{"id":17910,"date":"2009-04-09T08:42:57","date_gmt":"2009-04-09T08:42:57","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-04-10T09:11:38","modified_gmt":"2009-04-10T09:11:38","slug":"la-citt-come-opera-d-arte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/la-citt-come-opera-d-arte\/","title":{"rendered":"La citt\u00e0 come opera d\u2019arte"},"content":{"rendered":"<p><!--[if gte mso 9]><xml>     Normal   0   14         false   false   false                             MicrosoftInternetExplorer4   <\/xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml>     <\/xml><![endif]--><\/p>\n<style>  <\/style>\n<p><!--[if gte mso 10]> \n\n<style>  \/* Style Definitions *\/  table.MsoNormalTable \t{mso-style-name:\"Tabella normale\"; \tmso-tstyle-rowband-size:0; \tmso-tstyle-colband-size:0; \tmso-style-noshow:yes; \tmso-style-parent:\"\"; \tmso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; \tmso-para-margin:0cm; \tmso-para-margin-bottom:.0001pt; \tmso-pagination:widow-orphan; \tfont-size:10.0pt; \tfont-family:\"Times New Roman\"; \tmso-ansi-language:#0400; \tmso-fareast-language:#0400; \tmso-bidi-language:#0400;} <\/style>\n\n <![endif]--><\/p>\n<div class=\"news_image\" style=\"float: left\"><img decoding=\"async\" loading=\"lazy\" alt=\"Marco Romano\" height=\"200\" src=\"\/wp-content\/uploads\/2017\/07\/66cb9a3726406303d8e3fe3f0f6041ba.jpg\" width=\"160\" \/><span>Marco Romano<\/span><\/div>\n<p><strong>Le costanti della modernit&agrave; &#8211;<\/strong> Pensare alla citt&agrave; moderna contiene un riferimento implicito alla societ&agrave; moderna. Ma &egrave; davvero cos&igrave; moderna questa societ&agrave;? Con questo interrogativo apre la sua riflessione <strong>Marco Romano<\/strong>, uno dei massimi urbanisti italiani, architetto e professore di Estetica della citt&agrave; alla Facolt&agrave; di Architettura di Genova. La nostra societ&agrave;, infatti, appare fondata su schemi che si ripetono immutati da secoli, tra questi la forma delle citt&agrave; che su alcune costanti fonda la certezza del suo destino futuro.  &nbsp;<\/p>\n<p>  <strong>Volont&agrave; estetica &#8211; <\/strong>L&#39;approccio estetico che Romano suggerisce ci porta a considerare la citt&agrave; come opera d&#39;arte e l&#39;opera d&#39;arte, per essere tale, sottende un&#39;intenzione estetica da parte dell&#39;artista. Cos&igrave; nello stesso modo la citt&agrave; &egrave; il risultato di intenzioni estetiche espresse dalla collettivit&agrave;. Tali intenti, che non comprendono invece altri elementi determinati dalla comodit&agrave; (come la scelta di asfaltare le strade), si traducono in precisi modelli ricorrenti che connotano le citt&agrave; europee da secoli.<\/p>\n<p><strong>Strade e piazze &#8211;<\/strong> La facciata delle case &egrave; il primo elemento che riflette una volont&agrave; estetica ed &egrave; chiaro specchio della condizione sociale dei suoi abitanti. Altro fattore determinante va sotto la dicitura &quot;temi collettivi&quot;, che comprende quei punti di riferimento presenti in ogni citt&agrave; e che nascono dal volere stesso della cittadinanza, come il duomo o la chiesa, il municipio, la biblioteca, il teatro e i giardini pubblici. Altro elemento costante in una citt&agrave; &egrave; la piazza principale, sorta come luogo dell&#39;assemblea, oppure del mercato o della chiesa, e la strada principale. Si distinguono, inoltre, le strade monumentali, di notevole e distinguibile qualit&agrave; architettonica, e le strade per passeggiate, che comprendono boulevard e viali alberati, come elemento di raccordo tra le citt&agrave;. <\/p>\n<p><strong>Da dove nascono le periferie &#8211;<\/strong> Proprio la scomparsa di questi schemi di raccordo avrebbe dato origine al fenomeno delle periferie, emerso una cinquantina di anni fa. Si sono venuti cos&igrave; a creare quartieri slegati dai cosiddetti temi collettivi, una zona di limbo che non appartiene a nessuno. Negli ultimi decenni &egrave; venuta a mancare la consapevolezza di voler fondare la citt&agrave; sul criterio della continuit&agrave; estetica. Questo ha dato vita a disgregazioni dovute a una mancanza di conoscenza del disegno urbanistico e comporta tuttora una certa confusione di intervento. <\/p>\n<p><strong>Forma mentis ereditata &#8211;<\/strong> La citt&agrave; per garantirsi una vita lunga deve inevitabilmente mantenere vive le costanti che l&#39;hanno tenuta in piedi fino al giorno d&#39;oggi. La societ&agrave; moderna vive il suo presente, le sue funzioni, ma le forme mentali spesso restano radicate per secoli, se non millenni. Cos&igrave;, oggi come cent&#39;anni fa, vado in piazza mercato, festeggio in piazza duomo, faccio shopping nella strada principale. Attraverso questi punti fissi ereditati dal passato la citt&agrave; fisica pu&ograve; continuare ad essere letta come opera d&#39;arte destinata a durare ancora a lungo nei secoli.    <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"<p>Marco Romano Le costanti della modernit&agrave; &#8211; Pensare alla citt&agrave; moderna contiene un riferimento implicito alla societ&agrave; moderna. Ma &egrave; davvero cos&igrave; moderna questa societ&agrave;? Con questo interrogativo apre la sua riflessione Marco Romano, uno dei massimi urbanisti italiani, architetto e professore di Estetica della citt&agrave; alla Facolt&agrave; di Architettura di Genova. 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