{"id":18864,"date":"2009-08-02T17:10:42","date_gmt":"2009-08-02T17:10:42","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-08-07T05:30:36","modified_gmt":"2009-08-07T05:30:36","slug":"il-restauro-bisogna-continuare-insieme","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/il-restauro-bisogna-continuare-insieme\/","title":{"rendered":"\u201cIl restauro? Bisogna continuare insieme\u201d"},"content":{"rendered":"
<\/p>\n Andare a caccia di documenti –<\/strong> "Paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo e che anche quando non ci sei resta ad aspettarti". Si è aperta con questa citazione di Cesare Pavese la presentazione di Silvano Colombo<\/strong>, nella serata dedicata all'Oratorio di San Carlo di Castello Cabiaglio. Una incontro dove, oltre alla spiegazione del restauro del prospetto ligneo d'altare, è stato presentato il volume di Diego Rossi: "Oratorio di San Carlo: la chiesa per il Paese"<\/strong>. Riunito all'interno del singolare edificio sacro – recentemente sottratto all'incuria e al crollo – un inaspettato ed altrettanto gradito, folto pubblico del "popolo" di Cabiaglio e di "forestieri". "Permettetemi di dirvi – ha principiato Colombo – che il nostro amico Diego Rossi è davvero un provocatore. Sì, un provocatore di documenti. Uno che fa venir fuori – questo l'etimo latino della parola pro-<\/em>vocare – e che fa parlare le antiche carte. Uno che, con autentica passione per la ricerca, va alla scoperta delle tracce del passato di questo antico e celebre centro abitato". Un centro divenuto famoso per la produzione delle ceramiche, oltreché per il bellissimo paesaggio.<\/p>\n Together, we can –<\/strong> Allestiti dentro l'Oratorio di San Carlo <\/p>\n – per le sole giornate di sabato e di domenica – antichi documenti, quattro tele del Settecento, reliquiari e manoscritti raccontano la storia del piccolo luogo di culto. Ancora una volta l'associazione di Castello Cabiaglio punta le sue carte migliori sull'edificio sacro che figura nel logo del sodalizio culturale. "Ho cercato – ha proseguito Diego Rossi – <\/strong>di presentare le mie ricerche come un racconto semplice ed accessibile a tutti. In poco meno di duecento pagine si narra delle origini di questo Oratorio del quale si ha cenno per la prima volta in un documento del 1635, anno della visita pastorale del Vescovo Lazzaro Carafino. Ho cercato di riportare tutti i documenti che ho rintracciati, a partire dal cospicuo lascito del panettiere cabiagliese Bernardino Ferino. In coda al testo, infine, si trova una relazione sullo stato attuale della costruzione – per la quale auspichiamo un nuovo intervento di restauro – e sui lavori recenti di sistemazione della copertura del tetto. Molto ancora resta da fare: il nemico numero uno si chiama umidità. Anche per voi, che questa sera siete presenti perché avete risposto al nostro invito, c'è la possibilità di "adottare" un'opera d'arte, contribuendo al suo restauro".<\/p>\n <\/p>\n Un patto generazionale –<\/strong> "Per restauro si intende l'intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all'integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali." Citando il testo dei Codice dei Beni Culturali, Diego Rossi <\/strong>ha introdotto la relazione della restauratrice varesina Rossella Bernasconi<\/strong>, già molto presente, con i suoi interventi professionali, in tutta la Provincia: "L'operazione di restauro ha interessato la monumentale cornice lignea ospitata all'interno dell'Oratorio. Una complessa "macchina d'altare", un vero capolavoro d'intaglio e di scultura del legno che accoglieva la tela del Genovesino<\/strong>, oggi conservata nella Parrocchiale di Sant'Appiano (l'immagine visibile oggi è una copia della tela). La cornice poggia su una base in muratura ed è ancorata alla parete con diversi travetti. Il restauro ci ha restituito grandi scoperte: le figure dei due angeli reggi-cartiglio sono modellate in terracotta e, a seguito di un'adeguata pulitura, ne è stata recuperata l'originale cromia prima nascosta da una veloce "mano" di colore marrone. Inoltre, per maggiore coerenza d'insieme e vista la mancanza delle ali di uno degli angeli, si è deciso, d'accordo con la Soprintendenza, di lasciare i due angioletti apteri. L'intervento di pulitura e consolidamento ha riportato alla luce tutti i preziosi intagli nel legno di noce". <\/p>\n Nuovi sentieri –<\/strong> Il Centro di Castello Cabiaglio ha lasciato fior fiore di artisti e di intagliatori, fra cui quel noto Giovanni da Cabiaglio<\/strong>, migrato nel capoluogo abruzzese e attivo nel Seicento come scultore per un altare in legno nella chiesa di San Michele. Ma quali sono i rapporti tra la Lombardia e l'Abruzzo nel XVII secolo? Quali i possibili confronti con le opere dei Sacri Monti sulla cintura prealpina? Così si aprono nuovi interrogativi storici e il libro di Rossi apre nuovi sentieri di ricerca per la storia dell'arte lombarda.
la presentazione<\/span><\/div>\n