{"id":16727,"date":"2008-11-21T06:09:39","date_gmt":"2008-11-21T06:09:39","guid":{"rendered":""},"modified":"2008-11-21T07:13:02","modified_gmt":"2008-11-21T07:13:02","slug":"la-bottega-dei-campanigo-nuove-ipotesi-per-santa-maria-assunta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-bottega-dei-campanigo-nuove-ipotesi-per-santa-maria-assunta\/","title":{"rendered":"La bottega dei Campanigo, nuove ipotesi per Santa Maria Assunta"},"content":{"rendered":"
\"LaLa Madonna col Bambino<\/span><\/div>\n

Nella decorazione pittorica della chiesa – eseguita tra la metà del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento – prevalgono affreschi devozionali e di qualità piuttosto modesta. All'interno di questi affreschi non mancano però interventi di qualità più alta. <\/p>\n

L'analisi di alcuni di questi interventi permette di proporre alcune novità (solo in parte abbozzate in occasione di mie pubblicazioni precedenti come ad esempio il volume edito nel 1992 dalla Cariplo intitolato "Pittura tra Ticino e Olona<\/strong>") per la storia della pittura del Varesotto che si colloca tra la fine Quattrocento e primi del Cinquecento. Per molti anni infatti gran parte della produzione pittorica di quel periodo è stata attribuita alla bottega di Galdino da Varese <\/strong>(pittore noto ai più forse solo perché gli è intitolata una via in Varese). Galdino da Varese firma nel 1498 gli affreschi che ornano la cappella che – in S. Stefano a Bizzozero <\/strong>– incornicia l'affresco trecentesco della Madonna del Latte <\/strong>e firma (insieme ad un pittore che si sigla Iob. De Prioris<\/strong>) un polittico oggi conservato nella chiesa di S.Vittore<\/strong> a Cannobio, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore. Ricerche d'archivio condotte recentemente da altri studiosi hanno permesso di provare che Galdino apparteneva alla famiglia dei Campanigo da cui discende Giovan Martino Spanzotti, nipote di Galdino in quanto figlio di un Giovanni Ingegnere fratello del padre di Giovan Martino. Giovan Martino Spanzotti<\/strong> è "il genio di famiglia", un grandissimo pittore che emigrò in Piemonte ove si stabilì e lavorò a lungo realizzando a Ivrea il suo capolavoro, uno spettacolare ciclo di affreschi nella chiesa di S. Bernardino<\/strong>, facente parte di un convento francescano. <\/p>\n

\"L'internoL'interno prima dei restauri<\/span><\/div>\n

Ma che c'entrano gli affreschi di Binago con tutto ciò? Come dicevo i Campanigo erano una famiglia di pittori (il più noto dei quali era Galdino) e alla medesima famiglia appartiene anche Gerolamo (morto nel 1497), pittore noto dai documenti ma cui non era stato fino a questo momento possibile associare con certezza nessuna opera. Ebbene, sulla parete sinistra del presbiterio di S. Maria a Binago è parzialmente leggibile la data 1488 e il nome Jeronim<\/strong> che con ogni probabilità è quello del 'fantomatico' pittore Gerolamo<\/strong>. Sulla base di questa firma e delle caratteristiche degli affreschi della parete sinistra io attribuisco alla bottega di Gerolamo altri affreschi che si conservano nella chiesa di S.Stefano<\/strong> a Bizzozero e nella chiesa di S.Maria Annunciata<\/strong> a Brunello. Inoltre, come già rilevato in altre occasioni, noto che spesso in questa famiglia di pittori si utilizzava più volte e cioè per affreschi differenti, il medesimo "cartone" (probabilmente una sagoma di carta da ricalcare per riprodurre velocemente un modello) e propongo una serie di confronti tra immagini della Madonna col Bambino (presenti nel Varesotto) che derivano dallo stesso cartone. Infine suggerisco l'ipotesi che nella bottega del più vecchio Gerolamo collaborasse già Galdino che poi, alla morte del parente più vecchio ne rileverà la bottega. Si sa dai documenti che Gerolamo era figlio di Petrolus<\/strong> (pittore) fratello di Thomas<\/strong> (altro pittore) entrambi figli di Redulfus<\/strong> (pittore); quindi parrebbe che la consuetudine di tramandarsi la bottega fosse in voga nella famiglia dei Campanigo.<\/p>\n

Nel Seicento, infine, si realizzò una pala d'altare con la Madonna Assunta che finì col coprire gli affreschi della parete di fondo dell'abside (oggi questa pala d'altare è conservata nella chiesa parrocchiale). Dalla fine del Cinquecento le committenze dei binaghesi si concentrarono nella nuova chiesa parrocchiale di S.Giovanni Battista, in centro al paese. Il merito dello studio, reso possibile grazie alla recente campagna di restauri conclusa nel 2007, è quello di aver riportato l'attenzione su questo "scrigno" di affreschi poco noti.<\/p>\n

Ma quali sono gli affreschi più pregevoli o interessanti? La parete sinistra del presbiterio con la data 1488 e la firma del pittore Jeronimus<\/strong> ovvero Gerolamo<\/strong>; la crocefissione della parete di fondo del presbiterio sotto cui un tempo erano leggibili la data 1502 e la firma di Giovan (?) Pietro da Velate (data e firma oggi scomparse); il trittico dipinto all'inizio della parete sinistra con la Madonna col Bambino tra le Sante Lucia e Caterina d'Alessandria<\/strong>; questo trittico era incorniciato da una cappella in muratura (abbattuta successivamente) molto simile a quella che ancora oggi incornicia l'affresco della Madonna del Latte in S.Stefano a Bizzozero a Varese. A mio avviso questo trittico spetta alla bottega di Galdino da Varese. Era sicuramente un'immagine molto venerata tant'è vero che, anni dopo, un altro pittore di cultura più aggiornata, aggiunse sulla destra quattro figure di dame inginocchiate. In una di queste, elegantemente abbigliata, è da individuare probabilmente la committente del dipinto. Questo è la parte che è stata meglio valorizzata dal recente restauro.  <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

La Madonna col Bambino Nella decorazione pittorica della chiesa – eseguita tra la metà del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento – prevalgono affreschi devozionali e di qualità piuttosto modesta. All'interno di questi affreschi non mancano però interventi di qualità più alta. 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