{"id":15761,"date":"2008-08-21T09:42:01","date_gmt":"2008-08-21T09:42:01","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-08-22T06:22:46","modified_gmt":"2008-08-22T06:22:46","slug":"l-altro-cenacolo-il-caso-greenaway","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/l-altro-cenacolo-il-caso-greenaway\/","title":{"rendered":"L\u2019altro Cenacolo: il caso Greenaway"},"content":{"rendered":"
Filiazioni –<\/strong> Si dice che l'incantamento dell'arte sia quello di mostrare l'esistenza delle cose, di rivelare un modo inedito di ciò che già c'è. Lo aveva scritto Denis Coutagne<\/strong>: "La novità di Cézanne non è penetrare in una terra sconosciuta e tornare ricco di impressioni inattese e nuove, ma addentrarsi sempre di più in una regione mille volte percorsa per vedervi, senza cambiare niente alle cose viste, ciò che prima di lui nessun occhio aveva visto". Proseguendo lungo questa strada il vero artista è quello capace di svelare una novella percezione del mondo che ci circonda, di insegnare a vedere e a capire la realtà nei suoi multiformi aspetti. Arte da Arte: Greenaway<\/strong> ha chiesto il massimo e lo ha ottenuto. L'Ultima Cena di Leonardo da Vinci<\/strong>, vera icona che continua a essere fonte d'ispirazione artistica. Ha chiesto di poter agire, con mezzi tecnologici e tecniche proprie del cinema, sul capolavoro vinciano in modo da rendere visibile la sua interpretazione, suggerire riflessioni ed emozioni nuove e guardare quel "mondo" con occhi contemporanei.<\/p>\n Manco a dirlo, la polemica –<\/strong> Dopo mesi di scontri, dinieghi e lanci di accuse (alla fine, dopo i dovuti controlli e accertamenti tecnici del caso, la proiezione di Greenaway si è svolta sull'originale solo il 30 giugno e rigorosamente su invito) quello che fino al 6 settembre si potrà vedere nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale<\/strong> è un perfetto clone dell'Ultima Cena di Leonardo, inaugurato in occasione dell'apertura del Salone del Mobile 2008 e realizzato grazie a una particolare combinazione di sofisticata tecnologia digitale. Il progetto ha visto la collaborazione di un team internazionale coordinato da Change Performing Arts<\/strong>. L'opera di Greenaway non è uno show multimediale, un film agiografico o – come si è scritto – una manipolazione del Cenacolo. Molto probabilmente, nelle intenzioni dell'artista britannico, nemmeno un intervento di valorizzazione. Già, ma allora che cos'è. <\/p>\n Vedere per capire –<\/strong> Il capolavoro di Leonardo da Vinci non ha bisogno di "sovrastrutture". Così come non aveva bisogno di essere svilito (e profondamente frainteso) da un astuto – quanto morboso e deforme – bestseller che ha irretito gli ingenui e fatto sogghignare gli avveduti. L'opera vinciana, nell'emozionante versione artistica suggerita da Greenaway, si offre allo sguardo sotto nuove luci e sembra abbandonare la propria condizione bidimensionale: la lettura del capolavoro, che prende vita sotto gli occhi dei visitatori, procede per sottolineature di colori e ombre che esaltano gesti e dettagli. Un'icona della nostra cultura viene accostata dallo sguardo contemporaneo, in una versione effimera per sua natura, grazie a proiezioni di immagini e luci che sembrano scaturire dall'opera stessa.<\/p>\n Ipotesi di lettura a margine – <\/strong>Sui maggiori quotidiani, qualche mese fa, i commenti dei critici si inseguivano. Se per Sgarbi<\/strong> Greenaway e L'Ultima cena "sono fatti l'uno per l'altra", per Pietro Marani<\/strong>, l'operazione direttamente sull'originale avrebbe potuto costituire un precedente pericoloso per la salvaguardia dell'arte. Carlo Bertelli <\/strong>puntualizzava: "È ovvio che qui non è in discussione una valorizzazione di Leonardo, che è compiuto di suo. Parliamo di Greenaway, che nel suo genere ha già fatto cose molto belle, reinterpretando l'arte già esistente come un testo teatrale: una cosa non necessaria, se si vuole, ma comunque legittima". E Philippe Daverio <\/strong>ironizzava: "Pensare che l'arte sia intoccabile è una cosa bacchettona. L'arte, salvo non rovinarla, deve essere usata e vissuta". Il maggior timore paventato è stato quello del "fenomeno show", del possibile uso strumentale e della spettacolarizzazione dell'unicum <\/em>artistico. La duplicazione a discapito dell'originale, insomma. A ben guardare, però, l'intervento di Greenaway sembra voler suggerire un'emozionante rilettura della Cena leonardesca ed una riflessione sui diversi linguaggi espressivi di due protagonisti distanti cinque secoli l'uno dall'altro.<\/p>\n PETER GREENAWAY L'ULTIMA CENA DI LEONARDO<\/strong> Partic. del Cenacolo Filiazioni – Si dice che l'incantamento dell'arte sia quello di mostrare l'esistenza delle cose, di rivelare un modo inedito di ciò che già c'è. Lo aveva scritto Denis Coutagne: "La novità di Cézanne non è penetrare in una terra sconosciuta e tornare ricco di impressioni inattese e nuove, ma addentrarsi sempre di […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":15762,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[45],"tags":[],"yoast_head":"\n
Milano, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi
Fino al 6 settembre 2008
Lunedì, martedì, mercoledì e domenica
dalle 14.30 alle 19.30;
giovedì, venerdì e sabato
dalle 14.30 alle 22.30<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"