{"id":20400,"date":"2010-01-12T11:48:51","date_gmt":"2010-01-12T11:48:51","guid":{"rendered":""},"modified":"2010-01-18T05:47:27","modified_gmt":"2010-01-18T05:47:27","slug":"lindner-e-la-condanna-di-essere-artista","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.artevarese.com\/lindner-e-la-condanna-di-essere-artista\/","title":{"rendered":"Lindner e la condanna di essere artista"},"content":{"rendered":"
"Essere artista non è una scelta, in realtà è una condanna" comincia in questo modo l'intervista a Pierre Lindner, poliedrico artista di origine tedesca, ma adottato da Besozzo da oltre 50 anni. Al suo attivo tante esposizioni, opere su carta, sculture, poesie e ricette gastronomiche: l'approccio curioso ed indagatorio verso il mondo ha arricchito il curriculum di Lindner di impensabili e interessanti "mondi paralleli". La 6 Tv propone questa settimana, nella puntata di info@cultura di domenica alle 20,45, un'interessante intervista monografica, che lunedì sarà visitabile anche sul nostro sito. <\/p>\n
<\/p>\n "Cosa significa essere condannato ad essere artista?"<\/strong> "Legno, vetro, ceramica, incisioni, ferro: nella sua arte la sperimentazione sui materiali è stata e continua ad essere una costante. Come mai?" <\/p>\n "Ma non si è fermato qui, perchè dopo 20 anni di sperimentazione sulle incisioni in bianco e nero, è arrivata anche l'illuminazione del colore." "Il passaggio al colore, la svolta, ha cambiato diverse prospettive: su tutte quella dei soggetti delle opere di Lindner" E questo è solo un assaggio…
"Non puoi fare a meno. Tutti vediamo le stesse cose nel mondo, ma non tutti hanno il coraggio di dire quello che vedono. Prima bisogna imparare a vedere, a sentire, ad ascoltare, poi si può esprimere"<\/p>\n
<\/strong>"La mia arte è stata sempre ricerca. Nuovi materiali ti aprono nuove possibilità, nuovi linguaggi per esprimerti meglio, o almeno diversamente. La tridimensione, per esempio, è stato un dramma, una scoperta mentale. Io ho fatto centinaia di disegni prima del '69 in due dimensioni, perchè non riuscivo a pensare a tre dimensioni. Per me era impossibile, era tutto piatto. Ad un certo punto, invece, tutto è cambiato e, scoprendo la terza dimensione, sono passato alle incisioni."<\/p>\n
<\/strong>"La vera rivoluzione non è stato il colorare, ma partire mentalmente già pensando a colori. Io ho fatto metalmente delle mostre nel sonno, ho visto mentre dormivo dei quadri che non ho mai fatto. Insomma, la scoperta è cerebrale, e comporta molto stress. Però quando si riesci a raggiungere il nuovo obiettivo c'è una gioia e una felicità immense. Diciamo che vieni ripagato della fatica e dello stress." <\/p>\n
<\/strong>"Il colore inganna, perchè la violenza presente nelle mie incisioni, nelle opere a colori è mostrata col colore che diventa psicologicamente piacevole l'osservatore, ma è solo apparenza. In realtà è ancora più forte, più tremendo. Perfortuna non è tutto leggibile dall'opera quello che penso e che faccio…" <\/p>\n