{"id":15238,"date":"2008-06-10T05:54:32","date_gmt":"2008-06-10T05:54:32","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-06-13T06:37:55","modified_gmt":"2008-06-13T06:37:55","slug":"il-ritorno-dell-ottocento","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-ritorno-dell-ottocento\/","title":{"rendered":"Il ritorno dell’Ottocento"},"content":{"rendered":"
Il ritorno dell'Ottocento<\/strong> – La mostra che si inaugura al Castello di Masnago riporta in auge nelle spazi civici la cultura figurativa pittorica dell'Ottocento. Un orizzonte non troppo frequentato da queste parti – nonostante, per dire, la presenza di un cultore anche di cose ottocentesche come il rimpianto Dante Isella – se non per quella certa reiterata attenzione all'enfant du pays<\/em> del Varesotto, che è stato Giovanni Carnovali<\/strong>, il Piccio di Montegrino. A lui nel corso dei decenni sono state dedicate mostre in ben tre occasioni e in tre diverse sedi: quella che è stata una sorta di spartiacque nella sua fortuna critica, nel 1951 negli spazi di Villa Mirabello per la cura di Marco Valsecchi; occorrerà attendere più o meno altri trentacinque anni per rivederlo in mostra, con la serie dei disegni provenienti dal Fondo Piero Chiara<\/strong>, appena acquisiti dal Comune di Varese, nel 1996. Recente, di pochi mesi, la riproposizione delle stesse carte, riordinate e studiate da Pierluigi De Vecchi<\/strong> e Serena Contini<\/strong>, con una scelta allestitiva al Castello di Masnago, sicuramente di più efficacia visiva. In entrambi questi ultimi casi, con una risposta del pubblico non del tutto incoraggiante. <\/p>\n L'illusione Segantini<\/strong> – Rimanendo in termini di approcci monografici ad autori del secolo XIX, rimane invece impressa per una serie di motivi la mostra inaugurale di Villa Panza "Giovanni Segantini. Luce e simbolo, 1884-1899"<\/strong>: 10 e non di più opere selezionate dell'artista dell'Engadina, curate da un nome celebre come Annie-Paule Quinsac<\/strong>, che nei quattro mesi di apertura raccolse la quasi incredibile cifra di 25.000 visitatori. Era la mostra inaugurale della Villa appena <\/p>\n concessa alle cure del Fai, d'accordo, ma l'idea che una picccola esposizione potesse in quel nuovo affascinante contesto risollevare le sorti turistiche ed espositive della città cullò e illuse un po' tutti. La stessa Villa Panza, benché raggiunga tuttoggi cifre soddisfacenti non è però riuscita a mantenere quel livello di appeal. E l'Ottocento, va da sé, è di fatto sparito dalle scelte e dai programmi. Omnibus<\/strong> – Bisogna andare ancora indietro negli anni per ritrovare altre mostre omnibus. Nella stessa Busto, dove nell'epoca della gestione di Alberto Fiz, tra il 2000 e il 2001 si tenne una mostra L'Ottocento italiano. Da Lega a Wildt<\/strong>, rassegna azzeccata tanto da portare alla Fondazione Bandera circa 7000 presenze o a Varese che infilò nello stretto giro di anni la mostra in Sala Veratti dedicata alla recente allora donazione del medico Luigi Villa<\/strong>, che contribuì ad irrobustire proprio la sezione ottocentesca dei Civici Musei, o la di poco successiva Scultura a Varese dal Verismo ad oggi<\/strong>, con l'esibizione di pezzi già presenti nelle collezioni museali provenienti d vecchie donazioni e quel nucleo di nuove acquisizioni destinate a rimpolpare la sezione moderna con artisti contemporanei. <\/p>\n L'attenzione critica<\/strong> – E dire che è proprio la sezione ottocentesca è tra quelle che soprattutto negli ultimi anni hanno tenuto alto il nome delle raccolte civiche. Dai prestiti recenti in mostre importanti, a Genova, Alessandria, Rancate, alla considerazione in cui alcune opere sono state tenute da studiosi di varia estrazione; un esempio per tutti Giovanna Ginex<\/strong> e lo stesso Rebora<\/strong> che nel loro Imprenditori & Cultura. Raccolte d'arte in Lombardia 1829-1926<\/strong>, del 1999, documentavano con dovizia il rapporto, anche in ambito varesino, tra intelligenza e gusto borghese e il mecenatismo con opere anche delle collezioni civiche locali. O il fatto stesso che, da qualche tempo, il Museo d'arte moderna e contemporanea di Varese si sia accreditato nella rete dell'Ottocento Lombardo. <\/p>\n La scommessa<\/strong> – L'Ottocento al femminile al Castello di Masnago, vive a sua volta di un mix tra le prime donne dei Civici Musei, la Tamar<\/strong> hayezziana in primo luogo, la bambina di Balla<\/strong>, certo, o i piccoli del Cremona<\/strong>, ma anche dalla novità di opere non del tutto sconosciute – alcune sono anche da manuali di storia dell'arte – ma sicuramente inedite al grande pubblico. Resta la scommessa già giocata dall'Associazione Varesevive<\/strong> con l'iniziative dedicata al Caravaggio. Riuscirà questa piccola mostra che scava nel collezionismo locale ad attirare su di sé gli sguardi e le attenzioni di un pubblico non ristretto, non di casa? <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Il Piccio Il ritorno dell'Ottocento – La mostra che si inaugura al Castello di Masnago riporta in auge nelle spazi civici la cultura figurativa pittorica dell'Ottocento. Un orizzonte non troppo frequentato da queste parti – nonostante, per dire, la presenza di un cultore anche di cose ottocentesche come il rimpianto Dante Isella – se non […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":15239,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[15,231,51],"tags":[],"yoast_head":"\n
Occasioni mancate<\/strong> – Non si sono dimostrate all'altezza delle aspettative anche collettive di ampio respiro come quella realizzata a cavallo tra il 2004 e il 2005 al Castello di Masnago, Accoppiamenti giudiziosi<\/strong>. La mostra, curata da Sergio Rebora <\/strong>e Anna Bernardini<\/strong> e dotata di un voluminoso catalogo, ripercorreva un cent'anni di storia industriale ed artistica a cavallo tra Otto e Novecento. Non bastarono alcuni grandi nomi presenti per fare il pieno di visitatori. Le cifre si attestarono su poco più di 1700 biglietti venduti. Ebbe più fortuna la mostra pensata alla Fondazione Bandera di Busto<\/strong> nel 2006, Da Hayez a Morandi<\/strong>, dalle collezioni private locali; una teoria di opere e di autori, ancora a cavallo di almeno tre secoli, che solleticò un certo orgoglio civico, ma che non riuscì a sfondare alla di là della cerchia locale e a superare la soglia dei 1500 ingressi. <\/p>\n