{"id":18010,"date":"2009-04-22T16:57:17","date_gmt":"2009-04-22T16:57:17","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-04-24T10:32:13","modified_gmt":"2009-04-24T10:32:13","slug":"i-nuovi-contributi-e-le-ricerche-storico-artistiche","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/i-nuovi-contributi-e-le-ricerche-storico-artistiche\/","title":{"rendered":"I nuovi contributi e le ricerche storico-artistiche"},"content":{"rendered":"
<\/p>\n Per iscritto –<\/strong> Ad accompagnare la mostra dossier, un catalogo contenente una premessa di Pietro Petraroia<\/strong>, saggi a cura di Giuseppe Armocida, Serena Contini, Daniele Cassinelli <\/strong>e schede, tra gli altri, di Francesco Frangi, Sergio Rebora e Paolo Vanoli. Nelle schede, oltre al commento storico-artistico dei dipinti, vengono tratteggiate le biografie degli illustri benefattori ritratti. Abbiamo raggiunto Paolo Vanoli <\/strong>che ha gentilmente commentato per noi la tela raffigurante 'San Carlo distribuisce le elemosine agli appestati': "Il dipinto del Torriani si rivela molto interessante per molteplici motivi. L'iconografia, che ben si addice ad una confraternita attiva presso un luogo pio e di carità, richiama i celebri Quadroni di San Carlo del Duomo milanese. La tematica principale del dipinto in mostra a Masnago, si focalizza sulla quotidianità, con particolari tratti dalla realtà indagata con affettuosa attenzione. Torriani, dunque, si dimostra aggiornato su diversi fronti e capace di declinare in chiave moderna gli spunti captati nel panorama artistico a lui vicino. Alcuni confronti iconografici sono ravvisabili, ad esempio, nell'opera di Monsù Bernardo, artista nativo di Helsingor, che visse a lungo in Italia".<\/p>\n Questione di attribuzioni – Francesco Frangi<\/strong> ha sottolineato le caratteristiche formali del ritratto di Veratti, dipinto da Giuseppe Bonino<\/strong>: "Qualificato dall'abito sacerdotale, il protagonista del dipinto va riconosciuto in Carlo Giuseppe Veratti <\/strong>(identità rivelata dall'iscrizione leggibile nella zona in alto a sinistra della tela, apposta verosimilmente poco dopo la dipartita del personaggio), personalità di spicco all'interno della cultura assistenziale varesina tra Sette e Ottocento. Originario della castellanza di Biumo Inferiore, il Veratti venne nominato nel 1800 prevosto della basilica di S. Vittore. Morto nel 1838, lasciò tutti i suoi beni all'Ospedale dei poveri di Varese, disponendo che buona parte della sua eredità fosse destinata alla creazione di una Pia casa per gli emarginati della città. Così il lascito testamentario consentì la costruzione dell'Opera pia Veratti e rappresentò la fondamentale premessa alla fondazione della Casa di riposo Molina, tuttora esistente. Certamente successiva al 1797, anno in cui il Veratti vestì l'abito sacerdotale, la tela venne verosimilmente realizzata tra il 1799 e il 1801, quando Carlo Giuseppe aveva circa quarant'anni. A dare ragione dell'attribuzione al Bonino contribuiscono le qualità intrinseche dell'opera, la resa degli incarnati, la tessitura pittorica impreziosita da delicati cangiantismi, la leggerezza di tocco ravvisabile anche in altre opere del Bonino".<\/p>\n Come un romanzo – <\/strong>I ritratti di Luigia Della Concezione Sanvito <\/strong>e di Teresa Cassani Oggioni<\/strong> sono invece i due dipinti studiati da Sergio Rebora <\/strong>che così sintetizza per noi: "Della romanzesca biografia di Luigia Francesca Maria Della Concezione, basta ricordare che, nata da padre ignoto e da un'artista di strada il 17 giugno 1819 a Barcellona, fu trasferita in Italia a soli due anni. Venne assunta come cameriera presso Silvestro Sanvito che sposò nel 1863. Negli anni successivi la coppia soggiornò in prevalenza alla 'Quiete', dove Sanvito morì nel 1881, dopo aver nominato erede universale dei suoi beni la moglie. La vedova lasciò alla città di Varese un'ingente somma di denaro da ripartire tra le principali istituzioni assistenziali. Mai menzionato nella bibliografia dell'artista, il dipinto va ad incrementare la non particolarmente ricca sequenza di ritratti eseguiti da Bouvier nel corso della sua lunga carriera. Nel dipinto, l'artista indugia nella descrizione di un interno borghese arredato con generoso dispiego di stoffe drappeggiate e mobilio intagliato. Impossessandosi di tutto lo spazio, la vedova Sanvito, abbigliata a lutto, posa accanto al ritratto del defunto marito".<\/p>\n Sentori matissiani – Rebora<\/strong> precisa: "Ultimato forse nel 1930, il grande dipinto raffigurante Teresa Cassani Oggioni<\/strong>, documenta con particolare efficacia l'adesione alle poetiche di Novecento da parte di Giuseppe Montanari<\/strong>, esperienza culminata con la partecipazione dell'artista alle due rassegne del movimento patrocinato da Margherita Sarfatti nel 1926 e nel 1929. Nella costruzione della scena, Montanari sceglie di ambientare la benefattrice nel salotto di una dimora borghese, forse un'allusione alla villa di Induno Olona. La composizione è pervasa da una vena post impressionista di ascendenza matissiana, che si manifesta attraverso il ricorso alle accese cromie e al gusto per l'arabesco di alcuni particolari, come i motivi floreali della carta da parati e la trama del tappeto orientale". <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" 'S. Carlo distribuisce le elemosine agli appestati' Per iscritto – Ad accompagnare la mostra dossier, un catalogo contenente una premessa di Pietro Petraroia, saggi a cura di Giuseppe Armocida, Serena Contini, Daniele Cassinelli e schede, tra gli altri, di Francesco Frangi, Sergio Rebora e Paolo Vanoli. 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le elemosine agli appestati'<\/span><\/div>\n
'Ritratto di Teresa
Cassani in Oggioni', 1931<\/span><\/div>\n