{"id":16265,"date":"2008-10-10T03:21:13","date_gmt":"2008-10-10T03:21:13","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-10-10T05:20:31","modified_gmt":"2008-10-10T05:20:31","slug":"la-donna-di-broggini-e-l-uomo-nella-sua-totalit","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-donna-di-broggini-e-l-uomo-nella-sua-totalit\/","title":{"rendered":"La donna di Broggini? E’ l’uomo, nella sua totalit\u00e0"},"content":{"rendered":"
Cos'ha rappresentato l'arte di Broggini nel panorama artistico milanese e più ampiamente italiano? Che rapporto ha avuto Broggini col territorio di Varese?<\/strong> Le tematiche maggiormente affrontate dall'artista nelle sue opere? Come vedeva Luigi Broggini le donne, così spesso da lui rappresentate?<\/strong> Quali sono le motivazioni che ti hanno portato a scegliere un determinato periodo dell'operato di Broggini per la mostra varesina organizzata dal Premio Chiara-Festival del Racconto? Quale è stato il rapporto di Broggini con un critico come Persico?<\/strong> Il rapporto Broggini-Corrente.<\/strong> Nella tua bibliografia si leggono nomi dei grandi protagonisti del '900 non solo italiano. Cosa ti colpisce o affascina nell'arte del secolo scorso?<\/strong> Sei impegnata in altri progetti in questo periodo? <\/strong> La mostra che più ti piacerebbe curare?<\/strong> Le donne di Luigi Broggini: la materia e l'ansia<\/strong> Elena Pontiggia Cos'ha rappresentato l'arte di Broggini nel panorama artistico milanese e più ampiamente italiano?"Allievo dello scultore Adolfo Wildt a Brera, ma in realtà autodidatta, Broggini è stato protagonista negli anni trenta, insieme con Fontana, Marini e Manzù, del rinnovamento espressionista della scultura italiana: cioè di quella corrente neo-romantica che si sostituisce al classicismo del […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":16266,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[230,17,51],"tags":[],"yoast_head":"\n
"<\/strong>Allievo dello scultore Adolfo Wildt a Brera, ma in realtà autodidatta, Broggini è stato protagonista negli anni trenta, insieme con Fontana, Marini e Manzù, del rinnovamento espressionista della scultura italiana: cioè di quella corrente neo-romantica che si sostituisce al classicismo del Novecento Italiano, dominante nel decennio precedente. La sua è una scultura che privilegia la ricerca della luce rispetto al volume, lo scavo e l'incisione rispetto alla tornitura della forma, la vibrazione della materia rispetto alla levigatezza purista delle superfici.
Il modello di questo orientamento era la scuola francese, da Degas a Rodin. Non a caso Edoardo Persico, il critico che è stato più vicino a Broggini ai suoi esordi (si conobbero nel 1930 a Milano), additava come esempio ai giovani che lo circondavano, tra cui appunto Broggini, l'arte francese, dall'impressionismo al post-impressionismo alla Scuola di Parigi". <\/p>\n
"I genitori di Broggini abitavano a Ligurno, vicino al confine svizzero e a Ligurno l'artista trascorrerà l'infanzia e parte della giovinezza, rimanendovi sempre affettivamente legato. "Piccolo paese verde candido e ignorante, quanto sei distante -scriverà egli stesso- Per le tue strade mi conduce un ricordo senza consolazione. Di te conosco ogni ombra remota. Potrei disegnare il muro e il cielo. Oggi mi trema il cuore ricordare l'umore della tua terra, l'amore delle tue ragazze". E ancora: "Al paese gli amici li avevo tra la gente dei campi, tra gli operai. Venuto a Milano ho fatto altri amici, ma nessuno ha contato nella mia vita quanto i primi". <\/p>\n
