{"id":20208,"date":"2009-12-16T13:44:39","date_gmt":"2009-12-16T13:44:39","guid":{"rendered":""},"modified":"2012-02-14T06:22:45","modified_gmt":"2012-02-14T06:22:45","slug":"dalla-corsia-al-grattacielo-di-gio-ponti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/dalla-corsia-al-grattacielo-di-gio-ponti\/","title":{"rendered":"Dalla corsia al grattacielo di Gio Ponti"},"content":{"rendered":"
\"GirolamoGirolamo di Romano detto il Romanino,
Madonna col Bambino, 1540 .ca,
Brescia, Spedali Riuniti<\/span><\/div>\n

Una luce inconsueta –<\/strong> Chi, in una di queste sere di dicembre, si è ritrovato nei pressi della Stazione Centrale di Milano<\/strong>, ha assistito ad uno spettacolo inatteso: la facciata del Grattacielo Pirelli, il «Pirellone» per i locali, si è acceso di splendidi colori, quelli di una serie di dipinti che hanno dominato, con la loro maestosità, tutta l'area circostante. La stupefacente trovata, che estende all'urbanistica milanese una meritevole e preziosa occasione espositiva, non deve però far passare in secondo piano l'iniziativa stessa: nel grattacielo sono infatti esposte alcune delle opere storicamente più importanti delle collezioni degli ospedali lombardi. Una mostra che risponde alle più moderne e filologiche esigenze della «storia del collezionismo», ma che si propone innanzitutto di illustrare con i fatti l'importanza e la magnificenza di un soggetto – gli ospedali appunto – che il visitatore medio non si aspetterebbe di associare all'acquisizione, conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico. L'esposizione, curata da Mina Gregori <\/strong>e da un comitato scientifico squisitamente lombardo, costituito da Marco Bona Castellotti, Pietro Petraroia e Alessandro Rovetta<\/strong>, si articola in due sezioni: un'antologia di 22 dipinti di proprietà di diversi enti ospedalieri (alcune delle quali conservate presso musei), e un «artbox» nel quale sono presentati 'monograficamente' capolavori di nomi illustri quali Antonello da Messina, Tiziano, Hayez e Sironi.<\/p>\n

Contributo della nostra provincia –<\/strong> Il Varesotto ha contribuito in maniera sostanziosa <\/p>\n

\"Crocifisso,Crocifisso, ambito di D. Crespi,
azienda ospedaliera di Gallarate<\/span><\/div>\n

all'evento, a testimonianza di un ruolo centrale nella storia del collezionismo lombardo. Proveniente da Gallarate<\/strong>, e più precisamente dalla Cappella dell'Azienda Ospedaliera S. Antonio Abate, è un Crocifisso<\/em> seicentesco alla maniera del Crespi<\/strong> – che ricorda, per impostazione formale, tavolozza ed elementi fisiognomici, il San Sebastiano <\/em>di Brest – ma non esente da svariate influenze, anche fiamminghe, a testimoniare il lavoro di un artista «colto» e capace di assimilare i modelli (scheda a firma di Lisa Marcora). Di proprietà dell'Azienda Ospedaliera di Circolo – Fondazione Macchi di Varese<\/strong> è il dipinto di Francesco Innocenzo Torriani <\/strong>(1648-1700), in deposito presso il Civico Museo d'Arte Moderna e Contemporanea del Castello di Masnago, e raffigurante San Carlo che elargisce l'elemosina ai poveri<\/em>. Fresco di un realismo vivace e narrativo, pur senza eccessive cadute nell'aneddoto, il quadro era stato in precedenza attribuito ai Procaccini, a testimonianza di una koinè <\/em>lombarda ben documentata in mostra (scheda a firma di Clara Castaldo).<\/strong> All'Ospedale di Circolo di Busto Arsizio<\/strong>, infine, appartiene l'Autoritratto<\/em> di Biagio Bellotti <\/strong>(1714-1789), autentica istituzione locale nota sopratutto per le sue apprezzate decorazioni pittoriche. Si tratta di un autoritratto allo specchio, scelta quanto mai fiamminga e non frequente in Lombardia, ma che nondimeno dimostra l'attitudine – questa sì tipicamente lombarda – a un realismo di presa immediata, resistente nei confronti della tradizionale collocazione atemporale e 'astratta' del genere ritratto (scheda a firma di Alessandra Squizzato).<\/p>\n

\"GiovanniGiovanni Battista Moroni, Ritratto di
gentiluomo con veste rossa,
Ospedale di Bergamo
<\/span><\/div>\n

Equipe di studiosi –<\/strong> Il catalogo (Federico Motta Editore), oltre ai testi introduttivi dei curatori, presenta un validissimo apparato di schede tecniche, realizzate dagli studiosi che hanno in prima persona provveduto all'individuazione, attribuzione e catalogazione delle opere esposte. Di ciascun quadro sono delineati i passaggi di proprietà, la vicenda critica e attributiva e la particolare relazione con il relativo ente ospedaliero. Il tutto con un'attenta critica delle fonti e un intento scientifico raramente ravvisabili nella media delle pubblicazioni recenti dello stesso tipo. Ai quattro capolavori dell'"artbox" è dedicata una sezione a parte, con maggiore spazio e pertinenti confronti stilistici e filologici, presentati da alcuni tra i maggiori studiosi dei quattro artisti. Particolarmente utili risultano gli apparati, tra i quali spiccano le note storiche sugli enti ospedalieri: uno strumento che, oltre ad offrire una veduta trasversale rispetto alla schedatura opera per opera, consente di tirare le fila nella storia di questa particolare area del collezionismo lombardo, nonché, indirettamente, di cogliere aspetti inediti e per molti versi insospettabili nelle tante storie locali richiamate in vita dalla mostra.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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