{"id":15123,"date":"2008-05-28T06:43:01","date_gmt":"2008-05-28T06:43:01","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-05-30T07:55:03","modified_gmt":"2008-05-30T07:55:03","slug":"riccardo-ranza-io-credo-a-medjugorje","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/riccardo-ranza-io-credo-a-medjugorje\/","title":{"rendered":"Riccardo Ranza: “Io credo a Medjugorje”"},"content":{"rendered":"
Il fotografo in cerca<\/strong> – Sempre in cammino, Riccardo Ranza <\/strong>ha percorso diversi sentieri; per predisposizione da fotografo, ma soprattutto per una sua volitiva, incontrattabile vocazione a mettersi in gioco, a scommettere sulle esperienze, alla ricerca di qualcosa di sé, che continua a sfuggire, nella necessità anche di mettersi a disposizione degli altri. Sempre in cammino, in più parti del mondo, ha incontrato sul sentiero anche il mistero di Medjugorje<\/strong>. Da quella esperienza ne è nato un itinerario interiore, ne é scaturito un progetto di reportage fotografico; ne è uscito, da pochi giorni un volume, edito da Quirici, dal titolo esplicito: "Medjugorje".<\/p>\n L'archivio sterminato<\/strong> – Una manovra di avvicinamento durata anni, personale prima ancora che professionale; diverse campagne, in alcuni casi anche di mesi, per realizzare uno sterminato archivio di immagini che provano a raccontare il paese in cui da 27 anni, si verificano apparizioni sovrannaturali, prima a 6 e poi a tre veggenti, tutti i giorni, da quel 24 giugno del 1981. Provano a raccontare il paese riemerso dalla guerra fraticida e religiosa, provano a testimoniare un fenomeno totalmente avulso dalla razionalità e immerso nei percorsi, nelle curve e nelle improvvise schiarite imprevedibili della fede. <\/p>\n Fin nei dettagli<\/strong> – Ranza vi si è accostato né da cinico né da totalmente persuaso. Si è accostato, "a volte mi sono un po' troppo" confessa nell'intervista che ha ci ha rilasciato, a quelle manifestazioni di devozione irriducibili, a quelle esternazioni talvolta fanatiche, con il rispetto e la cautela di chi avverte qualcosa, di chi non può non prendere atto di una energia e di un atmosfera che tutto circonda. Le sue fotografie, documentaristiche, descrittive, allusive, segnano un lavoro che è stato davvero meditato, sviscerato, soppesato, nei particolari così come nelle grandi sintesi. Il regalo<\/strong> – "Io vivo il mondo delle immagini – scrive ancora Riccardo – e sono consapevole che l'arte della fotografia sia uno strumento attraverso il quale Dio ispeziona la mia capacità di relazionarmi con il mondo che osservo, dandomi la possibilità di raccontare visivamente sia l'esperienza mistica che quella interpretata". In fondo al volume, due immagini della statua della Madonna di Meddjugorje. Una in bianco e nero e l'altra a colori; quella a colori realizzata a mano libera, tempo di esposizione 4 secondi. Il profilo della Vergine è l'ultima immagine scattata sul posto. L'esito di conturbante presenza della figura – confessa Riccardo – "credo sia un regalo che la Madonna mi ha voluto fare".<\/p>\n
Il coro greco<\/strong> – Il volume, che si apre con una struggente dedica al padre scomparso alcuni anni fa, contiene diversi contributi sul tema del mistero Medjugorje: di volontari che da anni vi si dedicano, missionari, religiosi, di uno psichiatria, di amici fotografi. L'intento è creare un dibattito, con il beneficio del dubbio, ma avendo per parte sua espressa la cauta certezza di credere che qualcosa di sconvolgente esista: "Credo a Medjugorje", ribadisce Riccardo, "forse in modo risentito e poco teologico", aggiunge. L'introduzione è affidata a Nicoletta Romano, la cui esperienza nel luogo delle apparizioni mariane, invitata dallo stesso Ranza, dipana, come un coro greco, la strutturale diffidenza della coscienza contemporanea nell'avvicinarsi al mistero, con la faticosa necessità di spogliarsi di molto troppo inutile bagaglio. <\/p>\n