{"id":17337,"date":"2009-02-04T05:19:18","date_gmt":"2009-02-04T05:19:18","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-02-06T04:58:50","modified_gmt":"2009-02-06T04:58:50","slug":"la-pietra-molera-dall-uso-massiccio-al-declino","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-pietra-molera-dall-uso-massiccio-al-declino\/","title":{"rendered":"La pietra molera: dall\u2019uso massiccio al declino"},"content":{"rendered":"<div class=\"news_image\" style=\"float: left\"><img decoding=\"async\" loading=\"lazy\" alt=\"Massimiliano Neressi\" height=\"214\" src=\"\/wp-content\/uploads\/2017\/07\/8702811b5ffacdcc398755aaede0d8ef.jpg\" width=\"160\" \/><span>Massimiliano Neressi<\/span><\/div>\n<p><strong>Dagli antichi fondali marini &#8211;<\/strong> &Egrave; una pietra antica 25 milioni di anni quella che decora i prospetti e gli interni di molti palazzi, chiese e cappelle delle province di Varese, Milano, Como e Lecco. Formatasi nei fondali marini ai tempi in cui la Pianura Padana era una grande distesa di acqua dal clima tropicale e le Alpi erano poco pi&ugrave; che colline in via di formazione, la pietra molera si distingue per la sua composizione argillosa e sabbiosa che la rende tagliente, ma anche fortemente sensibile agli agenti atmosferici.<\/p>\n<p><strong>Dall&#39;uso sporadico a quello consapevole &#8211; <\/strong>Definita &#39;molera&#39; per l&#39;uso che se ne fece in tempi recenti in ambito industriale per costruire le mole da macina e da affilamento, questa arenaria cominci&ograve; ad essere sfruttata nelle zone intorno a Malnate, luogo in cui vi &egrave; un&#39;alta concentrazione del materiale, dapprima in maniera sporadica, per esempio nel muro di cinta dell&#39;antica <strong>Castelseprio<\/strong> (VIII sec.), poi, nel XIV secolo, in maniera consapevole e massiccia, come testimoniano i monumenti architettonici ed artistici del borgo castiglionese. Spiegava infatti Naressi che &quot;gli architetti del<strong> cardinale Branda Castiglioni<\/strong> accortisi della presenza vicino a <strong>Castiglione Olona<\/strong> di una pietra simile a quella serena, tipica della Toscana da cui provenivano, e che erano abituati a lavorare, iniziarono ad utilizzarla nei monumenti che ancora oggi vediamo nel borgo, dal <strong>Palazzo Branda <\/strong>alla <strong>Chiesa di Villa<\/strong>, dal <strong>Palazzo <\/strong>dei familiari del cardinale alla <strong>Collegiata<\/strong>&quot;.<\/p>\n<p><strong>Tra Varese, Como e Milano &#8211;<\/strong> Quello di Castiglione fu per&ograve; solo l&#39;inizio di un uso, come materiale da costruzione e decorativo, che man mano si diffuse sempre di pi&ugrave;, tanto che la pietra molera si ritrova nella <strong>cappella di San Rocco<\/strong>, nella<strong> chiesa di San Matteo<\/strong> e in un&#39;edicola votiva di <strong>Malnate<\/strong>, ma anche nel castello di <strong>Azzate<\/strong> e in un simbolo araldico posto all&#39;ingresso di un antico palazzo al <strong>Sacro Monte di Varese<\/strong>. Ma le testimonianze proseguono fino a coinvolgere la zona del comasco e la stessa<strong> Milano<\/strong>, dove la molera fu utilizzata nel XVII secolo per edificare la scala dei <strong>Chiostri di San Simpliciano<\/strong> e nel 1812 per costruire la facciata di<strong> Palazzo Saporiti<\/strong>. E l&#39;elenco potrebbe continuare fino a giungere a ridosso del Novecento, quando questo materiale lapideo fu destinato all&#39;industria delle mole.<\/p>\n<div class=\"news_image\" style=\"float: right\"><img decoding=\"async\" loading=\"lazy\" alt=\"Il Palazzo Branda\" height=\"239\" src=\"\/wp-content\/uploads\/2017\/07\/7858269619a5089dcc80aff38dd7871f.jpg\" width=\"160\" \/><span>Il Palazzo Branda<\/span><\/div>\n<p><strong>Nell&#39;era industriale &#8211;<\/strong> Tra XIX e XX secolo la molera conobbe un ulteriore sfruttamento intensivo. Le cave malnatesi, come quella dietro il &quot;Sass della Stria&quot;, quella alla base del Monte Crignolo, quella dei &quot;Bagoderi&quot; e dei &quot;Vernacci&quot; divennero fonti di estrazione primaria per la produzione di mole all&#39;interno della ditta &quot;Ermoli&quot; di Malnate che diede lavoro a molte famiglie della zona. Il giro di affari fu tale che tra i molti artigiani che sapevano lavorare questa pietra, uno di loro, <strong>Ambrogio Colombo <\/strong>riusc&igrave; per la sua bravura a mostrare i suoi lavori all&#39;Esposizione Universale di Varese del 1901. Dal canto loro le stesse cave alla fine dell&#39;Ottocento erano importanti testimonianze dell&#39;uso massiccio di questa pietra, se la guida turistica della citt&agrave; di Varese scritta da <strong>Giulio Cesare Bizzozzero<\/strong> le citava tra le mete turistiche della zona.<\/p>\n<p><strong>Il declino e il degrado &#8211;<\/strong> Bisogna spingersi fino agli anni Trenta del Novecento per sentir parlare di declino dell&#39;uso della molera. La scoperta di materiali pi&ugrave; resistenti e di tecnologie innovative furono le cause del suo progressivo disuso. La molera, infatti, pur essendo facile da estrarre e da lavorare, ha un pesante difetto, quello di essere molto sensibile alle acque meteoriche che sciolgono i calcari presenti nella sua struttura molecare con il suo conseguente e assottigliamento. Un problema cui non sono stati immuni nemmeno le decorazioni esterne della Collegiata di Castiglione, tuttora in fase di restauro. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"<p>Massimiliano Neressi Dagli antichi fondali marini &#8211; &Egrave; una pietra antica 25 milioni di anni quella che decora i prospetti e gli interni di molti palazzi, chiese e cappelle delle province di Varese, Milano, Como e Lecco. 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