{"id":14621,"date":"2008-04-02T05:35:25","date_gmt":"2008-04-02T05:35:25","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-04-04T05:23:14","modified_gmt":"2008-04-04T05:23:14","slug":"marco-rossi-dal-confronto-emerge-il-valore","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/marco-rossi-dal-confronto-emerge-il-valore\/","title":{"rendered":"Marco Rossi: “Dal confronto emerge il valore”"},"content":{"rendered":"
Marco Rossi <\/strong>è docente di Storia dell'arte medievale presso la sede dell'Università Cattolica di Brescia e di Storia dell'architettura medievale presso la sede di Milano e la Scuola di Specializzazione di Storia dell'Arte. Nella collana "Storia di Varese"<\/strong>, gli studi dedicati alla pittura medievale porteranno la sua firma. In che modo le recenti indagini sul territorio hanno contribuito ad ampliare le possibilità di valutazione del contesto in cui furono realizzati i dipinti di S. Maria Foris Portas?<\/strong> Il caso del Romanico si presenta come un problema da ridefinire alla luce di connessioni e affinità con Novara e Piemonte settentrionale, con territori ticinesi e comaschi. Come evitare le generalizzazioni?<\/strong> Con gli affreschi del castello di Masnago siamo di fronte ai campioni della mondanità cortese del gotico internazionale e con Castiglione Olona a un significativo esempio di committenza umanistica.<\/strong> accenti particolari che si esprimono in forme internazionali mediate dalla tradizione lombarda. Le aree soggette al potere dei Visconti e sotto la giurisdizione degli arcivescovi milanesi sono protagoniste di un generale innalzamento culturale documentato anche dai legami con lo svolgersi della pittura nel capoluogo lombardo. Per quanto riguarda Masolino<\/strong> a Castiglione credo sia ormai da abbandonare l'interpretazione che qui vede 'l'isola di Toscana', il primo esempio di Rinascimento in Lombardia grazie alla presenza toscana di Masolino che svecchia la cultura artistica lombarda. Castiglione è da considerarsi come aggiornato esempio di committenza umanistica, vero punto generativo della pittura lombarda e fonte di ispirazione per celebri episodi come gli affreschi degli Zavattari<\/strong> a Monza".<\/p>\n Per il Varesotto sembra che non si possa parlare nemmeno di centro e di periferia, ogni luogo è un centro che necessita di riscoprirsi e comunicarsi all'esterno.<\/strong> Part. degli affreschi in San Michele Val Travaglia Marco Rossi è docente di Storia dell'arte medievale presso la sede dell'Università Cattolica di Brescia e di Storia dell'architettura medievale presso la sede di Milano e la Scuola di Specializzazione di Storia dell'Arte. Nella collana "Storia di Varese", gli studi dedicati alla pittura medievale porteranno la sua […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":14622,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[230,15,51],"tags":[],"yoast_head":"\n
Professore, quanto è importante coinvolgere giovani studiosi nell'indagine storico-artistica di una zona complessa e talvolta eccentrica come quella del Varesotto?<\/strong>
"Sono convinto dell'importanza della partecipazione delle nuove generazioni nella definizione dello sviluppo culturale di un territorio e della maggiore consapevolezza che, a livello di studi storico-artistici, è possibile raggiungere grazie al coinvolgimento di giovani studiosi. Oltre alle numerose e meritevoli iniziative di associazioni che si attivano sul territorio occorre innanzitutto guardare all'università come luogo privilegiato di formazione e di insegnamento. Nelle università si apprendono gli strumenti metodologici utili alla ricerca, all'aggiornamento, si affinano lo spirito critico e la serietà scientifica di studio. È necessario, inoltre, favorire la circolazione di giovani studiosi provenienti anche dall'estero e contribuire al confronto che ne può nascere".<\/p>\n
"Il caso di Castelseprio si presenta come vero fatto paradigmatico della storia dell'arte connotato da un pluralismo linguistico estremamente articolato e come uno degli esempi più impervi per il dibattito cronologico. Mai come in questa occasione, risulta necessario e fondamentale cercare rapporti e confronti con altre zone per illuminare lo studio. Occorre innanzitutto non disperare di imbattersi in altre e nuove scoperte archeologiche che possano portare decisivi contributi. Credo comunque che sia sbagliato pensare agli affreschi di Castelseprio come emergenza isolata: molte testimonianze di VII-VIII secolo sono andate perdute e ciò contribuisce a fare apparire S. Maria Foris Portas priva di contesto e legami. Gli affreschi recentemente restaurati in S. Maria Antiqua di Roma sono stati indagati per tentare di stabilire dei confronti con questa zona dell'alta Lombardia. Fondamentali risultano poi i confronti con S. Salvatore a Brescia anche se in tutti questi casi mancano ancoraggi certi di cronologia. Sono convinto che sia importante studiare anche le tecniche della pittura muraria tra VI e IX secolo; solo un maggiore confronto porterà una conoscenza più approfondita. A tal proposito posso anticiparle che verrà presto organizzato a Cividale un convegno di studi sulle testimonianze artistiche dell'VIII secolo".<\/p>\n
"Novità consistenti saranno pubblicate nella "Storia di Varese"<\/strong> da Anna Maria Segagni<\/strong> e Luigi Schiavi<\/strong>, che aggiornano la prima ricognizione della Finocchi<\/strong>. Gli esempi di architettura romanica nell'alta Lombardia vanno letti a prescindere dai confini dell'attuale provincia poiché trovano pieno senso se considerati nel contesto originario del Seprio che comprende anche la zona comasca, del Ticino e di Novara. È possibile individuare termini comuni e riferimenti stilistici in tutta la zona prealpina occidentale, come avviene nel singolare caso della chiesa di San Michele in Monte in Valtravaglia. In questo edificio, riconducibile a tipologie architettoniche romaniche, sono conservati interessanti lacerti di affreschi che mostrano significative tangenze con quelli di Civate, e l'iscrizione Dominicus Cusstos<\/em><\/strong>, titolo che Ariberto, nella chiesa di San Vincenzo di Galliano, riserva per sé. È importante tenere presente che la cultura figurativa diffusa ai piedi delle Prealpi, tra oratori e cappelle ora sperduti, ma un tempo distribuiti su importanti arterie di collegamento, si caratterizza per la circolazione imprevedibile di maestranze e modelli".<\/p>\n
"È comprensibile che la straordinaria ricchezza decorativa della cultura gotico-internazionale attiri e affascini ancora oggi. Il repertorio iconografico sacro e profano del Quattrocento lombardo, culminante con le importanti committenze della Signoria viscontea, si impreziosisce di <\/p>\n
"Sono numerosi i casi davvero interessanti della provincia. Il Battistero della città, ad esempio, è un vero gioiello architettonico, con un'estensione di pareti affrescate non comune. Né va dimenticata la cultura artistica degli oratori trecenteschi, da Solaro ad Albizzate, nei quali l'esperienza giottesca viene filtrata dai maestri lombardi, attraverso il realismo settentrionale e la ricerca di effetti illusionistici. C'è da aggiungere la folta produzione popolare di affreschi votivi realizzata con sapienza e maestria di timbro artigianale da botteghe locali di artisti modesti ma scrupolosi, pittori itineranti specializzati in ex voto e Madonne. Quelli che ho citato rappresentano la punta emergente di un panorama pittorico estremamente variegato, che innanzitutto necessita di maggiori cure, valorizzazione e ordinaria manutenzione. Credo poi che occorrano una maggior comunicazione tra centri e l'indispensabile circolazione di pubblicazioni e libri che troppe volte rischiano di non varcare i limiti territoriali locali".<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"