{"id":19712,"date":"2009-11-02T12:04:01","date_gmt":"2009-11-02T12:04:01","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-11-06T13:46:44","modified_gmt":"2009-11-06T13:46:44","slug":"arte-dietro-le-sbarre","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/arte-dietro-le-sbarre\/","title":{"rendered":"Arte dietro le sbarre"},"content":{"rendered":"
<\/strong><\/p>\n Comunicare con l'esterno – <\/strong>Sono meno di cinquanta pagine, ma racchiudono il lavoro silenzioso di chi, da anni, si occupa di portare l'arte all'interno delle celle dei Miogni. I "detenuti in azione", come li definisce il sottotitolo della pubblicazione targata Abrigliasciolta, sono i detenuti del carcere varesino che, durante i laboratori d'arte, hanno prodotto poesie, fotografie e dipinti, ora in parte raccolti nel libro. aver assistito al recital di poesie Abrigliasciolta porta in giro per l'Italia ormai da tempo. Alcuni attori professionisti, infatti, recitano i versi composti dai detenuti e l'illustratore si è letteralmente innamorato del progetto ed ha voluto realizzare alcuni disegni ad hoc per il libro. <\/p>\n Come nasce il libro. Fare, osservare, raccontare –<\/strong> Il "fare" è l'azione del dipingere. Di questo modulo di rieducazione dei reclusi attraverso un primo approccio alla pittura si è occupato, in questi tre anni, Sandro Sardella. I detenuti hanno potuto approfondire le tecniche base del dipingere, ma soprattutto hanno dato libero sfogo alla fantasia, raccontando tramite i pennelli il loro bisogno di libertà.
La raccolta è impreziosita dai disegni di Ugo Pierri, che ha voluto in questo modo partecipare all'iniziativa dopo <\/p>\n
Scopo primo di "Banda a mano libera" è tenere aperto il canale di comunicazione tra i detenuti e l'esterno, visto che solitamente l'informazione nelle carceri circola solo in un senso, in entrata. Grazie al libro, invece, e grazie all'espressione artistica dei reclusi, ora la comunicazione riprende ad essere a doppio senso.<\/p>\n
L'"osservare", invece, si riferisce al modulo dedicato alla fotografia, che ha avuto come referenti Miriam Broggini, Marco Guariglia e Riccardo Ranza. Le difficoltà legate allo spazio ristretto ed "obbligato" di fotografare all'interno di un carcere non hanno fermato la creatività e la voglia di imparare dei carcerati.
Il "raccontare", infine, è tipico della poesia. Ombretta Diaferia, editrice del libro ma anche referente di questo laboratorio, ha usato gli strumenti e le regole di quest'arte per stimolare la comunicazione, l'espressione e la creatività di quelli che oggi sono diventati autori di un libro.
"Banda a mano armata" raccoglie e condensa le esperienze personali dei carcerati non come semplici testimonianze, ma come tentativo di essere parte "da dentro" del mondo dell'arte.