{"id":18798,"date":"2009-07-23T12:41:55","date_gmt":"2009-07-23T12:41:55","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-07-24T09:48:53","modified_gmt":"2009-07-24T09:48:53","slug":"venezia-l-arte-per-fare-mondi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/venezia-l-arte-per-fare-mondi\/","title":{"rendered":"Venezia, l\u2019arte per \u201cFare Mondi\u201d"},"content":{"rendered":"
Poco rumore, tante riflessioni – <\/strong>"Un'opera d'arte è un concetto, e se presa seriamente, può essere vista come un modo di 'fare mondi'. E oggi più che mai, in un momento di crisi, non solo finanziaria, è fondamentale immaginare nuove possibilità, progetti, visioni": è con queste semplici e chiare parole che Daniel Birnbaum<\/strong>, direttore svedese della 53a Biennale di Venezia<\/strong>, spiega il senso, l'obiettivo e il valore profondamente attuale di un'esposizione dai toni pacati, una biennale che non si affida a grandi provocazioni, né crea rumorosi scandali. Nessun papa colpito da meteoriti, dunque, per questa nuova edizione della Biennale, ma una pluralità di dimensioni, forme e materiali per fornire molteplici visioni del mondo in cui viviamo. Giovani e meno giovani –<\/strong> Mondi variegati, quelli presenti in Biennale, frutto anche della differenza generazionale degli artisti: "mettere a confronto due generazioni" è infatti uno degli obiettivi che Birnbaum ha realizzato esponendo sia opere di "Grandi Vecchi" come Thomas Bayrle<\/strong>, Yona Friedman<\/strong>, Jan Häfström<\/strong>, Joan Jonas <\/strong>e artisti da Leone d'Oro alla Carriera come Yoko Ono<\/strong>, sia lavori di giovani come Lara Favaretto<\/strong>, Simone Berti<\/strong>, Roberto Cuoghi<\/strong>, Pietro Roccasalva<\/strong>, Alessandro Pessoli<\/strong>. "Fare Mondi" L'opera di Tomas Saraceno Poco rumore, tante riflessioni – "Un'opera d'arte è un concetto, e se presa seriamente, può essere vista come un modo di 'fare mondi'. E oggi più che mai, in un momento di crisi, non solo finanziaria, è fondamentale immaginare nuove possibilità, progetti, visioni": è con queste semplici e chiare parole che […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":18799,"comment_status":"closed","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[65,45],"tags":[],"yoast_head":"\n
Record storico<\/strong> – Per l'esattezza, sono più di 90 gli artisti che hanno interpretato il nostro mondo, per un totale di 77 nazioni<\/strong>: un record storico di partecipazioni divise tra Giardini, Arsenale e spazi espositivi disseminati in tutta la città. Quella del 2009 verrà forse ricordata come una Biennale all'insegna dell'eleganza formale: lo dimostrano l'installazione di fili ricoperti d'oro della brasiliana Lygia Pepe<\/strong> all'Arsenale e lo spettacolare spazio-ragnatela creato dall'artista argentino Tomas Saraceno<\/strong> nel Padiglione centrale dei Giardini. E forse si distinguerà per una spiccata critica all'eurocentrismo e allo sfruttamento: i paraurti di auto Fiat legate a corde fatte di capelli, opera dell'artista indiana Sheela Gowda<\/strong> e i materiali di costruzione di un villaggio africano (terra, paglia e cemento) disseminati per terra dal camerunense Pascale Marthine Tayou<\/strong>, sono solo alcune delle opere-denuncia presenti in Biennale.
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Da non perdere –<\/strong> Se la struttura dell'Arsenale permette di osservare e apprezzare con ordine tutte le installazioni presenti, ai Giardini non è semplice entrare e uscire da tutti i padiglioni senza farsi cogliere da un minimo di disorientamento. Per non perdersi d'animo, il consiglio è di iniziare dai padiglioni più apprezzati dalla critica, come quello olandese, con i video intimisti di Fiona Tae<\/strong>, quello spagnolo con le affascinanti opere di Miquel Barcelò<\/strong> ispirate all'Africa, il padiglione francese con la 'prigione' e le bandiere nere sventolanti di Claude Léveque<\/strong>, quello statunitense con la retrospettiva di Bruce Nauman <\/strong>e il padiglione dei paesi nordici, in cui arte e design si uniscono nell'opera alienante di Elmgreen & Dragset<\/strong>. A proposito di arte e design, immancabili anche il bar creato da Tobias Rehberger<\/strong>, lo spazio educational di Massimo Bartolini<\/strong> e il bookshop di Rirkrit Tiravanija<\/strong>.
Sembra quasi che, per un attimo, gli artisti che hanno partecipato alla 53a Biennale di Venezia, si siano seduti intorno al mondo, per riflettere, prima di creare: un po' come nell'installazione di Chen Zen<\/strong> all'ingresso dei Giardini, ognuno di loro, con la propria sedia, dal proprio punto di vista, ha interpretato il nostro cosmo o ne ha creati di nuovi, unici e immaginari; ognuno di loro, in ogni caso, ha provato ad aprire lo sguardo a nuove possibilità, cercando, anche nelle situazioni più critiche, un'opportunità, un'idea per "fare mondi".<\/p>\n
53a Biennale di Venezia<\/strong>
Fino al 22 novembre
Palazzo delle Esposizioni della Biennale
Giardini e dell'Arsenale
Venezia<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"