{"id":15982,"date":"2008-09-16T08:51:09","date_gmt":"2008-09-16T08:51:09","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-09-19T04:39:30","modified_gmt":"2008-09-19T04:39:30","slug":"tavola-imbandita-diritti-negati-e-la-fame-baby","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/tavola-imbandita-diritti-negati-e-la-fame-baby\/","title":{"rendered":"Tavola imbandita, diritti negati. E’ la fame, baby"},"content":{"rendered":"
Il trans e il torrone<\/strong> – Ceci n'est pas une pipe<\/em>. L'arte è illusione, manipola, sempre. Franca Formenti<\/strong> ama manipolare. Difficile comprenderne la natura; ma il rischio, comunque vada, è di passare per quello che non ha capito, rimasto un passo indietro. L'invito alla sua performance Foodpower<\/strong>, ad esempio. L'interazione è il mestiere<\/strong> – "Ho voluto giocare con la mia immagine di artista che volentieri si presta a ragionare sulla sessualità", spiega Formenti. "Per chi mi conosce, scatta immediatamente questo tipo di pensiero, di associazione. Ho volutamente giocato pesante. La mia performance è cominciata lì, con l'invio di un messaggio decifrabile per chi l'ha decifrato ma sviante rispetto al senso del mio lavoro Foodpower". E' nell'attitudine di Franca Formenti non lasciare niente di intentato o di sospeso nel prevedere ogni singola reazione. La natura stessa del suo lavoro, oggi come ieri, è interagire con il pubblico. Interagire e, appunto, deviare, sviare, manipolare. <\/p>\n L'entusiasmo del gallerista<\/strong> – Presente nel mondo dell'arte da anni, come un hacker delle nuove tecnologie applicate ai significati estetici, l'artista ha scelto la Duet Art per il suo progetto, "politico in fin dei conti, sull'alimentazione". Non è tipa da galleria, Formenti. Non da scena statica, imbellettata ai muri. Non perché sia contro il mercato dell'arte, ma solo per questioni di dinamiche di relazioni con il visitatore. Ma ha scelto Varese, curiosa di sapere come sarebbe andata a finire e corteggiata dal titolare Antonio Cardillo, disposto a derogare dalla sua consueta politica espositiva, ed entusiasta alla fine dall'inconsueta presenza di pubblico che si è materializzato all'inaugurazione, richiamati dal messaggio della mostra: "Venite a digiuno". Agli altri le briciole<\/strong> – E mentre collaboratori di Franca, Massimiliano Mazzotta per i video e Monica Assari per le foto, documentavano l'intera situazione -video che saranno presto disponibili su internet all'indirizzo www.foodpower.it – gli ignari visitatori subivano inconsapevolmente le conseguenze della manipolazione. Chi entrava in relazione con quanti non avevano il timbro giusto per accedere alla tavola, se ne faceva carico, facendosi catena umana. Altri a bocca vuota, neanche le briciole del tavolo. "Non sono un ristoratrice – sottolinea ancora Franca – non è un progetto sulla qualità del cibo, ma sulla qualità della fruizione del cibo, sull'assenza del cibo, sulle distinzioni che questo può comportare". L'invito a Foodpower Il trans e il torrone – Ceci n'est pas une pipe. L'arte è illusione, manipola, sempre. Franca Formenti ama manipolare. Difficile comprenderne la natura; ma il rischio, comunque vada, è di passare per quello che non ha capito, rimasto un passo indietro. L'invito alla sua performance Foodpower, ad esempio. Un trans, che […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":15983,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[65,230,14,51],"tags":[],"yoast_head":"\n
Un trans, che infila un torrone, dalla confezione di color "verde leghista", specifica l'artista, nella bocca aperta di un ragazzo. Ogni elemento dell'immagine porta con sé, una potente ed irriverente carica erotica. Non solo l'immagine della sessualità ambigua del trans, ma lo stesso simbolo fallico del torrone, la provocazione politica legata alla sessualità esibita volentieri dall'estetica padana, e l'immagine del ragazzo, niente di meno che il figlio dell'artista stessa. Un'invito a cosa? <\/p>\n
L'ansia da privazione<\/strong> – E a digiuno è rimasto anche parte dello stesso pubblico. Ricapitolando: i visitatori, più di duecento, sono divenuti gli attori principale. Attirati e insieme allontanati, esclusi in base all'arbitrio e al caso, dal cuore stesso della scena, un raffinato buffet dolce e salato, predisposto per l'occasione. "Era il vero obiettivo del progetto. Volevo lavorare, in una dimensione elegante e piacevole, ma in modo concreto sulla fame. Sull'ansia della privazione. Riproducendo in piccolo un meccanismo terribile che è quello delle multinazionali. Che placano l'ansia dei popoli con il cibo, ma in una situazione in cui alcuni ne hanno diritto, altri invece ne sono esclusi".
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La questione è politica<\/strong> – Progetto teso, al di là della bonomia dell'insieme; e nello specifico caso, totalmente avulso da qualsiasi implicazione sessuale. "Il legame tra sessualità e cibo è vecchio come il mondo. Il cibo è tra le più antiche tecniche di seduzione, la sua preparazione, è a sua volta pura manipolazione, se vogliamo. Ma in questo caso non mi interessava questo sfumatura. Volevo al centro il cibo, ma preso dalla parte negativa, dalla parte della fame e della sua discriminazione. Per questo penso che il mio Foodpower, sia, davvero una performance politica". <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"