{"id":17433,"date":"2009-02-13T03:49:37","date_gmt":"2009-02-13T03:49:37","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-02-13T06:52:01","modified_gmt":"2009-02-13T06:52:01","slug":"meglio-indossare-un-opera-d-arte-o-appendere-una-cravatta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/meglio-indossare-un-opera-d-arte-o-appendere-una-cravatta\/","title":{"rendered":"Meglio indossare un\u2019opera d\u2019arte o appendere una cravatta?"},"content":{"rendered":"
Tra arte e moda<\/strong> – Anche il 2008, come ogni anno a partire dal 1990, ha visto il Ricamificio Zibetti Orsini <\/strong>stringere una nuova e intensa collaborazione con un artista contemporaneo. Da anni, infatti, la centenaria azienda gallaratese, famosa per i suoi ricami all'avanguardia, per le sperimentazioni di materiali, tessuti e filati, ha investito energie e creatività anche nell'arte, proponendo ad artisti italiani e stranieri collaborazioni volte alla realizzazione di un connubio insolito tra arte e moda. E così, nel corso di questi anni, l'azienda ha lavorato al fianco di artisti come Enrico Baj<\/strong>, Eugenio Carmi<\/strong>, Lucio Del Pezzo<\/strong>, Luciano Caruso<\/strong>, Lamberto Pignotti<\/strong>, Enrica Borghi<\/strong>, Giò Pomodoro<\/strong>, Luigi Veronesi<\/strong> e l'americano Daniel Rothbart<\/strong>, producendo, di volta in volta, arazzi, sciarpe, opere d'arte con inserti di tessuti e patchworks di vario genere, risultati dell'efficace dialogo tra arte e moda. La ricerca di Jean-Francois Bory Bory –<\/strong> nasce a Parigi nel 1938, dove tuttora vive e lavora. Considerato uno degli esponenti di maggior rilievo della poesia visiva francese, esordisce con una ricerca puramente scritturale per poi aprirsi alla sperimentazione verbo visuale e sonora. Negli anni Settanta si concentra sullo studio di calligrammi e ideogrammi giapponesi, che realizza su carta; successivamente realizza tavole servendosi di oggetti afferenti alla sfera della comunicazione di massa, resi obsoleti dal tempo e dalle evoluzioni della tecnologia. Tra questi, il libro è uno di soggetti che Bory preferisce e che spesso rappresenta tridimensionalmente, ricoprendolo con una patina d'oro. La doratura degli oggetti caratterizza anche la ricerca degli anni Ottanta: in questi anni l'artista ricopre d'oro macchine da scrivere d'epoca, in riferimento al mezzo di produzione del testo prima della realizzazione del libro. Su questi oggetti applica spesso piccoli soldatini, carri armati in miniatura, pistole, animali feroci, lettere e numeri, trasformandoli in veri e propri campi di battaglie perché, come afferma l'artista Sarenco: «Le pagine del libro inglobano il mondo e i suoi conflitti: carri armati e soldati, animali mostruosi e uccelli rapaci dominano la letteratura dal suo interno, divorando metafore e allegorie, anacoluti e cesure, iperbole e licenze poetiche». Nel frattempo, Bory collabora con esponenti della ricerca verbo-visuale (Eugenio Miccini, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Michele Perfetti, Sarenco, Herman Damen, Arias-Misson, Paul De Vree), fonda e dirige numerose riviste, tra cui "Approches" e "L'Humiditè", e continua un'intensa attività critica e letteraria, scrivendo un libro su Hausmann, due volumi su Nadar e un'opera sui disegni di Victor Hugo.<\/p>\n Il Ricamificio –<\/strong> La storia del Ricamificio Zibetti Orsini ha inizio più di cento anni fa e, precisamente, nel 1905, quando l'allora giovanissimo Angelo Zibetti <\/strong>apre una piccola azienda di pizzi e ricami, inizialmente rivolti al settore della moda per bambini e dei paesi arabi. Con gli anni, a dirigere l'azienda, si susseguono prima i figli, poi i nipoti di Zibetti e con le generazioni, cambiano anche i gusti e le esigenze: la produzione si indirizza lentamente ai grandi nomi della moda ‘Made in Italy', la ricerca si fa sempre più avanzata, raggiungendo risultati e sperimentazioni all'avanguardia. Attualmente l'azienda è gestita dal nipote di Angelo Zibetti, Giovanni Orsini<\/strong>, imprenditore fermamente convinto che una delle più valide armi per resistere ai momenti di crisi sia quella della creatività, unico strumento in grado di portare a risultati orginali e inestimabili; a contatto con l'energia proveniente da ambiti creativi differenti, come quello dell'arte appunto, quest'arma può solo trarre beneficio, alimentandosi di stimoli e spunti sempre rinnovati e al passo coi tempi.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Tra arte e moda – Anche il 2008, come ogni anno a partire dal 1990, ha visto il Ricamificio Zibetti Orsini stringere una nuova e intensa collaborazione con un artista contemporaneo. Da anni, infatti, la centenaria azienda gallaratese, famosa per i suoi ricami all'avanguardia, per le sperimentazioni di materiali, tessuti e filati, ha investito energie […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":17434,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[38],"tags":[],"yoast_head":"\n
Vestire un'opera o appendere una cravatta? – <\/strong>Quest'anno è toccato al poeta visivo francese Jean François Bory <\/strong>cimentarsi in questa curiosa iniziativa: il risultato del nuovo sodalizio tra arte del ricamo e arte contemporanea è stata la produzione di cravatte all'ultimissima moda, sottili e a tinta unita, che testimoniano, contemporaneamente, la raffinatezza dei ricami dell'azienda gallaratese e l'approfondita ricerca sulla parola effettuata da Jean François Bory. Il poeta visivo, infatti, ha disegnato, per questo progetto, dei motivi cuneiformi che evocano un'antica scrittura babilonese, segni che le donne dell'azienda hanno ricamato sui tessuti destinati alle cravatte. Una scelta, quella effettuata da Bory, che si inserisce coerentemente all'interno del suo studio approfondito su parola, segno e calligramma. Le cravatte prodotte destano però un dubbio: meglio appenderle al muro, come fossero delle installazioni d'arte, oppure utilizzarle come dei normalissimi capi d'abbigliamento, vantandosi, per un attimo di indossare un'opera d'arte?<\/p>\n