04:02:25","date_gmt":"2008-02-22T04:02:25","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-02-22T07:59:14","modified_gmt":"2008-02-22T07:59:14","slug":"non-dimentichiamo-fallujah","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/non-dimentichiamo-fallujah\/","title":{"rendered":"Non dimentichiamo Fallujah!"},"content":{"rendered":"
La strage nascosta –<\/strong> Aprile 2004, Fallujah (Iraq)<\/strong>. Centinaia di migliaia di persone pagano il prezzo del sangue versato, un anno prima nella stessa città, da quattro soldati americani, con una strage che ha dell'incredibile: una enorme quantità di innocenti viene sterminata dall'MK77, scatenato a pioggia da elicotteri americani. Il Mark 77 <\/strong>è un'arma chimica a base di fosforo bianco, sostanza che brucia ferocemente in aria e i cui frammenti continuano la combustione fino all'esaurimento totale dell'ossigeno presente nell'ambiente e nei tessuti delle persone colpite, a meno che non si intervenga prontamente a soffocare la reazione chimica con fango o altre sostanze simili. La strage rimane a lungo occultata dalle autorità responsabili del massacro. Fallujah: un interesse comune – <\/strong>A distanza di quasi quattro anni Mariuccia Secol<\/strong> ripercorre quel terribile evento, raccontandolo attraverso l'arte visiva, senza riuscire a spiegare il motivo per il quale si è dedicata a questo fatto. "Sarà una coincidenza strana, ma al momento non sono l'unica artista ad esserne interessata", spiega l'artista, "l'autore del film, Angeli distratti,<\/strong> una pièce teatrale che si inaugurerà a Roma in primavera e molte altre opere hanno per tema la strage di Fallujah. Di fatto non ho mai dimenticato questo episodio di cronaca e dato che quest'anno cade il trentennale dell'Associazione di Liberi Artisti della Provincia di Varese<\/strong>, di cui faccio parte, ho deciso che questo dovesse essere il tema dell'installazione che presenterò all'Accademia musicale di Crosio<\/strong>".<\/p>\n Un'installazione a più livelli –<\/strong> 77 quaderni fatti con giornali di strada saranno distribuiti a tre livelli, il primo, quello del corpo<\/strong>, è simboleggiato da dei vestiti, il secondo, l'anima<\/strong>, è rappresentato da quotidiani rivestiti di tessuto, sui quali la Secol lascia intravedere i nomi delle donne irachene uccise, il terzo, la distruzione<\/strong>, è costituito da giornali dipinti sui quali si leggono a malapena i nomi degli uomini caduti nella strage. Attraverso questi tre step l'artista ricostruisce idealmente e ci fa rivivere i diversi momenti che portarono alla morte degli abitanti di Fallujah: il fosforo bianco si attacca al corpo e brucia sino all'ultima cellula in cui vi sia ancora ossigeno, sino alla distruzione dell'anima che non è quella di un singolo individuo, ma di un intero popolo. Poiché la comprensione deve avvenire per gradi e dato che l'artista afferma "di non bastarsi", esporrà, oltre al proprio lavoro, minuscoli libretti disegnati da bambini, dai 3 agli 11 anni, che si sono confrontati con la strage, attraverso le parole dell'artista e dei rispettivi genitori, ed hanno omaggiato i bambini iracheni con disegni di speranza, di quotidianità, di fantasia e semplicità, tipiche di quella infanzia rubata alle vittime della strage e a quei bimbi che sono ancora in preda al delirio postbellico. Altri medium espressivi accompagneranno l'installazione: dall'accorata registrazione di nomi di donne irachene morte a Fallujah interpretata dalla vocalist Rossana Maggia Maffina<\/strong> agli scritti di Manuela Gandini, Dìaz Rozzotto, Fabrizio Rovesti, Eliana Galvani, Pablo Neruda<\/strong> e altri che, raccolti in un giornale visibile in mostra, raccontano della figura femminile in Iraq, delle armi-giocattolo, degli uomini di potere…<\/p>\n Il giornale –<\/strong> Veicola l'informazione quotidianamente. Lo ha fatto anche il giorno della strage, come nei giorni a seguire, sino all'esaurimento della intensità drammatica della notizia. Nell'installazione della Secol l'uso del giornale, quello distribuito gratuitamente tutti i giorni nelle città, come Leggo<\/strong> o City<\/strong>, ha lo scopo di evocare la comunicazione dell'informazione attraverso la carta stampata, ma stigmatizzarne le pagine in un'opera d'arte, significa voler preservare dall'oblio il ricordo di un fatto tanto tremendo. Ma…<\/p>\n Un'inaugurazione-evento –<\/strong> L'inaugurazione, strutturata sul modello dell'happening<\/em>, e la durata della mostra, ridotta a due soli giorni, evidenziano un concetto preciso: il gesto dell'artista che tenta di non far dimenticare un episodio tanto tragico, come quello di Fallujah, simile a tante altre stragi conosciute o sottaciute, non può nulla contro l'inesorabilità del tempo che affievolisce l'urgenza e l'intensità drammatica di una notizia, facendola velocemente passare nella dimenticanza. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Mariuccia Secol La strage nascosta – Aprile 2004, Fallujah (Iraq). Centinaia di migliaia di persone pagano il prezzo del sangue versato, un anno prima nella stessa città, da quattro soldati americani, con una strage che ha dell'incredibile: una enorme quantità di innocenti viene sterminata dall'MK77, scatenato a pioggia da elicotteri americani. 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