{"id":15072,"date":"2008-05-22T04:29:08","date_gmt":"2008-05-22T04:29:08","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-05-23T06:31:20","modified_gmt":"2008-05-23T06:31:20","slug":"ravasi-voglio-l-arte-sacra-in-biennale","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/ravasi-voglio-l-arte-sacra-in-biennale\/","title":{"rendered":"Ravasi, voglio l’arte sacra in Biennale"},"content":{"rendered":"
Un posto al sole <\/strong>– Una anti-Biennale, o meglio una Biennale parallela. Questa è l'accelerazione che il neo Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura e i Beni del Vaticano<\/strong>, Monsignor Gianfranco Ravasi<\/strong>, ha prodotto nei giorni scorsi. Da uomo di lettere e di quotidiana contiguità con le arti visive, l'ex guida della Biblioteca Ambrosiana lancia la sua proposta per una nuova sfida della Chiesa nell'ambito dei linguaggi contemporanei, là dove pulsa il cuore dell'arte più attuale, a Venezia. Qui, sembra, il Vaticano sta cercando un proprio padiglione per esporre proprie opere d'arte che restaurino un dialogo diretto con le forme del sacro. <\/p>\n Tracce del sacro<\/strong> – La notizia ha un suo peso specifico. Lo si constata dal fatto anche i vaticanisti principi dei maggiori quotidiani nazionali se ne siano occupati. In particolare Repubblica,<\/strong> che riprende la notizia in una pagina interamente dedicata ad una vasta rassegna, attualmente in corso, presso il Centre Pompidou<\/strong> a Parigi, intitolata forse ambiguamente Traces du Sacré<\/strong>; l'articolo, invece, è più esplicito e il titolo più opportuno: "L'eclissi del sacro. I paradisi perduti degli artisti", ad indicare la irreversibile frantumazione della parola sacro e della sua resa in concreti simboli estetici. <\/p>\n La vicinanza al blasfemo<\/strong> – Alla luce di questa rassegna che per<\/em> exempla<\/em> racconta non solo la irrimediabile soggettività del contemporaneo ma anche il suo massimo grado di vocazione all'oltraggio, alla blasfemia, alla beffa, il richiamo all'impegno di Monsignor Ravasi, di muovere prudentemente verso una rivendicazione di spazi ad hoc per l'arte sacra "per la quale potremmo trovarci ad esporre nostre opere artistiche accanto anche a qualcosa di un po' blasfemo", – ha affermato il ministro per la cultura del Vaticano -, è davvero una notizia di rilievo. Monsignor Ravasi Un posto al sole – Una anti-Biennale, o meglio una Biennale parallela. Questa è l'accelerazione che il neo Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura e i Beni del Vaticano, Monsignor Gianfranco Ravasi, ha prodotto nei giorni scorsi. Da uomo di lettere e di quotidiana contiguità con le arti visive, l'ex guida della […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":15073,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[51],"tags":[],"yoast_head":"\n
I primi nomi<\/strong> – "Sarei molto contento di questa opportunità, credo molto alla potenzialità del linguaggio dell'arte". Dunque, uno spazio, non necessariamente nei tradizionali padiglioni tradizionali delle kermesse; in ogni caso, luoghi dove "gli artisti tornino ad interrogarsi su questi testi, su questi temi, su questioni come il bello, la morte, Dio". Opere già realizzate, in un primo tempo, poi in seguito, interventi realizzati ad hoc. Secondo Marco Politi<\/strong>, di Repubblica, qualcosa di concreto, Monsignor Ravasi, l'avrebbe già in mente: e già si fanno i nomi. Bill Viola<\/strong>, Jannis Kounellis<\/strong> e Anish Kapoor<\/strong>. Quest'ultimo, lo stesso indicato da Giuseppe Panza tra i papabili per partecipare al progetto di rivisitazione dei Misteri luminosi<\/strong> al Sacro Monte.
Lo sdoganamento ufficiale<\/strong> – Curioso: non modificherà le perplessità generali sull'opportunità dell'intervento previsto da Palazzo Estense ma potrebbe contribuire a modificarne in parte la percezione. Dubbi sono stati sollevati anche in merito alla provenienza geografica e all'appartenenza religiosa, di artisti che dovrebbero intepretare in forme non discorsive ed eterodosse un dettato strettamente cattolico. Che Kapoor, figlio di padre indiano e di madre ebrea irachena, sia tra quanti indicati dal più autorevole tessitore e conoscitore di cose d'arte del Vaticano è davvero uno forma di "sdoganamento" senza molte possibilità di replica. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"