{"id":15826,"date":"2008-09-02T03:51:10","date_gmt":"2008-09-02T03:51:10","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-09-05T03:37:45","modified_gmt":"2008-09-05T03:37:45","slug":"dialoghi-sul-filo-dell-acqua","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/dialoghi-sul-filo-dell-acqua\/","title":{"rendered":"Dialoghi sul filo dell\u2019acqua"},"content":{"rendered":"
Il destino delle giazére<\/strong> – "Resta comunque aperto un problema non secondario: a che cosa serviranno le ghiacciaie restaurate?". Questa la questio che Amerigo Ponzellini<\/strong> si poneva e proponeva nel suo "I cunsèrt – Un profilo storico delle ghiacciaie di Cazzago Brabbia"<\/strong> (Ed.Compositori, Bologna, 2003): saggio tra documento e monumento, verità della storia e storia della verità (con una fertile appendice su "La tradizione orale" <\/strong>di Luigi Stadera<\/strong>), occasionato dal recente recupero delle tre giazére lacustri probabilmente non anteriori alla fine del XIX secolo. Cui prodest, dunque? Allestimento cristallino <\/strong>– Nonostante un allestimento più rigidamente cristallino che acquaticamente amniotico, il filo del dialogo è certamente ed accertabilmente quello di un 'Noi' pedagogicamente risocializzato e abreato, dove, nello spazio transizionale e poietico del play-no game, "terapia" è soprattutto "trasformazione" prima che nosologica cura di una patologia: trasformazione volta non a vincere la morte (rimozione ulteriore dell'oltre) ma all'adattativo ricongiungimento ontologico del Vivere cronologico (discontinuo, diabolico, delle perdite e dei lutti ) all' Essere cairetico (simbolico continuum delle restituzioni). Il rituale dell'arte<\/strong> – Tornando alla domanda iniziale: cui prodest? Bhe, se un tempo il taglio e la raccolta del ghiaccio per le ghiacciaie, così come molte altre attività legate alla pesca, costituivano dei veri e propri rituali collettivi, fondamentali per la coesione del clan e al suo sostentamento materiale, oggi il vuoto lasciato in questi luoghi, in questi ambienti, potrà essere un cairetico "vuoto efficace", una risarcitiva plerosi, se ad occuparsene e ad occuparlo saranno delle "imprese collettive" temporanee come questa, e non la nichilistica kenosi, lo svuotamento, di mostre personali e\/o collettive celebrative di un egoistico, monista e tutt'altro che olista culto-gusto oscillante, fino alla schizofrenia, della personalità.<\/p>\n Dialoghi sul filo dell'acqua…<\/strong> Il destino delle giazére – "Resta comunque aperto un problema non secondario: a che cosa serviranno le ghiacciaie restaurate?". Questa la questio che Amerigo Ponzellini si poneva e proponeva nel suo "I cunsèrt – Un profilo storico delle ghiacciaie di Cazzago Brabbia" (Ed.Compositori, Bologna, 2003): saggio tra documento e monumento, verità della storia e storia […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":15827,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[64,15,48,52],"tags":[],"yoast_head":"\n
Tra art terapy-public art<\/strong> – Dopo un'interattiva ambientazione elettroacustica e site specific <\/em>dell'amico Pietro Pirelli<\/strong>, maestro di armonie bruitiste ed olistiche suggestioni paleorganologiche shaferiane e sachsiane, ecco i "Dialoghi sul filo dell'acqua… – memorie acquatiche in cristalline e solitarie trasformazioni"<\/strong>, a cura di Grazia Giani<\/strong> (maieuta steineriana) & C. (il "suo" clan): un'operazione tra art-terapy (socializzazione artistica) e public-art (arte sociale), con la pittura a fare da transfert tra la Grazia da Besozzo (pittrice essa stessa e socia d'una locale associazione artistica diretta dall'amico Marcello Morandini) ed un gruppo nutrito ed assortito di ben 27 C., quasi tutte al femminile, nelle tre ovoidali "camere del ghiaccio"; dove, nelle viscere di quella maggiormente conservata, un gestuale lavoro della Giani, à la Paul Jenkins, – egocentrico per dimensioni ma egoeccentrico per collocazione – campeggia su uno stuolo di carte cromatizzate (tra le quali alcune, senza saperlo, naiveggiano per "immagini potenziali" un pre-kandinskiano M.K.Ciurlionis…), deposte là dove un tempo si ricoprivano le lastre di ghiaccio con la pula del grano e le stuoie di cannucce palustri per coibentarle onde conservarle nel tempo insieme al pescato.<\/p>\n
Fiancheggiando la creatività<\/strong> – Ci limitiamo a queste considerazioni-ricezioni esenti da qualsiasi valutazione o, peggio, giudizio critico, facilitati dal fatto d'appartenere ai "fiancheggiatori" e\/o pedinatori della "creatività" (energia trasformatrice) altrui e non a quella "critica" che, anziché limitarsi al distinguo qualitativo tra opere ed operazioni originali (frutto di attento e chiaro "ripensamento") e scadenti (prodotte da un distratto e confuso "citazionismo passivo" dilagante e omologante), arrogandosi un ruolo da deus ex machina alieno e incompatibile con qualsiasi clima creativo, è spesso causa di molti complessi di persecuzione e di molta incomprensione-confusione narcisistica (cultura ridotta a culto della personalità, passiva quanto il suo pubblico).<\/p>\n
Ghiacciaie di Cazzago Brabbia, via Orrigoni
mostra e progetto a cura di Grazia Giani
allestimento Roberta Zaninelli
hanno collaborato: musiche Monica Rizzati, progetto grafico Beatrice Garzia
30 agosto – 7 settembre 2008
orari: sab. e dom. 10-12.30\/15-19.30<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"