{"id":17900,"date":"2009-04-08T10:23:46","date_gmt":"2009-04-08T10:23:46","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-04-10T07:25:56","modified_gmt":"2009-04-10T07:25:56","slug":"la-forza-comunicativa-dell-arte-di-magdalena-abakanowicz","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-forza-comunicativa-dell-arte-di-magdalena-abakanowicz\/","title":{"rendered":"La forza comunicativa dell’arte di Magdalena Abakanowicz"},"content":{"rendered":"
La forza femminile –<\/strong> Una protagonista che non lascia indifferenti. Magdalena Abakanowicz<\/strong> entra con delicatezza di donna nell'ampio spazio della Fondazione Arnaldo Pomodoro, diretto da Angela Vettese<\/strong>, e riesce a non perdersi. Riempie con forza le pareti, i muri, i soffitti. Un grido d'amore e di dolore congiunto che si sprigiona dalle mani di una scultrice tra le più acclamate e contestate del '900. Polacca, classe 1930, la Abakanowicz ha un destino presegnato. Il regime prima, la fuga poi e la ribellione come fil rouge<\/em>. Una trilogia che non si chiude, non prevede ancora conclusione, ma muta e nel suo silenzio veste linguaggi nuovi e si dichiara ancora oggi con la stessa intensità. Sincera con se stessa e con il mondo, con una gran voglia di dare. Dallo studio di Varsavia dove vive ancora oggi – dopo l'obbligo di residenza per sopravvivere durante la Seconda Guerra Mondiale – crea le sue opere: altalene tra materiali morbidi, duttili, soffici e materiali duri, freddi, ruvidi. <\/p>\n Uno sguardo fiero – <\/strong>Un antieroe del '900 forse incapace di creare virtù con la propria arte, ma temerario nell'osare, con la chiara convinzione di avere all'interno del proprio Io delle risposte in potenza, da trasformare in atto. Schierata contro e a favore, disposta ad essere spostata dove altri volevano, senza mai tradire se stessa. Il suo è l'urlo di una donna apparentemente fragile, severa, ma quasi troppo docile nella timidezza, che trattiene dentro sé una grande potenza pronta sempre ad uscire, canalizzata nell'arte. Nella scultura. Un grido che echeggia tra i Bambini<\/em> presentati in Fondazione – 90 ceramiche senza volto, grigie come grigio è il mondo in cui l'uomo 'moderno' fa crescere gli infanti – dove bisogna passare in punta di piedi, dove la loro immensità è tradita da un innocenza difficile da praticare. Una continua ricerca che ha incontrato solo in anni recenti i materiali etichetatti come tradizionali dai critici d'arte esperti in scultura: materiali duri, come il bronzo, il legno ai quali alterna vari tipi di acciaio, alluminio, resine. Riconoscimento internazionale – <\/strong>A Milano si può assistere alla magia di una trasformazione nel momento in cui si compie. Le sue sculture incontrano lo spazio, due elementi si congiungono di nuovo in uno "la prospettiva di questo luogo mi ha suggerito dove e come collocare le mie opere e io ho solo seguito lo spazio", ha sottolineato l'artista il giorno dell'inaugurazione. Il guscio soffice di Embriology<\/em> – la complessa installazione proposta per la Biennale di Venezia del 1979 che ha creato nel padiglione polacco, un ambiente unico con ottocento pezzi -, una composizione di frammenti di stoffa, juta, carta cuciti dall'artista è riproposta anche a Milano in versione risotta (200 pezzi sono stati nel tempo dispersi). Una riflessione prepotente sulla sua vita trascinata in quelle trame che ha tenuto fra le mani con un rispetto raro da incrociare oggi. Cosciente di appartenere ad un mondo che non le appartiene totalmente al quale può ribellarsi, ma al quale non può fuggire. La contemporaneità delle opere di Magdalena Abakanowicz si proponeva trent'anni fa come oggi – anche in versione ridotta di numero le sue sculture non perdono la loro valenza fisica e d'impatto – restituendo un messaggio che è sempre attuale. La transizione da uno stadio all'altro della vita, sottolineato dal titolo dell'installazione non conclude il senso di queste opere che portano nella loro materia la mescolanza di ricordi e ragione. Matasse colorate –<\/strong> La logica dell'invasione dello spazio si ritrova nelle Abakanas <\/em>che pendono dall'alto in Fondazione. Nonostante il colore caldo dei fili intessuti restituiscono una sensazione di disagio dato dall'ambivalenza dalla non forma che trasmette insicurezza, addolcisce gli sguardi nelle sue curvature quando si seguono con lo sguardo, ma si trasforma in crudeltà quando si dimostrano in tutta la loro difficoltà di comprensione. Conosciuta nei grandi musei del mondo (alla Fondazione sono esposte numerose opere della Tate Modern) Magdalena Abakanowicz ricrea nello spazio del collega milanese la stessa dimensione dell'arte ambientale vera e propria praticata al di fuori di spazi istituzionalizzati. Come Katarsis<\/em>, la grande installazione scultorea, realizzata presso la Fattoria di Celle a Pistoia prima di una serie di sperimentazioni con i materiali duri iniziata nel 1985. Allora come oggi, nel 2009, la scultrice polacca coi suoi settantanove anni riconferma la sua immensa voglia di comunicare. <\/p>\n MAGDALENA ABAKANOWICZ L'artista e la direttrice Angela Vettese La forza femminile – Una protagonista che non lascia indifferenti. Magdalena Abakanowicz entra con delicatezza di donna nell'ampio spazio della Fondazione Arnaldo Pomodoro, diretto da Angela Vettese, e riesce a non perdersi. Riempie con forza le pareti, i muri, i soffitti. Un grido d'amore e di dolore congiunto che […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":17901,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[45,64,17],"tags":[],"yoast_head":"\n
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Space to experience<\/strong>
10 aprile – 26 giugno 2009
Fondazione Arnaldo Pomodoro
Via Andrea Solari 35
Milano
Orari: mercoledì-domenica ore 11-18 (ultimo ingresso ore 17); giovedì ore 11-22 (ultimo ingresso ore 21)
Biglietti: 8\/5 euro
tel. 02.89075394
www.fondazionearnaldopomodoro.it
Ufficio Stampa
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Tel. 02.433403 – 02.36571438 – fax 02.4813841
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