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"E' sui gesti della donna, in particolare, che Broggini si sofferma. La "Ragazza che si infila una calza", la "Donna che si allaccia la scarpa", la "Ragazza che si allaccia la fibbia" sono tutte figure colte nella quotidianità più anonima, che non solo suggeriscono un'immagine dimessa dell'umanità, ma rivelano anche una nuova misura di tempo: un tempo veloce, angusto, che si esprime nell'attimo". <\/p>\n
<\/strong>"Non si tratta di un periodo, ma di un tema, quello della donna (che poi è un'immagine dell'uomo, della persona umana nella sua complessità) che per Broggini è centrale e accompagna tutta la sua opera, dagli esordi agli ultimi esiti". <\/p>\n
"Agli inizi degli anni trenta Broggini conosce Edoardo Persico che frequenta assiduamente, sia nel proprio studio, sia al Caffè Mokador, al Donini, alle Tre Marie, e soprattutto al Bar Craja, punti di ritrovo degli artisti milanesi. Al Craja, esempio di architettura razionalista, allestito nel 1930 da Figini e Pollini, con sculture di Nizzoli e di Melotti, si incontravano tutti i giovani artisti milanesi, da Birolli a Fontana, da Sassu a Del Bon, oltre a critici e scrittori come Carlo Belli, Raffaello Giolli, Sinisgalli, Gatto, Carrieri. Broggini stesso ne rievocherà il clima nella plaquette E' riapparso l'impero sui colli fatali di Roma. Caffè Craja 1930-1940 (Scheiwiller, 1963). Con Persico, che lo stimola ad approfondire la conoscenza dell'arte moderna europea, stringe una profonda amicizia. Dirà l'artista stesso che Persico gli insegnava cose che non si trovano sui libri". <\/p>\n
"Critici e artisti di "Corrente" riconoscono un compagno di strada in Broggini, che però non si considererà mai un aderente al gruppo. Con gli artisti di "Corrente", comunque, Broggini espone in più occasioni, mentre la rivista si occupa spesso del suo lavoro". <\/p>\n
"Mi interessa il rapporto fra modernità e classicità, che è anche il titolo del mio prossimo libro, che uscirà a novembre da Bruno Mondadori. Mi interessa l'arte fra le due guerre perché ha mantenuto aperto un dialogo col passato, nella consapevolezza che, come diceva Picasso, 'in arte non c'è né presente né passato, ma tutto è contemporaneo'. Del resto, come diceva Baudeliare, 'La modernità è solo una metà dell'arte, l'altra è la sua eternità'". <\/p>\n
"Sto lavorando a un libro sul Doganiere Rousseau, artista incantato e incantevole, tutt'altro che 'ingenuo', nonostante sia stato definito 'naif'". <\/p>\n
"Mi piacerebbe curare una mostra proprio dal titolo: 'Modernità e classicità': una mostra che indagasse un concetto di modernità non angusto. Tradizione e innovazione sono componenti ugualmente insopprimibili della conoscenza, della ricerca espressiva e della vita stessa dell'uomo, e, se è un errore soffocare la seconda in nome della prima, lo è altrettanto dimenticare l'una in favore dell'altra. Sembra insegnarlo anche l'etimologia, secondo cui 'inventare' (da invenio) rimanda a 'rinvenire, ritrovare'. Sempre l'etimologia, peraltro, custodisce significati propulsivi della parola 'passato'. Derivato da passus, che a sua volta viene da pandere, 'dispiegare, annunciare', il termine suggerisce l'idea che il passato non sia tanto qualcosa che è finito, che appunto è passato e non esiste più, quanto qualcosa che si è rivelato compiutamente: una fonte di conoscenza".<\/p>\n
a cura di Elena Pontiggia
inaugurazione venerdì 10 ottobre 2008 ore 21.00
dal 10 ottobre al 8 novembre 2008
Galleria Ghiggini 1822
Via Albuzzi, 17 Varese
Tel. 0332-284025
orari: da martedì a sabato: 10-12.30\/16-19
Apertura tutte le domeniche della mostra 16-19<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"