{"id":17906,"date":"2009-04-09T07:44:17","date_gmt":"2009-04-09T07:44:17","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-04-10T07:41:27","modified_gmt":"2009-04-10T07:41:27","slug":"104-anni-di-passioni-ed-emozioni","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/104-anni-di-passioni-ed-emozioni\/","title":{"rendered":"104 anni di passioni ed emozioni"},"content":{"rendered":"
Fermata Varese<\/strong> – 'Da questa città non me ne andrò mai più', parole che suonano come una promessa e nel contempo come un desiderio. Antonino Mazzoni<\/strong> ha fatto di Varese il suo palcoscenico, a volte stando dritto, davanti alla platea, altre dietro le quinte, ascoltando, osservando, scrutando l'accaduto. E' tornato, come a mantenere la promessa, a Salone Estense, proprio qualche giorno fa al centro della scena, da protagonista. E' tornato di fronte al suo pubblico, alla sua città, ai suoi amici, colleghi o semplici conoscenti. A presentarlo e sentirlo vicino in ogni istante dell'incontro, Ambrogina Zanzi<\/strong>, relatrice dell'incontro, Presidente dell'Associazione Amici del Sacro Monte<\/strong>. Un insieme di passioni, amori, desideri che hanno condotto a vivere con la massima intensità possibile, un'esistenza lunga più di cent'anni, senza mai sentirne il peso o porre limiti. Basti pensare che nel 2005 ha partecipato ad un convegno sui collegamenti ferroviari Italia – Svizzera; o ancora che il 10 gennaio 2008, Mazzoni ha scrive, a seguito di molte altre, una lettera al giornale La Prealpina; l'ingegnere muore il 20 gennaio dello stesso anno. <\/p>\n Il tempo nel tempo<\/strong> – Un amore non è sufficiente, per rimanere vivi, bisogna amare ogni istante, ogni cosa, ogni realtà. Parole non casuali se si considera solo i più noti interessi che hanno segnato l'esistenza di Mazzoni: ultimo esempio in ordine di tempo, che fa riemergere tali sentimenti riguarda proprio un palazzo nel cuore cittadino, tutt'oggi in fase di sistemazione, l'edificio di via Magenta, ex consorzio agricolo, che porta la firma dell'illustre professionista. Uno, questo, dei molteplici esempi che a Varese, rimandano l'attenzione sull'operato del progettista perugino, a fianco sin dal suo arrivo in città, all'architetto Vittorio Morpugno; due nomi inscindibili al nuovo volto che la città acquista negli anni Trenta. Dall'amaro secondo posto al progetto della ridefinizione di Piazza Porcari, l'attuale Piazza <\/p>\n Montegrappa, al successo in altri numerosi siti. Ma dalle vie, dalle arterie centrali, lo sguardo di Mazzoni era sempre rivolto verso l'alto, verso Santa Maria del Monte. E lì il suo occhio vigile, attento e polemico quando serve, si è fermato, regalando alla storia varesina contributi artistici e culturali di inestimabile valore. Nel ricordo di Mazzoni<\/strong> – Una pubblicazione de 'Il nostro Sacro Monte'<\/strong>, interamente dedicato alla poliedrica personalità 'varesina', che accanto all'incontro a Salone Estense ha dato voce a diversi ricordi: dalla sua presenza ed il suo sostegno alla mensa dei poveri di via Bernardino Luini, al suo fondamentale ruolo come fondatore nel 1955 del 'Varese Host'<\/strong>, la prima Associazione Lions in città, fino alle parole di Ferruccio Zuccaro, a favore dell'iniziativa di intitolare la piazza del tribunale ad Antonino Mazzoni. Note classiche si sono diffuse nella scenografica sala comunale, quando Paola Nicolosi e Andrea Della Misericordia hanno ricordato l'amore per la musica che ha sempre accompagnato la vita dell'ingegnere. 'Il ferro e lo spirito'<\/strong>, per ricordare una sua pubblicazione del 1999, sono le due parti che si uniscono e che hanno tenuto insieme e reggono ancora oggi, l'animo di Mazzoni, tra la passione per il costruire, la materia, la forma, la velocità e quello che può venire solo da dentro. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" 'Il nostro Sacro Monte' Fermata Varese – 'Da questa città non me ne andrò mai più', parole che suonano come una promessa e nel contempo come un desiderio. Antonino Mazzoni ha fatto di Varese il suo palcoscenico, a volte stando dritto, davanti alla platea, altre dietro le quinte, ascoltando, osservando, scrutando l'accaduto. E' tornato, come […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":17907,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[14,51],"tags":[],"yoast_head":"\n
<\/strong>Il suo Monte Sacro<\/strong> – Sono i dettagli a fare la differenza. Una lettura critica e attenta, un ipotetico ma sentito dialogo con il Bernascone, dettato dall'amore e dalla pura passione. Passo dopo passo, ogni singolo istante in cui la fatica fisica si accumula all'ammirazione e alla stesso impegno di chi ha progettato lo snodarsi del cammino, la particolarità e la precisione di ogni veduta, la complessità, pittorica e architettonica che si districa ad ogni stazione. Vivere il luogo, esserci dentro appieno è quello che ha provato Antonino Mazzoni, soprattutto a Santa Maria del Monte. Studia, ammira e riproduce con i suoi personalissimi frottages<\/em>, i custodi di tanta sacralità e bellezza artistica dell'intera via Sacra. Le inferriate, le decorazioni che ornano, racchiudono e fanno molto di più, intorno alle Cappelle della salita al monte. "Non crederete mai che paesino abbiamo visto, ancora intatto, con il suo piccolo corso a portici bassi, le case con i tetti ribassati e il Sacro Monte sullo sfondo", risuona tra i ricordi dell'ingegnere. Un amore a prima vista, ancor prima di scendere da quel treno, altra sua grande passione. <\/p>\n