{"id":16441,"date":"2008-10-28T08:18:26","date_gmt":"2008-10-28T08:18:26","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-10-31T06:33:48","modified_gmt":"2008-10-31T06:33:48","slug":"l-aria-di-primavera-nell-arte-di-giovanni-bellini","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/l-aria-di-primavera-nell-arte-di-giovanni-bellini\/","title":{"rendered":"L\u2019aria di primavera nell\u2019arte di Giovanni Bellini"},"content":{"rendered":"
Giovanni Carlo Federico Villa<\/strong> – Classe 1971, è docente di Storia dell'Arte Moderna presso l'Università di Bergamo, esperto di pittura del Rinascimento e specialista di tecnologie non invasive applicate ai Beni Culturali. Da circa un decennio è impegnato (insieme con Università di Milano e Scuola Normale Superiore di Pisa) nella realizzazione di un archivio di indagini riflettografiche della pittura italiana moderna. Dal 2005 è docente di Scienze applicate ai beni culturali presso l'Università Cattolica di Milano e nel 2006 è stato coordinatore scientifico della mostra 'Antonello da Messina' alle Scuderie del Quirinale.<\/p>\n Le Scuderie del Quirinale ospitano una delle più importanti esposizioni dell'anno, una mostra che contribuisce a riposizionare cronologicamente il grande Maestro veneziano. Quali sono le principali novità?<\/strong> Come si articola l'esposizione presso le Scuderie del Quirinale?<\/strong> Alla mostra si è affiancata una campagna di restauri. Quali risultati ha prodotto?<\/strong> Marco Boschini scrisse nel 1660: "Zambelin se puol dir la primavera\/Del Mondo tuto, in ato de Pitura:\/Perché da lù deriva ogni verdura,\/E senza lù l'arte un inverno giera". La carrellata di capolavori in mostra evidenzia come Bellini non fu solo il pittore di "dolci Madonne".<\/strong> La mostra è accompagnata da una ricca campagna di indagini scientifiche che hanno smentito l'affermazione del Vasari secondo cui i veneziani erano "sanza disegno".<\/strong> Anche il catalogo è in qualche modo 'storico'.<\/strong> Giovanni Bellini<\/strong> 'Presentazione di Gesù al Tempio', Fondazione Querini Stampalia Giovanni Carlo Federico Villa – Classe 1971, è docente di Storia dell'Arte Moderna presso l'Università di Bergamo, esperto di pittura del Rinascimento e specialista di tecnologie non invasive applicate ai Beni Culturali. Da circa un decennio è impegnato (insieme con Università di Milano e Scuola Normale Superiore […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":16442,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[230,45,64,15],"tags":[],"yoast_head":"\n
"Giovanni Bellini<\/strong>, noto a molti anche come il Giambellino<\/strong>, è l'artista che ha compiuto la prima unificazione linguistica 'nazionale', con un'arte capace di imporsi, per le generazioni seguenti, come punto di riferimento ineliminabile. È certo che affrontare le problematiche questioni di stile, tecnica e poetica riguardanti questo grande Maestro, significa ricostruire il puzzle di uno dei più alti momenti dell'arte italiana. Dalle nostre indagini (come quella condotta sul retro della predella Berchtesgaden<\/strong> tramite riflettografia), una notevole revisione emersa è quella che riguarda la data di nascita: Bellini non è nato intorno al 1425, e quindi più vecchio di Andrea Mantegna. Ultimo dei quattro fratelli, egli nacque, invece, intorno al 1438, da una relazione extraconiugale del padre Jacopo".<\/p>\n
Musei civici di Pesaro<\/span><\/div>\n
