{"id":14874,"date":"2008-05-02T07:13:49","date_gmt":"2008-05-02T07:13:49","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-05-02T10:24:41","modified_gmt":"2008-05-02T10:24:41","slug":"il-tesoro-nascosto-in-s-maria-a-sumirago","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-tesoro-nascosto-in-s-maria-a-sumirago\/","title":{"rendered":"Il ‘tesoro’ nascosto in S.Maria a Sumirago"},"content":{"rendered":"
Tesoro nascosto –<\/strong> In cima al paese, al culmine della via San Lorenzo, dopo la parrocchiale e dopo il nuovo Municipio. Situata a sinistra, quasi nascosta. La chiesetta di Santa Maria<\/strong>, attira lo sguardo di chi percorre attento quelle strade e raccoglie i fedeli di Sumirago che la reputano una ricchezza da non sottovalutare. La piccola canonica è tutt'ora sede di celebrazioni, ma limitate a brevi periodi dell'anno o a richieste particolari. Spesso chiusa quindi, ma a disposizione di quanti vogliano ammirare l'interno; basta rivolgersi al parroco del paese e prenotare la visita. In questo caso però ci sarà un occasione speciale: l'11 maggio<\/strong> sarà visitabile per l'intera giornata e si potrà anche assistere al racconto della sua storia grazie ad un gruppo di giovani volontari. Un'occasione un pò rara e dunque degna di nota. La storia in un libro – <\/strong>Grazie al volume "Santa Maria in Sumirago"<\/strong>, edito successivamente alla conclusione dei lavori, con contributi di tutti gli esperti coinvolti, si può ora approfondire ogni singolo aspetto della piccola chiesa. Sicuramente l'edificio a navata unica, ha subito più fasi di costruzione; la prima edificazione risale alla prima metà del IX sec. Il riconoscimento del primitivo impianto religioso ha permesso una ricostruzione storico-architettonica e il rinvenimento di strutture tombali contenenti cinque inumati; attraverso delle lastre trasparenti inserite nella pavimentazione attuale della chiesa è possibile vedere parte dei reperti ossei e delle tombe. Sicuramente la chiesa ha subito un importante ampliamento in epoca basso medievale, a questo periodo risalgono anche le monete rinvenute, coniate con certezza tra il 1310 e 1329, dati fondamentali per la stesura della storia di S.Maria. Il terzo intervento è da ricondurre alla seconda metà del 1500, all'epoca della Controriforma quando il fiorente Ducato di Milano<\/strong> nella persone di Carlo<\/strong> e Federico Borromeo<\/strong> estesero il loro controllo alle canoniche provinciali. A questa fase corrispondono anche gli affreschi contenuti all'interno della chiesa, pitture di alto valore artistico locale. Infine in epoca moderna si sono sovrapposti più interventi di adeguamento alla struttura architettonica, dalla sagrestia al campanile e sono stati anche 'risistemate' le lacune degli affreschi che hanno un pò rovinato l'originale bellezza. La parte più affascinante – <\/strong>Il ciclo di pitture situato nella zona dell'abside e del presbiterio presenta alcune scene dell'Infanzia di Cristo. Cinque le zone affrescate che vanno dalla Natività<\/strong> all'Adorazione dei Magi<\/strong>. Nella zona centrale si trova una Presentazione al Tempio<\/strong> sovrastata dal Padre Eterno<\/strong>, con ai lati i due santi patroni della chiesa: San Giovanni Battista e San Lorenzo<\/strong>, figure tra le più interessanti e meno ritoccate dell'intero ciclo. Nella volta si trovano, divisi nelle vele, i quattro evangelisti e al termine della navata, sulla sinistra, è collocata una Madonna col Bambino<\/strong>, unica opera datata che risale al 1522. Il critico ed esperto leonardesco, Pietro Marani<\/strong> ha fatto alcune considerazioni interessanti in merito alla tipologia e al linguaggio di quest'anonimo frescante. Innanzitutto colloca nella seconda metà del XVI secolo le pitture di abside e presbiterio. Visto il perido e guardando alla produzione coeva in territorio lombardo il rapporto primo, anche se non fraterno, vede associare il frescante sumiraghese a Giovan Paolo Lomazzo<\/strong>, pittore lombardo deceduto nel 1600, attivo nella provincia varesina. Altro rimando tipologico conduce il critico ad un confronto con le opere di Della Cerva<\/strong>, allievo di Gaudenzio Ferrari<\/strong>, artista cinquecentesco piemontese attivo a Milano e autore dell'importante ciclo del Sacro Monte di Varallo<\/strong>. I confronti conducono Marani anche a Busto Arsizio dove negli anni Trenta del 500' lavorava Giovan Piero Crespi<\/strong>.<\/p>\n Un piccolo scrigno, quello di Sumirago che lascia ancora zone d'ombra e che stuzzica la curiosità degli studiosi. In attesa di nuove scoperte la chiesa attende i visitatori domenica 11 maggio. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" La chiesa di S.Maria Tesoro nascosto – In cima al paese, al culmine della via San Lorenzo, dopo la parrocchiale e dopo il nuovo Municipio. Situata a sinistra, quasi nascosta. La chiesetta di Santa Maria, attira lo sguardo di chi percorre attento quelle strade e raccoglie i fedeli di Sumirago che la reputano una ricchezza […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":14875,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[48,51],"tags":[],"yoast_head":"\n
Esperti sul campo –<\/strong> La piccola chiesa di Santa Maria conserva frammenti di storia di una comunità, che parte dall'altomedioevo e arriva fino agli anni novanta del secolo scorso. Al 1992 risalgono i restauri che hanno permesso di ricostruire la vera storia della ex parrocchiale sumiraghese e scoprire particolari di rilievo a livello archeologico e artistico. La campagna di lavori è durata a lungo e ha ottenuto il supporto degli stessi abitanti del comune che per l'occasione avevano istituito un gruppo Pro restauro<\/strong>, coordinato da Stefania Rossi,<\/strong> che annoverava nell'equipe diversi membri dell'amministrazione. I restauri hanno previsto la collaborazione di più esperti: coinvolta la Soprintendenza per i Beni artistici e storici nella persona di Pietro C.Marani<\/strong>; le Civiche Raccolte archeologiche e numismatiche di Milano che hanno schierato sul campo Rodolfo Martini<\/strong>; Valeria Mariotti<\/strong> della Soprintendenza Archeologica della Lombardia; esperti di antropologia (che hanno studiato i cinque inumati ritrovati), gli archeologi Paola M. De Marchi<\/strong> e Carlo Mastorgio<\/strong> allora conservatore del Museo archeologico di Arsago e i restauratori che si sono occupati del ripristino degli affreschi interni ed esterni.
<\/strong><\/p>\n
<\/strong><\/p>\n