{"id":17483,"date":"2009-02-19T03:39:50","date_gmt":"2009-02-19T03:39:50","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-02-20T04:56:07","modified_gmt":"2009-02-20T04:56:07","slug":"il-bacio-italiano-terreno-sacrale-e-un-po-mel","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-bacio-italiano-terreno-sacrale-e-un-po-mel\/","title":{"rendered":"Il bacio italiano: terreno, sacrale e un po’ mel\u00f2"},"content":{"rendered":"
Attori e spettatori<\/strong> – Fenomenologia del bacio. Italiano, melodrammatico, con un quel tanto di pruderie e di inibizione che il brodo di cultura cattolica porta con sé. Una nutrita schiera di protagonisti: Romeo e Giulietta, Paolo e Francesca, Tristano e Isotta, Ginevra e Lancillotto, Goethe e Elena<\/strong>…ma anche Gassman<\/strong> e la Mangano<\/strong>, Mastroianni<\/strong> e la Ekberg<\/strong>, Accorsi<\/strong> e Martina Stella<\/strong>. E una sfilza di comprimari. Il bacio come chiave d'accesso ad un secolo o poco più di storia dell'arte recente. "Tra Romanticismo e Novecento"<\/strong>, recita il titolo della mostra inaugurata presso le Scuderie<\/strong> del Castello Visconteo di Pavia<\/strong>, per la cura di Susanna Zatti<\/strong> e Lorenza Tonani<\/strong> e il contributo mirato di Gianni Canova<\/strong> per il bacio nella cinematografia italiana. Una carrellata di baci storici, letterari e cinematografici, celeberrimi o meno. E spalmata su una manciata di decenni che del tema ne hanno trasformato peso e potenza simbolica. <\/p>\n La diplomazia del bacio<\/strong> – Tra tutti, un bacio soprattutto correva per l'Europa dell'Ottocento. Il "Bacio del volontario"<\/strong>, il bacio di Francesco Hayez<\/strong>, riprodotto in più versioni a cavallo anni Cinquanta e Sessanta del XIX secolo. Sintesi estrema e fulminante dell'abbandono sentimentale e erotico insito nella poetica romantica, robustamente rinverdito da evidenti richiami all'attualità politica italiana. Realizzata in prima versione dal maestro sul finire del 1859, l'opera, attualmente a Brera e a Pavia riproposta in copia, è l'apoteosi della voluttà. "Costui può far figli a <\/p>\n novant'anni", sembra abbia detto il critico d'arte Giuseppe Rovani<\/strong>, alludendo ad Hayez e alla a dir poco esplicita carica erotica emanata dalla tela. Pochi anni dopo, mutate le condizioni politiche, fatta l'unità d'Italia,ecco la nuova versione, a Pavia in originale – e di recente al centro di un colpo sul mercato delle aste – che riprende l'identica scena, ma con un nuovo marcato sottotesto: le cromie delle vesti del patriota e dell'amata sono un inno alla nazione. Inutile dirne la fortuna visiva, giunta fino a noi, come una vera e propria icona cui l'aggettivo nazional-popolare è perfettamente calzante<\/p>\n L'ampio catalogo<\/strong> – Intorno al bacio erotico-diplomatico, l'esposizione fa ruotare una casistica sufficientemente ampia: il bacio degli amanti sventurari, dedotti dalla letteratura; quello di Aminta<\/strong> e di Silvia<\/strong>, che un giovane Piccio<\/strong> degli anni trenta ritrasse ma a detta dei critici del tempo, senza "bastevole passione"; piuttosto che quello divisionista di Previati<\/strong>, o il bacio sventurato, già concluso nel dramma, di Paolo<\/strong> e Francesca<\/strong> dello stesso Previati di qualche anno precedente. Baci desiderati e agognati e non ottenuti, baci appassionati come quello degli Amanti<\/strong> di Manzù<\/strong>, o di Carlo Levi<\/strong>, entrambi con un salto temporale di circa un secolo; il bacio materno, notevole <\/p>\n quello di Troubetzkoy<\/strong>, pù patetici quelli di Adolfo Feragutti Visconti<\/strong> e di quello di Raffaele Borella<\/strong>. <\/p>\n Il rimosso <\/strong>– Nelle scuderie del Castello si alternano nomi altisonanti e figure di minor rilievo; opere da manuale della storia dell'arte accanto a declinazioni tardive e meno incisive del tema. Con una coda espositiva che tocca appunto alcuni emblematiche raffigurazioni del bacio, tradotto in epoca moderna. Il gelido contatto dei manichini di De Chirico<\/strong>, realizzato agli inizi degli anni Trenta e la conclusione nelle labbra avulse da ogni contesto di una Marilyn<\/strong> rotelliana. Ci pensa il contributo video di Canova, in un montaggio tra intervista e scene apicali di film, a restituire in chiave più contemporanea i significati plurimi del gesto, tra il rimosso della cultura italiana, dominata dal senso della commedia che spesso scivola nel grottesco; o dal melodrammatico che allude a colpa e rimorsi, mai pienamente appagante. Liberatoriamente appagante.