{"id":14996,"date":"2008-05-14T10:44:35","date_gmt":"2008-05-14T10:44:35","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-05-16T08:58:26","modified_gmt":"2008-05-16T08:58:26","slug":"il-caravaggio-che-piace-e-non-piace","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-caravaggio-che-piace-e-non-piace\/","title":{"rendered":"Il Caravaggio che piace e non piace"},"content":{"rendered":"
Quanto ci piace?<\/strong> – Ma il Caravaggio di Villa Mirabello<\/strong>, piace o non piace? E soprattutto: sta riuscendo nell'intento di attirare l'attenzione del mondo culturale del nord Italia su Varese, come si auspicava l'Associazione Varesevive <\/strong>nel farsi carico dell'impresa? Stando ai dati si e no. Le cifre raccontano di una affluenza che dopo circa un mese di apertura, sono poco meno di 1800 i visitatori saliti al colle Mirabello per onorare la presenza dell'opera attribuita al Merisi<\/strong>. Cifre attendibili perché certificate dal personale del museo stesso con una media giornaliera considerevole di circa 90 frequenze. Un dato cui va aggiunto, sottolineano, un cospicuo numero di omaggi e la folta presenza all'inaugurazione, ricordata come tra le più chiccose<\/em> degli ultimi anni a Varese. <\/p>\n L'incompiuta<\/strong> – Cifre rispettabili, in senso assoluto per la sede archeologica, che pure ha visto in altri momenti diverse migliaia di visitatori, nel remoto e nel recente passato, dalle mostre di Cairo<\/strong>, a quella di Guttuso<\/strong>, a quella più recente dedicata ai Celti. Ma sufficienti per rimanere soddisfatti? Probabilmente no: un Caravaggio in 'casa' è cosa troppo rara per non avvertire che quel numero, ripetiamo considerevole – specie se rapportato alle esangui cifre della splendida mostra Carte d'arte<\/strong>, organizzata l'anno scorso dalla stessa Varesevive – dia il senso di una incompiuta. <\/p>\n Manca l'aura<\/strong> – La Madonna annunciata di Antonello da Messina<\/strong> esposta l'anno scorso al Museo Diocesiano<\/strong> fece in una cinquantina di giorni circa 50.000 visitatori. La Dama con l'ermellino di Leonardo<\/strong>, proveniente in via del tutto eccezionale da Cracovia, ne raccolse 70.000 a Milano, il doppio dei visitatori a Firenze e 120.000 a Roma. Sono i primi termini di paragone di eventi espositivi pensati intorno, o soltanto, con un unico, leggendario capolavoro, di solito di difficile accessibilità. Qui manca l'aura leggendaria, se non nel nome. Ed è in ogni caso difficile fare paragoni parlando di centri che masticano arte quotidianamente, e che quotidianamente di capolavori a disposizione ne hanno girato ogni angolo. "Poi non si dica che non si fa cultura a Varese", si lamentava nei giorni scorsi un autorevole esponente di Varesevive, conscio che sin qui l'esito non è esattamente all'altezza delle aspettative. "La stessa mostra Carte d'arte fatta qui a Varese, a Milano, al Pac, e a Firenze, ha registrato numeri ben diversi, pur essendo meno ricca di quella di Villa Mirabello", continuava. Dov'è il problema, allora? Dentro di noi o fuori di noi? Nella scarsa convinzione con cui comunichiamo le nostre iniziative alla città stessa, per non dire al di fuori? O è il Caravaggio, neppure il Caravaggio, questo Caravaggio che non riesce a convincere? Ora c'è Fai il pieno di cultura, chissà che il Sacrificio<\/strong> non si riscopra improvvisamente un ottimo propellente.
Il battage consistente <\/strong>– Varese, no, non è abituata; resta da capire allora i motivi per cui la città e il suo richiamo non abbiano sfondato, soprattutto al di fuori dai propri confini, dando per scontato che potrebbero arrivare a 2000, 2500, o anche 3000 quando all'inizio di giugno l'opera riprenderà la strada di casa. Siamo poco sopra le medie del Guttuso<\/strong> in Sala Veratti<\/strong>, siamo tutto sommato in linea con le normali medie di mostre di buon livello. E dire che, rispetto a Carte d'arte, il Sacrificio di Isacco <\/strong>ha goduto e sta tuttora godendo di una esposizione mediatica non eccezionale, ma nemmeno minore. Manifesti, di taglia diversa sui muri, il regalo mediatico della visita del ministro Bossi<\/strong>, l'eco intrinseca di nome, un battage<\/em> di stampa consistente seppur non sempre e necessariamente allineata a condividere totalmente l'attribuzione garantita dai curatori. <\/p>\n