{"id":15538,"date":"2008-07-15T10:28:12","date_gmt":"2008-07-15T10:28:12","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-07-18T06:45:33","modified_gmt":"2008-07-18T06:45:33","slug":"i-benpensanti-a-quel-paese","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/i-benpensanti-a-quel-paese\/","title":{"rendered":"I benpensanti a quel paese"},"content":{"rendered":"
Il tifoso<\/strong> – Forza Fontana, tieni duro, amico del contemporaneo. Varese torna, anche se solo dalle righe di un piccolo box de Il Giornale dell'arte<\/strong>, alla ribalta delle cronache artistiche nazionali. Sul numero di luglio, nel suo consueto piccolo spazio La magnifica Italia<\/em><\/strong>, Marco Magnifico<\/strong>, direttore generale del Fai, esorta senza mezzi termini il primo cittadino varesino a non dar retta ai 'benpensanti', a tirar dritto senza tentennamenti. Un "non ragioniam di loro, ma guarda e passa", dantesco, in nome del contemporaneo. I benpensanti chiusi<\/strong> – "C'è poco da fare – scrive Magnifico – ma in Italia i 'benpensanti sono spesso ancora visceralmente nemici del contemporaneo; recentemente anche illustri uomini di cultura considerati 'aperti' hanno protestato contro un progetto lanciato, ohibò!, da un sindaco leghista (dunque a priori considerato 'chiuso')". Il risveglio della sonnecchiosa<\/strong> – Ma per Magnifico, il progetto targato Fontana e Panza<\/strong>, "di respiro internazionale, di indubitabile qualità e in grado di rilanciare la stupefacente passeggiata sacra" (stupefacente, ma sonnacchiosa, aggiunge), è una sorta di questione di prestigio e puntiglio. Si deve fare, in quel modo, con quegli artisti. E sulla base di queste certezza, il direttore generale del Fondo per l'Ambiente Italiano<\/strong>, invita il sindaco a tirar dritto. Per un intervento, assicurato migliorativo e non invasivo, che in ogni caso, dovrebbe pesantemente modificare la 'destinazione d'uso' di quella porzione di montagna, con gli inevitabili problemi logistici di affollamento, recezione, sistemazione viabilistica e di parcheggi che ne potrebbero conseguire. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Marco Magnifico Il tifoso – Forza Fontana, tieni duro, amico del contemporaneo. Varese torna, anche se solo dalle righe di un piccolo box de Il Giornale dell'arte, alla ribalta delle cronache artistiche nazionali. Sul numero di luglio, nel suo consueto piccolo spazio La magnifica Italia, Marco Magnifico, direttore generale del Fai, esorta senza mezzi termini […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":15539,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[17,51],"tags":[],"yoast_head":"\n
Alla ribalta<\/strong> – Magnifico si riferisce, quasi inutile sottolinearlo, al progetto legato alle nuove installazioni luminose al Sacro Monte. E fa piacere che da quelle pagine destinate ad un pubblico di appassionati e di cultori faccia capolino il nome della nostra città, delle sue possibili ambizioni e dei suoi riposizionamenti culturali. Solo poco tempo fa, Vittorio Sgarbi veniva invitato a rispondere ad una delle tante critiche sul suo operato su testate di maggior respiro artistico piuttosto che su Il Giornale<\/strong>, della famiglia Berlusconi. "Ma sei sicuro che al commerciante di Varese che si legge Il Giornale interessi qualcosa?" era una domanda che ricorreva, spesso. Con un capovolgimento inatteso, adesso è la città stessa a balzare agli onori. E questo fa indubbiamente piacere. <\/p>\n
Gli uomini 'aperti' e benpensanti, si suppone, siano il citato Sgarbi<\/strong>, cui lo anche Fontana ha più volte chiesto consigli e non è avaro di collaborazioni con il Fai, Phillippe Daverio<\/strong>, idem, l'ex sovrintendente Carlo Bertelli<\/strong>, Luigi Zanzi <\/strong>e probabilmente altri, anche in ambito Tutela del Paesaggio, che in qualche modo hanno messo in dubbio l'origine e le modalità del progetto.
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Il Paese dove tutto è possibile<\/strong> – E dunque, Forza Fontana, li mandi a Quel Paese, questi che provano a dire qualche forse, qualche ni, alla modalità e al contenuto del progetto. Quale paese? Ma in America, ça va sans dire<\/em>, dove James Turrell<\/strong> – in mostra in queste settimane a Villa Panza – da trent'anni e per altri trenta è al lavoro per il suo ciclopico progetto dentro il Roden Crater <\/strong>nel cuore dell'Arizona. Progetto faraonico, dantesco a sua volta, ossessione di un singolo artista. Su un terreno di cui si è garantito la proprietà fin dal 1977 e su cui sta operando grazie a generosi contributi dello stesso Panza prima, in seguito di borse di studio del Guggheneim<\/strong> e della Dia Art Foundation<\/strong> – una fondazione privata newyorchese di mecenati – solo previa approvazione delle autorità federali dell'Arizona.
E' solo l'inizio<\/strong> – Ecco: diciamo che a Varese le cose non sono ancora così. Prima di arrivare a questo stato di fluidità tale da rendere possibile un intervento, occorre che molte cose si sistemino. A meno che: il terreno non sia già di proprietà e disponibile, che un mecenate non finanzi l'opera, e non necessariamente la comunità; a meno che le autorità competenti non siano già d'accordo a tutti i livelli, cosa che, ahinoi, ancora non pare.
Nel qual caso, forza Fontana e forza Varese. <\/p>\n