"L'esposizione punta, come una monografia, esclusivamente su Giovanni Bellini e restituisce il suo percorso d'arte a partire da opere come la Madonna col Bambino <\/strong>del Rijksmuseum<\/strong>, di marca ancora bizantina, al Noè ebbro<\/strong> di Besancon. È chiaro, già da questi capolavori, che ci troviamo di fronte ad un artista che non manca mai di sorprendere per l'incredibile capacità di rinnovamento. Il primo piano della mostra è introdotto da un'opera di svolta: nell'Incoronazione della Vergine, meglio nota come Pala di Pesaro<\/strong> (riunita in mostra alla sua cimasa), vengono proposti un'inquadratura di assoluta novità e un prodigioso naturalismo nel paesaggio come non se ne erano visti prima. Le opere raccolte nella seconda sala presentano i temi devozionali tanto cari al pittore – la Madonna con il Bambino, la Pietà, il Crocifisso – ed evidenziano l'importanza dell'esperienza trasmessa dal padre Jacopo e la collaborazione con il fratello Gentile".<\/p>\n
"In effetti in mostra è possibile ammirare opere fresche di restauro come la Madonna del Museo di Castelvecchio o il 'Compianto su Cristo morto' degli Uffizi. Riprendendo il discorso sull'appena citata Pala Pesaro, credo sia importante sottolineare l'autonomia di Bellini da Piero della Francesca<\/strong>. Siamo sempre più convinti, infatti, che Bellini abbia raggiunto autonomamente quell'alto grado di unità tra paesaggio e figure. Non occorre, dunque, per far quadrare 'i conti dei prestiti e degli influssi', immaginare che il Maestro veneziano abbia per forza conosciuto l'opera di Piero. Bellini arriva da solo all'invenzione della pala a campo unificato, alla rappresentazione moderna del paesaggio. Personalmente è stato uno spettacolo vedere il lavoro straordinario di carpenteria della Pala Pesaro, tenuta insieme da pochi cavicchi di legno. La grandezza del complesso ha costituito anche la sua salvezza: soltanto la cimasa con la Pietà fu requisita dai Francesi, portata a Parigi e poi restituita al Governo Pontificio tramite i negoziati del Canova".<\/p>\n
"Certamente Giovanni Bellini fu autore anche di intensi ritratti e di opere commissionate dalla Serenissima, come il Palione del doge Agostino Barbarigo. Ma nel curriculum dell'artista non mancano soggetti profani (come le Quattro Allegorie dell'Accademia di Venezia), e storici, come l'olio su tela con la raffigurazione delle Virtù di Publio Cornelio Scipione<\/strong>, risolto con una morbidezza chiaroscurale così diversa dal grafismo tutto archeologizzante del cognato Mantegna".<\/p>\n
Galleria Borghese di Rom<\/span><\/div>\n
"Giovanni Bellini disegnava, e come! E la sua rivoluzione artistica passa proprio attraverso la continua sperimentazione tecnica, così come ci testimoniano i disegni preparatori dei suoi capolavori, coperti dal velo di colore. L'indagine scientifica, consentita dalle moderne tecnologie, ci ha svelato un 'Bellini inedito', aiutando a sciogliere molti dubbi e a 'riordinare' il catalogo del caposcuola veneziano. Anche le indagini sui pigmenti (fluorescenza X caratteristica e spettrofotometria visibile e infrarossa) hanno fatto chiarezza su molti fronti. La ricerca che ha condotto a questa mostra dura da diversi anni e contribuisce a restituire a Giovanni Bellini il ruolo che gli spetta. Tra i grandi, infatti, nessuno è stato trascurato e dimenticato dalla letteratura encomiastica dell'800 come il Giambellino. Forse perché non ebbe una vita avventurosa: nacque, visse e morì nella laguna veneziana".<\/p>\n
"Il volume che accompagna la mostra raccoglie per la prima volta tutti i documenti disponibili del grande Maestro. Sono stati pubblicati, inoltre, documenti che non venivano presi in considerazione dallo scorso secolo. È in programma anche un convegno a novembre, presso il Palazzo delle Esposizioni, che presenterà i restauri per la mostra romana, le tecniche di diagnostica e gli esami condotti sulle opere".<\/p>\n
30 settembre 2008 – 11 gennaio 2009
Informazioni, prenotazioni, visite guidate
Tel. 06 39967500
Catalogo: Silvana Editoriale<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"