{"id":19774,"date":"2009-11-06T06:40:28","date_gmt":"2009-11-06T06:40:28","guid":{"rendered":""},"modified":"2009-11-06T12:13:38","modified_gmt":"2009-11-06T12:13:38","slug":"lo-sguardo-che-fa-arte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/lo-sguardo-che-fa-arte\/","title":{"rendered":"Lo sguardo che fa arte"},"content":{"rendered":"
L'invenzione arbitraria –<\/strong> "E' il disegno la base della pittura. Il disegno è il maestro dell'arte. Chi non sa disegnare non sa dipingere. Un quadro, senza disegno, non può definirsi tale." Parla così Vanadur<\/strong>, artista di origine armena, varesino di adozione. Per una vita intera ha trovato, proprio nel disegno, l'espressione dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri. Ha trasmesso al mondo, attraverso un pennello, il suo desiderio di vivere e di emozionare. La sua voglia di raccontare e raccontarsi. Vanadur non desidera fama e denaro. Dipinge, prima di tutto, per scoprire sé stesso. Lascia scorrere, sulla tela, le parole che serba dentro la parte più nascosta del suo Io ed esse, come magicamente, si trasformano in volti di donna – in paesaggi – in oggetti. Il colore arriva dopo: esso, secondo l'artista, è "un'invenzione arbitraria". Un quadro, se ben realizzato, non ha bisogno di colore. Questo serve solamente ad abbellirlo e ad attirare l'attenzione di chi lo osservi. Eppure, nelle opere dell'artista, il colore c'è. Si vede. Coinvolge. Emoziona. La pastosità delle tinte aiuta ad accentuare o ad addolcire i tratti del pennello. Le sfumature più o meno accentuate, aiutano a comprendere le sensazioni che l'autore sentiva il desiderio di trasmettere, realizzando quel dipinto.<\/p>\n <\/strong><\/p>\n <\/strong><\/p>\n Il colore dello sguardo –<\/strong> Una creatività che coinvolge, quella di Vanadur. A testimoniarlo le opere esposte al Palazzo Trivulzio<\/strong> di Melzo<\/strong>. "Il colore dello sguardo"<\/strong> il titolo della personale, visitabile fino a domenica 15<\/strong>. Proprio quello che l'artista definisce "un invenzione arbitraria", protagonista della mostra: tonalità calde e vivaci. Un miscelarsi di tinte diverse che, fuse con maestria, catturano lo sguardo e permettono di scoprire, ancor più attentamente, ogni singolo particolare della tela. Forme e colori, sguardi e profili. Una vita che si racconta, quella di Vanadur, attraverso i suoi quadri e che promette di non deludere chi voglia conoscerla.
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L'artista –<\/strong> Yervant der Mossighian, in arte Vanadur, nacque in Asia Minore nel secondo decennio del XX secolo, pochi anni prima della grande persecuzione del popolo armeno. La sua famiglia fu deportata ed egli raggiunse l'Italia, dove decise di iscriversi al Collegio Armeno di Venezia. Dopo essersi laureato in medicina, si trasferì in Lombardia, esattamente a Porto Ceresio. Qui esercitò, per anni, la sua professione. Si recò, poi, in Riviera ritornando, infine, nella città di Varese. Oggi novantasettenne, Vanadur non ha smesso di dipingere e, con estrema lucidità, afferma di non voler abbandonare questa sua grande passione che, nel corso della vita, ha rappresentato il suo amore più grande.