{"id":14490,"date":"2008-03-14T09:46:14","date_gmt":"2008-03-14T09:46:14","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-03-14T09:52:39","modified_gmt":"2008-03-14T09:52:39","slug":"nel-laboratorio-dei-miniatori","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/nel-laboratorio-dei-miniatori\/","title":{"rendered":"Nel laboratorio dei miniatori"},"content":{"rendered":"
Come nasce un manoscritto miniato?<\/strong> – Chi sono i miniatori che, dagli albori del Medioevo fino al primo Rinascimento, si dedicano alla decorazione dei manoscritti? Dove e come lavorano, quali sono gli strumenti del loro mestiere, come si sviluppano l'approccio ai modelli e i rapporti con la committenza? Quanto guadagnavano i copisti e i miniatori e quale era il loro stato economico e sociale? Questi e altri sono stati i sentieri di ricerca che le due giornate di studio (6 e 7 marzo 2008, Università Cattolica di Milano<\/strong> – Biblioteca<\/strong> Ambrosiana<\/strong>) hanno voluto percorrere, benché il cammino sia ancora tutto da affrontare e approfondire anche per la complessità e l'intreccio delle discipline coinvolte. Gli interventi dei relatori delle giornate di studio (volute e promosse da Guglielmo Cavallo<\/strong>, Fabrizio<\/strong> Crivello<\/strong>, Mirella Ferrari<\/strong>, Francesca Flores D'Arcais<\/strong> e mons. Marco Navoni<\/strong>), hanno seguito e percorso alcune delle tappe più significative di quest'arte così varia e complessa che per molto tempo ha subìto l'etichetta diminutiva e al tempo stesso pesantemente riduttiva di "arte minore". La miniatura<\/strong>, ovvero la decorazione pittorica e l'illustrazione del libro manoscritto, fu una delle manifestazioni artistiche più importanti del Medioevo, tanto che, l'importanza dei laboratori artistici e la fama di alcuni maestri trovano un testimone d'eccezione anche in Dante Alighieri<\/strong> (Purgatorio XI).<\/p>\n I segreti delle antiche pergamene<\/strong> – La giornata del 6 marzo, presieduta da Mirella Ferrari<\/strong>, Giordana Mariani<\/strong> Canova<\/strong> e Maria Grazia Albertini Ottolenghi<\/strong>, ha visto gli interventi di Guglielmo Cavallo <\/strong>dell'Università di Roma "La Sapienza", Giordana Mariani Canova<\/strong> (Università di Padova), Giacomo Baroffio<\/strong> (Università di Pavia), John<\/strong> Lowden <\/strong>(Courtauld Institute of Art di Londra), Axinia<\/strong> Dzurova<\/strong> (Centre Dujcev di Sofia), Antonio Iacobini<\/strong>, (Università di Roma "La Sapienza") e Gennaro Toscano<\/strong> (Università di Lille 3), Jean-Pierre Caillet <\/strong>(Università di Parigi X Nanterre), Manuel Castiñeiras<\/strong> (Departament d'Art Romànic MNAC di Barcellona), Giusi Zanichelli <\/strong>(Università di Salerno), Alessandra Perriccioli Saggese<\/strong> (Seconda Università di Napoli), Francesca Pasut <\/strong>(Università di Firenze). Gli affondi dei relatori hanno messo in evidenza come la miniatura abbia sempre interagito, a livello di modelli iconografici, con altre forme d'arte, primi fra tutte la pittura parietale, gli avori, le tavole dipinte, l'oreficeria. Mai nel Medioevo si assiste infatti alla chiusura o all'autoreferenzialità delle varie forme d'arte. Si è invece costantemente messi di fronte ad una vera e propria sinfonia di scambi, prestiti, suggerimenti tra arti diverse che dialogano e si arricchiscono reciprocamente con un rapido e fervido scambio di modelli, soggetti, motivi iconografici, in una parola, di idee. La grammatica figurativa e l'iconografia del codice manoscritto, inoltre, vengono declinate – quasi fossero un insieme di diversi dialetti o parlate locali – in forme e stili diversi a seconda delle zone geografiche. Senza la percezione della vastità del panorama dell'arte del manoscritto, è difficile cogliere anche l'originalità delle singole esperienze artistiche nel loro grande valore di espressione di libera genialità.<\/p>\n Fenomeno pienamente europeo<\/strong> – La seconda giornata del convegno, presieduta da mons. Marco Navoni<\/strong> e da Marco Rossi<\/strong>, ha visto gli interventi di Marco Petoletti<\/strong> (Università Cattolica, Milano-Brescia), Clara Castaldo<\/strong> (Università Cattolica, Milano), Mara Hofmann<\/strong> (The National Gallery, Londra), Silvia Maddalo e Michela<\/strong> Torquati<\/strong> (Università della Tuscia), Cesare Alzati<\/strong> (Università Cattolica, Milano), Caterina Zaira Laskaris<\/strong> (Università di Pavia), Cristiana Pasqualetti<\/strong> (Università dell'Aquila), Marilena Maniaci <\/strong>(Università di Roma «La Sapienza») e Giulia Orofino<\/strong> (Università di Cassino), Milvia Bollati<\/strong> (Università Cattolica, Milano), Fabrizio<\/strong> Crivello <\/strong>(Università di Torino), Anna De Floriani<\/strong> (Università di Genova), Federica Toniolo <\/strong>(Università di Padova), Carlo Bertelli<\/strong> (Università di Losanna). Tra i luoghi concreti dove venivano prodotti i codici non si possono tacere gli scriptoria, da Reims a Tours, da Saint-Denis ad Aquisgrana, fioriti numerosi in quel periodo di straordinaria coltivazione della conoscenza che va sotto il nome di Rinascenza Carolingia<\/strong>. Ma non bisogna dimenticare l'altro polo fondamentale della produzione dei manoscritti: nel mondo gotico, a partire dal 1200, mutarono i centri di produzione dei codici miniati divenuti prevalentemente città e università.<\/p>\n Il bello del libro<\/strong> – È proprio l'aspetto materiale, legato ai diversi supporti di scrittura, agli inchiostri colorati e agli strumenti di lavoro di copisti e miniatori, ad affascinare incredibilmente – in tempi di testi-virtuali figli dell'era elettronica – chiunque si accosti al manoscritto e alla storia della sua secolare decorazione. È forse proprio questo aspetto ad aver affascinato maggiormente i partecipanti al convegno considerando che, proprio nell'era di Internet – dove assistiamo ad una convivenza di carta e schermo spesso non pacifica – il concetto di libro rischia quasi di sfuggirci. Lo stesso vale per le immagini. Il nostro tempo ne è costantemente saturo e sembra faticare a cogliere la sorpresa che destano le miniature da contemplare tra fitte colonne di scrittura in un codice.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Pagina Bibbia di Borso d'Este Come nasce un manoscritto miniato? – Chi sono i miniatori che, dagli albori del Medioevo fino al primo Rinascimento, si dedicano alla decorazione dei manoscritti? Dove e come lavorano, quali sono gli strumenti del loro mestiere, come si sviluppano l'approccio ai modelli e i rapporti con la committenza? 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