{"id":15874,"date":"2008-09-04T10:20:22","date_gmt":"2008-09-04T10:20:22","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-09-05T03:56:32","modified_gmt":"2008-09-05T03:56:32","slug":"il-segno-chiave-di-accesso-alla-conoscenza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-segno-chiave-di-accesso-alla-conoscenza\/","title":{"rendered":"Il segno, chiave di accesso alla conoscenza"},"content":{"rendered":"
'Incisioni e vibrazioni'<\/strong> – Il titolo della mostra che si inaugurerà venerdì prossimo alla Mya_Lurgo_ Gallery di Lugano<\/strong>, sintetizza in due parole il senso delle ricerche artistiche che, pur diverse nei materiali e nei risultati, sono legate dallo stesso tema, il 'segno'<\/strong>. Opere grafiche, pittura, video arte ed installazioni sono esse stesse segni che intendono smuovere e commuovere l'osservatore, e fare dell'arte una vertigine sensibile, una vibrazione in grado di nutrire ciò che il cibo non soddisfa. <\/p>\n Logos = segno, non parola<\/strong> – E' Igor Zanti<\/strong> a spiegare, nel testo critico dell'esposizione, quel che gli artisti intendono per segno. Per farlo il critico ricorre al passo evangelico di San Giovanni in cui l'evangelista afferma: "in principio era il Logos", ma preferisce, a differenza dell'esegesi biblica ufficiale, tradurre il termine con segno anziché con parola: "Se si dovesse riportare questo incipit in una dimensione più storica, se il principio non fosse da intendersi come principio dell'universo, ma come principio della storia stessa e dell'essere umano che, […] della storia, è artefice, bisognerebbe modificare ulteriormente le parole di San Giovanni e scrivere: in principio era il segno". Il segno, cioè, che, posto al principio della evoluzione antropologica e culturale dell'uomo si fa mezzo religioso e di comunicazione, nonché chiave per intraprendere un viaggio verso la conoscenza. "Se si pensa al mito greco del vaso di Pandora o al peccato originale narrato nella Bibbia", evidenzia Zanti, "la conoscenza totale, del mistero del mondo è negata all'uomo e la riconciliazione tra essere umano e divinità è possibile nella mitologia o nella religione attraverso il sacrificio umano". Continua il critico: "Con l'affermarsi dello studio scientifico che usa il segno matematico, geometrico…come mezzo, la conoscenza della divinità, del sopra-naturale, del meta-scientifico, avviene, invece, attraverso un cosciente uso dei segni. E lo stesso fanno gli artisti che hanno compreso il valore iniziatico del segno e lo utilizzano producendo una lingua personale, capace di riprodurre una sorta di armonia divina.".<\/p>\n Le diverse declinazioni del segno<\/strong> – Gli artisti che partecipano alla collettiva declinano variamente il concetto 'segno'. Si parte dalla ricerca dell'incisore e grafico, Walter Valentini<\/strong>, caratterizzata dall'uso di un segno di matrice geometrica ed evocativa che riporta ad una dimensione posta tra fisica e metafisica, fra terreno e celeste, seguita dal lavoro dell'incisore Marco Mucha<\/strong> che sfrutta il valore simbolico ed iniziatico della 'X', per proporre una riflessione sulla negazione dell'esistere. Adalberto Borioli<\/strong>, musicista e pittore, fonde invece il suo linguaggio, fatto di segni primordiali variamente disposti nelle incisioni secondo un caos ragionato, con quello delle foto astratte del celebre fotografo italiano Mario de Biasi<\/strong>. Un tono panteistico si riscontra, poi, nelle immagini fotografiche del ticinese Franco Semini<\/strong> che raggiunge soluzioni di sapore neofigurativo. Marcatamente liriche sono infine le opere di Marco Nereo<\/strong> Rotelli <\/strong>e di Mya Lurgo<\/strong>. Il primo espone un estratto del "Bunker poetico" realizzato assieme a Harold Szeemann<\/strong> per la Biennale di Venezia del 2001, in cui il segno della scritta poetica, tipico di Rotelli, incide realmente e metaforicamente la superficie simbolica di una porta, creando un significato estetico e concettuale. La Lurgo è l'unica artista a negare la dimensione del divenire, intrinseca al concetto di segno, e a porre l'accento soprattutto sul limite del segno come elemento di comunicazione, credendo nell'inadeguatezza di qualsiasi linguaggio umano di esprimere concetti che rimandano al trascendente. Con la sua installazione l'artista analizza questo limite e lo approfondisce così tanto, da voler misurare fisicamente la vibrazione, il 'segno' che la sua opera lascia sullo spettatore, per capire se effettivamente quella piccola porzione di conoscenza sopra-naturale, o divina, da lei acquisita ed incisa, sia fruibile da altri e, dunque, verificare se e quanto il 'segno' sia chiave di accesso alla conoscenza meta-scientifica. Come misurerà l'intensità della vibrazione? Lo si può scoprire solo partecipando al vernissage di venerdì.<\/p>\n Mostra collettiva "Incisioni e vibrazioni" <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Opera di Mucha 'Incisioni e vibrazioni' – Il titolo della mostra che si inaugurerà venerdì prossimo alla Mya_Lurgo_ Gallery di Lugano, sintetizza in due parole il senso delle ricerche artistiche che, pur diverse nei materiali e nei risultati, sono legate dallo stesso tema, il 'segno'. 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Lugano, Mya_Lurgo_Gallery<\/strong>
Piazza Riforma, 9
Vernissage: 5 settembre 2008 ore 18:30
Durata: 6-28 settembre 2008
Orari: lun.-ven. 15-19
giov. 15-21
sa. 10-13
festivi o altri orari previo appuntamento
Info: www.myalurgo.com; tel. 0041 91 911.88.09<\/p>\n